
Se fosse teatro si potrebbe descrivere così: quando si alza il sipario tutti i personaggi sulla scena sono immobili. Si capisce che sono parte di un unico gruppo e che i gesti bloccati o sospesi indicano che era in corso un dibattito. La disposizione dell’arredamento e dei personaggi fermi sulla scena mostrano che qualcuno è importante e qualcuno no, che qualcuno parla (stava parlando) e altri ascoltano. Il fatto che uno dei personaggi sia sul punto di varcare una soglia su cui è scritto “Puglia”, e un altro stia entrando in una stanza su cui è scritto “Lazio” ci fa capire che, prima del magico stop, era in corso un gioco o un rito, e che qualcuno stava eseguendo istruzioni o ordini impartiti da qualcun altro. La scena resta a lungo nella fissità descritta, sotto la luce dei riflettori. Così a lungo che si comincia ad avvertire imbarazzo fra gli spettatori. Ma nulla accade, benché ormai vi sia un diffuso senso d’impazienza.
All’improvviso salta in scena un personaggio che prima non c’era.
Subito il gruppo delle figure immobili si anima, ridiventa vivo e attivo, si sentono voci, esclamazioni, assensi, dissensi. Qualunque sia la trama che sta per svolgersi, lo spettacolo può ricominciare.
Ancora non sappiamo se ci stiamo confrontando con una scena alla Buñuel (ogni problema è interiore) o con una trovata da teatro d’avanguardia. Di certo è politicamente d’avanguardia, in questo incredibile retrò politico che è il dramma del Partito democratico, la protagonista che ha sbloccato la scena. Si chiama Emma Bonino e il suo fascino consiste nel decidere, netta e subito, là dove tutti si erano fermati. È bene notare che questa protagonista non decide per gli altri. In questa vicenda, in cui tutti siamo spettatori anche un po’ ammirati, Emma Bonino non ha potere. Ma si è presa la responsabilità di venire al centro della scena e di decidere per se stessa. E questo ha messo in movimento attori e comparse.
Un fatto è sicuro. C’è di nuovo vita in scena e anche gli spettatori delle ultime file capiscono che adesso tutti gli altri, che erano immobili e come storditi sul palcoscenico del Pd, dovranno decidere. Vogliono o non vogliono la persona che improvvisamente ha rotto l’immobilità della loro scena senza chiedere permessi né investiture ma prendendosi la responsabilità d’interrompere il maleficio della strana fiaba?
Un fatto è sicuro. C’è di nuovo vita in scena e anche gli spettatori delle ultime file capiscono che adesso tutti gli altri, che erano immobili e come storditi sul palcoscenico del Pd, dovranno decidere. Vogliono o non vogliono la persona che improvvisamente ha rotto l’immobilità della loro scena senza chiedere permessi né investiture ma prendendosi la responsabilità d’interrompere il maleficio della strana fiaba?
Lo sapremo nella prossima scena. Intanto ognuno di noi, spettatori votanti, fa la sua riflessione. La mia è che non voglio perdere il seguito.
Nessun commento:
Posta un commento