giovedì 7 gennaio 2010

Tremonti: «La sinistra non si trova più: abbiamo prosciugato l'antiberlusconismo»




Alla sinistra italiana resta solo la lotta ad personam e «se si preoccupa di rimettere in piedi una coalizione contro una persona fallirà ancora una volta». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in un'intervista al Messaggero spiega che «dal '94 il contrasto a Berlusconi si è incentrato su un doppio anti: anti-Berlusconi e anti-berlusconismo». Da un lato un'opposizione di tipo personale, «rivolta verso una figura politica moderna» e dall'altro un'opposizione ad un modello politico «che la sinistra rappresentava in termini sistematicamente negativi. Il punto politico fondamentale - dice Tremonti - è che nel pensiero politico prima di Forza Italia e poi del Pdl si è registrata una maturazione profonda derivata dalla analisi del mutamento della realta». Secondo Tremonti il governo Berlusconi ha fatto «una politica opposta alle aspettative caricaturali della sinistra. Avendo avuto la fortuna di aver previsto in anticipo la crisi, la priorità è andata alla conservazione dello Stato sociale». Tremonti fa un'analisi più allargata e sottolinea come in Europa «non trovi più la sinistra» e «dove è al governo, è in crisi» e conclude: «Se il futuro della sinistra italiana si concentra sull'assemblaggio di una coalizione per battere Berlusconi nel 2013 e non sulla costruzione di idee autonome alla dialettica contra personam è una via che porta ad una nuova, anzi, alla stessa sconfitta».

«Riforma fiscale, serve prudenza e consenso». «Una riforma fiscale è una cosa complessa e servono insieme alla determinazione politica e all'ottimismo sempre necessario anche una grande prudenza e un grande consenso»: lo dice il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti che, in un'intervista al Messaggero tocca anche il nodo della riforma fiscale, «per la quale non possiamo fare errori perché bisogna tener conto di vincoli come il debito pubblico e di passaggi delicati come l'arrivo del federalismo fiscale».
«Una riforma fiscale non è una manovra elettorale - dice il ministro - non è neppure una manovra finanziaria, è qualcosa di enormemente più complesso. E' una sfida che Silvio Berlusconi ha lanciato già nel '94. Il discorso che abbiamo fatto col premier è che noi abbiamo un sistema fiscale che è stato disegnato negli anni 60, messo in legge negli anni 70 e poi per 40 anni infinitamente rattoppato. E' diventato un labirinto. Abbiamo una infinita quantità di regimi fiscali che non corrispondono alla facoltà di comprensione della mente umana. Il fisco italiano riflette più la realtà dell'Italia. Con Berlusconi siamo convinti che non si può entrare nel nuovo secolo con gli strumenti di cinquant'anni fa». Tremonti non nasconde le difficoltà . «Tuttavia - aggiunge - abbiamo una serie di vincoli, a partire dal debito pubblico. Sappiamo che non possiamo fare errori, e dobbiamo tra l'altro combinare la riforma fiscale con il federalismo fiscale. E' un meccanismo ad alta complessità».

Bonaiuti: riforma sì, ma non taglio delle tasse. «Lo diciamo da anni. Sappiamo che il reddito fisso è il piu tassato. Però per fare questo occorrono i tempi giusti e i momenti giusti, ma non immaginate che la riforma sia il taglio»: lo ha detto Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, intervenendo a Rainews24, a proposito della riforma del fisco. «Il fisco attuale risale al 1971, a una legge delega del 1971 - aggiunge Bonaiuti - E' un fisco elaborato alla fine degli anni 60 e teneva conto del mercato comune europeo e non dell'Unione europea, quando c'erano le grandi aziende come la Fiat o la Olivetti che sostenevano città come Torino o Ivrea e non c'erano i sei-sette milioni di piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto italiano; quando non c'erano i cellulari o Internet. E' chiaro che bisogna arrivare a una riforma, ma non si può immaginare che si faccia in un momento. La notizia è che intendiamo riformare il fisco - dice Bonaiuti riferendosi alla telefonata fatta ieri da Berlusconi agli europarlamentari del Pdl - Esce un'agenzia che parla di taglio delle tasse, la correggiamo e inizia il solito balletto. Una delle tante riforme è quella fiscale. Per fare le riforme ci rivolgiamo, in un clima costruttivo di dialogo, alla sinistra riformista. Ieri, ho detto che se c'è, Bersani batta un colpo. Ancora una risposta non la abbiamo avuta. Sulle riforme abbiamo lanciato un invito al dialogo, ma finora non c'è stata risposta».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ci sono due cose che non fanno difetto agli uomini del PdL: faccia tosta e supponenza!