Domanda. Quante armate mobiliterà (o sta mobilitando) il Papa, per contrastare la candidatura di Emma Bonino alla guida della regione Lazio? Se si può parafrasare una celebre battuta di Stalin (che si chiedeva con una sarcastica sottovalutazione, di quante armate disponesse il Pontefice), la risposta sarebbe più d’una. Infatti, su Emma, si sta abbattendo in queste ore un fuoco concentrico di sapore vagamente papalino: dichiarazioni di politici, fondi di giornali, veti. Eppure, negli stessi giorni si assiste a uno strano paradosso. Mentre si moltiplicano le prese di posizione di molti politici (soprattutto di area cattolico-progressista) contro l’ex ministro, mentre si dispiegano i pronunciamenti delle testate di area cattolica contro di lei, la candidata radicale del centrosinistra appare molto ben posizionata nei sondaggi: in alcuni è solo un punto al di sotto della sua avversaria, Renata Polverini. In quello di Luigi Crespi (pubblicato su Il Clandestino) addirittura in parità. E questo senza nemmeno aver iniziato la sua campagna elettorale. Un risultato su cui nessuno avrebbe scommesso, nella regione che ospita lo Stato pontificio, men che meno nel Pd, tanto titubante sulla sua candidatura, fino alla presa di posizione dell’esploratore Nicola Zingaretti.
Radicale cattolica. Lei, Emma, era preparata fin dal primo giorno: “Mi chiedete se ho dei problemi con i cattolici? Con i preti e con le suore proprio nessuno. Ci siamo spesso incontrati nei luoghi dove soffrono gli ultimi. Con le gerarchie cattoliche sì, ne ho avuti tanti. E non da ora”. E ancora: “Io non credo. Però mia madre è cattolica, vengo da quella cultura”.
Avvenire e Marini. Intanto Avvenire, il quotidiano dei vescovi, è tornato a sparare sulla sua candidatura. Ieri, un editoriale di Francesco D’Agostino, polemizzava con Franco Marini che aveva invitato i cattolici del Pd a sostenere la Bonino e a superare le divisioni fra “Guelfi e Ghibellini”. A individuare nelle battaglie della Bonino “un elemento che fa parte del retroterra dello stesso mondo cattolico: accettare la centralità della persona” . Il quotidiano dei vescovi invece non ha apprezzato affatto la sua posizione, e ha attaccato in punta di dottrina l’ex presidente del Senato: “I diritti per i quali si battono i Radicali non sono i diritti della persona, ma dell’individuo”. Spiega Avvenire: “La differenza fra queste due categorie è molto netta. Parlare di persone significa parlare di relazionalità, solidarietà, dignità, ricerca di un bene comune ed oggettivo, consapevolezza di una comune appartenenza alla famiglia umana”. Mentre invece, quello dei Radicali, secondo Avvenire: “E’ l’orizzonte del primato della soggettività, che relativizza l’oggettività del bene e assolutizza come insindacabili le preferenze dei singoli”. La chiusa dell’editoriale è prevedibile: “Questioni come la legalizzazione degli stupefacenti, la difesa del matrimonio e della famiglia, la tutela della vita (della vita prenatale, della vita in provetta, dei malati) marcano l’inconciliabilità tra il mondo radicale e il modo personalistico di pensare i diritti”.
Il coro dei politici.
Un attacco che forse apparirebbe scontato, se non si inserisse in un piccolo coro. Scegliere la Bonino sarebbe un suicidio politico! – ha tuonato l’ex Popolare del Pd, Renzo Lusetti – il suo nome fa fuggire l’elettorato cattolico”. “Se la Bonino vince me ne vado dal Pd”, ha aggiunto Paola Binetti, la teodem di via del Nazareno. E persino un ex Dc con un pedigree liberal e non confessionale come Enzo Carra ha fatto sentire la sua voce con un complimento a doppio taglio: “Sono un grande ammiratore di Emma Bonino. E’ molto brava, molto preparata. Ma devo anche dire che per perdere la sua candidatura va benissimo”.
I radicali tranquilli. E a via di Torre Argentina? Sembrano preparati a reggere l’urto. Massimo Bordin, la voce di RadioRadicale che in questi giorni compulsa ogni riga sul tema nella sua rassegna, è addirittura ironico: “Verrebbe da farsi questa domanda. Ma quanto conta questo benedetto elettorato cattolico, se poi Emma viene indicata testa a testa con la cattolicissima Polverini prima ancora di aprire ufficialmente la sua campagna?”. Maria Pia Garavaglia chiede alla candidata “di valorizzare i temi cattolici”, Silvia Costa – grande raccoglitrice di voti nel Lazio – si è astenuta sul nome dell’ex ministro, nel voto decisivo in direzione regionale. Anche Marco Di Stefano, uomo di riferimento di Enrico Letta le ha fatto la guerra, Francesco Storace tuona: “C’è un baratto fra emendamenti pro-eutanasia e candidatura nel Lazio”. Eppure, malgrado tutto, la nave di Emma va.
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