Per ora la soluzione Frigo è stata accantonata. Berlusconi ha deciso di soprassedere e non portare in Consiglio dei ministri il decreto legge blocca-processi. Mentre lo stesso ministro della Giustizia Algelino Alfano, al termine della riunione, ha dichiarato: “Vogliamo dire la verità su questo aspetto è cioé che ogni cittadino, in base a quanto prevede la sentenza della Corte Costituzionale, che ha diritto ad un abbreviazione dei tempi del processo, può rivolgersi al giudice senza che ci sia un intervento legislativo”.
La questione, nel dettaglio, riguarda la norma che sospende i processi per tre mesi recependo la sentenza 333 della Consulta, del 14 dicembre, in cui si riconosce l'obbligo di riaprire i termini, qualora di fronte a una nuova contestazione del pm a dibattimento aperto, l'imputato non abbia avuto la possibilità di scegliere il rito abbreviato.
La Corte costituzionale aveva dichiarato l'illegittimità dell'articolo 57 del codice di procedura penale che non prevedeva la facoltà dell'imputato di richiedere al giudice il giudizio abbreviato relativamente a un reato contestato in dibattimento ma quando la nuova contestazione concerne un fatto che già risulta dagli atti di indagine.
Facciamo un passo indietro per ricostruire l'antefatto relativo ad una vicenda di abuso edilizio a Pinerolo da parte di due operai-imprenditori ai quali nell'istruttoria era stato contestato - in corso d'opera - anche un reato paesaggistico. Gli avvocati avevano sostenuto la tesi che i due imprenditori per il reato paesaggistico connesso avrebbero preferito il giudizio abbreviato; così in caso di condanna, la pena sarebbe stata ridotta di un terzo”.
Ma questa sentenza di fatto però è passata sotto silenzio nella settimana in cui i 15 giudici della Corte Costituzionale (7 ottobre) dichiaravano l'incostituzionalità del lodo Alfano.
Non è però passata inosservata per l'avvocato Giuseppe Frigo il penalista e relatore della sentenza 333. Insomma Giuseppe Frigo sembra davvero essere l'uomo-chiave per una soluzione anche per bloccare i procedimenti penali in cui è coinvolto Silvio Berlusconi.
Ma chi è Giuseppe Frigo? Giuseppe Frigo il cui nome per la Corte costituzionale era emerso dopo “l'impedimento” alla nomina di Gaetano Pecorella. Bresciano classe 1935 ha difeso il finanziere bresciano Guglielmo (Chicco) Gnutti nel processo per la scalata ad Antonveneta ma è stato anche legale di parte civile nel processo per il sequestro dell'imprenditore Giuseppe Soffiantini, Ha rappresentato Adriano Sofri nel procedimento che fu fatto in Cassazione per chiedere la revisione del processo per l'omicidio del commissario Calabresi. Penalista di lungo corso ha contribuito alla stesura del Codice di procedura penale. Ai tempi in cui in dicastero della Giustizia era guidato da Mino Martinazzoli, eminenza grigia, altro noto bresciano di cui lo stesso Frigo è sempre stato molto amico.
Giuseppe Frigo è stato anche l'avvocato difensore di Cesare Previti: nei procedimenti per calunnia ai danni dei pm milanesi Ilda Bocassini e Gherardo Colombo. È stato presidente dell'unione Camere penali. Ha sempre teorizzato la separazione delle carriere fra magistratura giudicante e magistratura inquirente. Nella sua carriera ha indossato solo per un giorno i panni di pubblico ministero e in un'occasione particolare: in un processo storico che vedeva come imputato Napoleone.
A. B.
Facciamo un passo indietro per ricostruire l'antefatto relativo ad una vicenda di abuso edilizio a Pinerolo da parte di due operai-imprenditori ai quali nell'istruttoria era stato contestato - in corso d'opera - anche un reato paesaggistico. Gli avvocati avevano sostenuto la tesi che i due imprenditori per il reato paesaggistico connesso avrebbero preferito il giudizio abbreviato; così in caso di condanna, la pena sarebbe stata ridotta di un terzo”.
Ma questa sentenza di fatto però è passata sotto silenzio nella settimana in cui i 15 giudici della Corte Costituzionale (7 ottobre) dichiaravano l'incostituzionalità del lodo Alfano.
Non è però passata inosservata per l'avvocato Giuseppe Frigo il penalista e relatore della sentenza 333. Insomma Giuseppe Frigo sembra davvero essere l'uomo-chiave per una soluzione anche per bloccare i procedimenti penali in cui è coinvolto Silvio Berlusconi.
Ma chi è Giuseppe Frigo? Giuseppe Frigo il cui nome per la Corte costituzionale era emerso dopo “l'impedimento” alla nomina di Gaetano Pecorella. Bresciano classe 1935 ha difeso il finanziere bresciano Guglielmo (Chicco) Gnutti nel processo per la scalata ad Antonveneta ma è stato anche legale di parte civile nel processo per il sequestro dell'imprenditore Giuseppe Soffiantini, Ha rappresentato Adriano Sofri nel procedimento che fu fatto in Cassazione per chiedere la revisione del processo per l'omicidio del commissario Calabresi. Penalista di lungo corso ha contribuito alla stesura del Codice di procedura penale. Ai tempi in cui in dicastero della Giustizia era guidato da Mino Martinazzoli, eminenza grigia, altro noto bresciano di cui lo stesso Frigo è sempre stato molto amico.
Giuseppe Frigo è stato anche l'avvocato difensore di Cesare Previti: nei procedimenti per calunnia ai danni dei pm milanesi Ilda Bocassini e Gherardo Colombo. È stato presidente dell'unione Camere penali. Ha sempre teorizzato la separazione delle carriere fra magistratura giudicante e magistratura inquirente. Nella sua carriera ha indossato solo per un giorno i panni di pubblico ministero e in un'occasione particolare: in un processo storico che vedeva come imputato Napoleone.
A. B.
Nessun commento:
Posta un commento