Tutti i piani per farla franca, punto per punto
di Antonella Mascali
di Antonella Mascali
I toni amorevoli sono durati giusto il periodo del santo Natale e siccome sotto l’albero Berlusconi non ha trovato la ventesima legge ad personam, ora i nervi sono saltati di nuovo. Ed è tornato ad attaccare i magistrati: “Sul piano giudiziario le aggressioni sono parificabili a quelle di piazza del Duomo, se non peggio”. Infatti. Già domani c’è un’udienza del processo Mills in cui è accusato di aver corrotto l’avvocato inglese e lunedì c’è il processo Mediaset in cui è imputato per frode fiscale e il 25 febbraio la Cassazione potrebbe confermare definitivamente che proprio Mills è un corrotto e quindi lui un corruttore e la campagna elettorale per le regionali si avvicina.
Questi processi non s’hanno da fare neppure per un’udienza! - avrà urlato ai suoi consiglieri Alfano e Ghedini. Dunque che fare in attesa dell’approvazione del processo breve, che i processi li ammazza a cominciare dai suoi? Oppure almeno della legge sul legittimo impedimento, che deve valere anche se il premier inaugura un negozio di criceti, in attesa dell’immunità o parlamentare o per le alte cariche dello Stato?
Un aiuto è arrivato da quei “giudici comunisti” della Corte costituzionale che si sono permessi di bocciare il lodo Alfano. Il 18 dicembre hanno stabilito che gli articoli del codice di procedura penale 517 e 516 sono incostituzionali – è la sentenza scritta da Giuseppe Frigo – nelle parti in cui non consentono all’imputato la scelta del rito abbreviato in fase dibattimentale, anche se il pm ha modificato il capo d’imputazione durante il processo, per un fatto già conosciuto al momento della richiesta di rinvio a giudizio. E poiché è il caso dei processi Mediaset e Mills, Alfano e Ghedini hanno pensato: facciamo un decreto legge che obblighi i giudici a sospendere i processi per 90 giorni, in attesa che gli imputati decidano se chiedere l’abbreviato. Se il colpaccio fosse riuscito, già domani Berlusconi si sarebbe tolto dalla scatole i dibattimenti, in attesa della legge ammazza processi. Senza il decreto, invece, si può accedere al rito abbreviato ma senza la lunga pausa di riflessione sospendi-processi a cui aspirava il premier, memore magari di quando il suo amico Cesare Previti, al processo Sme, il 30 giugno del 2003, usò la legge sul “patteggiamento allargato” e ottenne una pausa fino al 29 settembre.
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