L’affare dopo-terremoto: lite Anemone-Balducci sul foglietto per Bertolaso. “Le nuove scuole? Roba seria”
di Antonio Massari
È la telefonata chiave per capire come si brigava, con i cadaveri delle vittime ancora caldi, per assegnare gli appalti per la ricostruzione a L’Aquila. I protagonisti sono sempre loro: Diego Anemone e Angelo Balducci. Che al telefono scambiavano un “foglio” per un “figlio”. Sono trascorsi cinque giorni dal 6 aprile 2009, dal terremoto che causò 307 morti e i telefoni di alcuni imprenditori entrano in fibrillazione, mischiando i drammi degli aquilani con gli affari di famiglia. Anzi. L'impressione è che proprio i problemi di famiglia, in qualche modo, incidano sulle dinamiche della ricostruzione. Angelo Balducci, arrestato la scorsa settimana dalla Procura di Firenze, all'epoca provveditore alle opere pubbliche, è spesso in contatto con il costruttore Diego Anemone. L'11 aprile si sentono per l'ennesima volta. E dalle carte emerge una sorta di braccio di ferro: da un lato c'è l'aspirazione per un “foglio”, dall'altra l'aspirazione per un “figlio”. Poche ore prima, Balducci, ha incontrato Bertolaso. E ha provato anche a passargli in diretta, con un telefonata, l'imprenditore amico Anemone. Le telefonate , però, sono andate a vuoto. “Certo – dice Balducci ad Anemone – se uno c'ha bisogno con voi... praticamente ho chiamato tutti e tre… nessuno… ho fatto proprio una bella figura... io adesso sto aspettando perché lo dovrei rivedere un attimo a lui... perché dopo lui riparte su per L'Aquila… ecco, è uscito adesso... sta tornando da Gianni Letta”. I due si sentiranno più volte, durante la stessa giornata, ma finiranno quasi per litigare. A causa del figlio di Balducci, come vedremo, che Anemone non avrebbe aiutato abbastanza.
È ormai sera, sono le 21.36 quando Balducci richiama Anemone e gli chiede di “munirsi d'un foglio di carta, in quanto, appena arriva a casa, gli deve dettare qualcosa da mandare poi a Guido (Bertolaso). “Senti – dice Balducci – dopo... ce l'ho a casa però... ti devo dettare... un coso... un... un indirizzo da mandare... lì a... una cosa da mandare lì a Guido … (…) … tra 10 minuti ti richiamo… preparati un foglietto a scrivere...”. Mezz'ora dopo Balducci richiama ma, trovando per l'ennesima volta la segreteria telefonica, inizia a spazientirsi. Passa soltanto un minuto e Anemone richiama. A questo punto Balducci, che avrebbe dovuto fornirgli “la cosa da mandare a Guido”, s'è già troppo irrigidito. E inizia a parlare della situazione di suo figlio Filippo. Anteponendo la questione all'appunto che avrebbe dovuto fornire ad Anemone. Gli investigatori ascoltano la conversazione trascritta negli atti dell'inchiesta. “Balducci – scrivono – accampa l’esistenza di problemi riguardanti l’incerto futuro del figlio Filippo che proprio quel giorno compie 30 anni”.
“Quello ha fatto 30 anni eh! ...ti rendi conto te?… (…) …io per carità non è che mi voglio... nemmeno permettere di confrontarmi con voi... però dico tu a 30 anni eri già a capo di un piccolo impero... questo non c'ha manco un posto da usciere tanto per essere chiari… eh... Diego... permetterai che uno è un po' incazzato…”. Anemone non è dello stesso parere, scrivono gli inquirenti, poiché è “ben conscio dei vantaggi che Filippo ha avuto: “Si ... fino ad un certo punto”. La situazione precipita: “Fino ad un certo punto perché... rimane sempre il figlio di un dio minore... questo intendi dire?”. Anemone prova a raffreddare gli animi. E tenta di ritornare sull'argomento principale: l'appunto da inviare a Bertolaso che, di minuto in minuto, sembra scivolare via. “L'ho recepito Angelo”, risponde, “se ti ho detto che l'ho recepito... il discorso che mi hai fatto... eh che cazzo !”. E quindi ritorna al motivo iniziale della telefonata: “Che ci debbo fare con questo pezzo di carta?”. Balducci è tranciante: “Te l'arrotoli ... sai dove te lo devi mettere... ”. Sembra la parodia di una trattativa, a leggere gli atti, poiché Balducci, scrivono gli investigatori, “vuole far pesare il fatto che si è fatto promotore per l’inserimento delle imprese di Anemone per i lavori post-terremoto”. Gli inquirenti scrivono che Balducci “esce allo scoperto, pretendendo, in cambio di questo suo ennesimo interessamento, che il figlio Filippo goda di qualche (ulteriore) beneficio, così come avvenuto per decine di altre persone”. E alla fine, quando Anemone chiede per l'ultima volta cosa debba scrivere su quel foglio, la risposta è ulteriormente drastica. “Scrivi dai !”, replica Balducci, scrivi bene però … “vattene affanculo” …”. Infine “minaccia decisioni irreversibili”.
Non si tratta, comunque, degli unici interessamenti in corso. Pure Antonio Di Nardo - funzionario del ministero, in stretto contatto con l'imprenditore Francesco Piscicelli, l'uomo che avrebbe riso nel letto pensando al terremoto, anch'egli interessato agli appalti - è in contatto con gli uomini chiave per la ricostruzione. Il 10 agosto Di Nardo invita l’ingegnere Gianni Guglielmi “per passare la serata insieme a cena …”. Guglielmi è il provveditore per le opere pubbliche in Abruzzo. E infatti è sul posto: “No”, risponde, “ti ringrazio sto a L'Aquila …”.
Una settimana dopo, però, è proprio Guglielmi a richiamare Di Nardo. “Senti io sto partendo adesso da qua eh sono partito da 5 minuti, 10 minuti …da L'Aquila quindi io per le 8 e mezzo 9 meno 20 ... e io c'ho le scuole .. è una cosa seria”. Le scuole, una cosa seria, dice Guglielmi . Guarda caso, il “Consorzio Federico II”, riconducibile a Riccardo Fusi (dimessosi ieri dall'azienda), in stetti contatti con Di Nardo, avrà un appalto da 12 milioni di euro, che include la ricostruzione di alcune scuole. Non possiamo dire se sia riconducibile, in qualche modo, ai contatti tra Guglielmi e Di Nardo. Anzi, in quei giorni di fibrillazione, con telefoni in costante comunicazione sul tema appalti, le prime notizie sulle scuole viaggiano ai primi di giugno. È trascorso un mese dal terremoto, siamo al 7 giugno, quando Fusi spiega a suo figlio che, in Abruzzo, sta partecipando a 3 gare di appalto. Tra i quali le scuole: “Una - dice Fusi - per il restauro delle chiese ... per i restauri monumentali ... una per i campi base per le scuole ... per le case quelle nuove ...”. Un mese e mezzo dopo – la sera del 22 luglio - è Fusi a ricevere il seguente sms da Liborio Fracassi: “Abbiamo vinto il primo appalto una scuola per 7,3 milioni da consegnare chiavi in mano il 10 settembre. E il primo, gli altri a breve. Ferie a L'Aquila”. Ferie piuttosto ricche, par di capire, per l'uomo molto vicino al coordinatore Pdl, Denis Verdini, indagato, nella stessa inchiesta per concorso in corruzione. Lo stesso Fusi che, il 12 maggio, era a Palazzo Chigi, per un appuntamento con Gianni Letta. Tre giorni dopo nascerà il “Consorzio Federico II”. Che s'aggiudicherà la costruzione di scuole. E non solo.
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