
A Porta a Porta, il campanello della vergogna. E il primo sentimento che si affaccia, guardando, è il perdono. Non per il nervoso Morgan, piedi in perenne agitazione, che ha provato a tenere il timone senza dire troppe sciocchezze in odore di redenzione. Non per la signora Turco, lacrima facile nell’accennare a un problema familiare con una sincerità forse a tratti un po’ stucchevole ma non fastidiosa. Perdono per gli sciacalli, questo sì. Che per ammantare di valori lo sdegno retorico sull’uso di droghe fanno ricorso alla figlia di Morgan, usata come ariete da Bruno Vespa per introdurre la puntata della resurrezione (dell’audience).
Con l’aria di chi sta andando a un funerale, tono greve e cupissimo, il conduttore ha esordito chiedendo a Morgan: “Quanti anni ha sua figlia?”. Beh, ne ha otto e potevamo anche risparmiarci lo spettacolo dell’utilizzo mediatico di una bambina. La prima cosa che ti dicono di studiare per l’esame da giornalista è la carta di Treviso, il protocollo sottoscritto nel 1990 per disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia. Ma non basta pixellare le foto dei minori e omettere i loro nomi negli articoli: la tentazione dello show strappacuore è troppo forte. Protagonisti: l’orco che fuma crack e la bimba innocente che diventa fine e strumento di un risorgimento privato, dato in pasto a milioni di telespettatori in seconda serata. Scusaci, piccola: gli adulti non sono quasi mai un granché.
Per il resto la puntata è stata un bignami dei luoghi comuni.
Vespa che invita tutti a sottoscrivere: “La musica è vita la droga è morte” (ma va?).
Il ministro dell’italica Gioventù, Giorgia Meloni, che intrattiene il pubblico con una tirata sul cattivo esempio. Ma come Morgan, tu quoque, tu che sei guida dei giovani, lume dei talenti in erba? E poi: sì, è vero che Arthur Rimbaud (pronuncia ministeriale spettacolare), Kurt Cobain e un mucchio di altri fuoriclasse erano strafatti. Ma, sentenza meloniana, sarebbero stati geni ugualmente. Il ministro accenna ai parlamentari con il vizietto di tirar su con il naso, ma poche parole sul loro cattivo esempio. In tutto questo ci è toccato anche sentire Stefano Bonaga filosofeggiare di narcisismo, di quanto sia una brutta bestia e faccia fare/dire stupidaggini (almeno non si è presentato con gli abituali pantaloni di pelle nera aderente). Claudia Mori, pacata e nient’affatto sopra le righe, ha detto cose intelligenti, senza atteggiamenti da bastian contrario: la droga fa male, ed è ovvio. “Non mi è piaciuta l’isteria mediatica su questa vicenda”. E spiega subito che non vuol dare giudizi (grazie). Vuol solo dire la sua opinione. Ma Vespa non ci sta, continua con il tono da tribunale e chiede: ma se Morgan è un ragazzo sensibile e colto, non è un’aggravante? E ancora: bisogna stare attenti ai modelli.

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