

Formigoni invoca Napolitano, ricorre al Tar, accusa Penati
Eppure la sua lista è la “fiera” delle irregolarità
di Antonella Mascali e David Parenzo
Si è appellato al presidente Napolitano, ha fatto doppio ricorso al Tar e ha accusato la lista del democratico Penati di irregolarità. Protagonista il governatore pidiellino della Lombardia, Formigoni, ancora fuori dalla corsa, la quarta, alla presidenza della Regione. Martedì, per la seconda volta, l'ufficio centrale della Corte d'Appello di Milano ha infatti escluso il suo listino. “Chiediamo che intervenga il presidente della Repubblica che deve essere garante della libertà di voto dei cittadini”, ha detto Formigoni in un messaggio lanciato su YouTube. Tentano di buttarci fuori dalle elezioni e tentano di impedire ai 10 milioni di cittadini lombardi di trovare il candidato presidente di riferimento e le liste di partiti a cui hanno sempre dato il 60% del loro consenso: è un problema che attiene alla democrazia". Formigoni si è detto ottimista “perché abbiamo le nostre fondatissime ragioni, ma c'è bisogno che le nostre ragioni siano riconosciute”. E al Quirinale ieri è arrivato anche un fax di protesta inviato da esponenti del Pdl, dopo una riunione, con Formigoni presente, martedì sera. Il vice coordinatore regionale, Corsaro, ha dichiarato che si tratta di “iniziative personali, ma non escludiamo – ha avvertito - che il tutto sfocerà in una manifestazione pubblica”. À la guerre comme à la guerre. Del resto il ministro della Difesa Ignazio
Il Pdl lombardo si è precipitato al Palazzo di Giustizia dove Berlusconi invece non si fa mai vedere. Ha sempre di meglio da fare che presenziare ai suoi processi e resta un imputato contumace. La delegazione, formata da rappresentati della lista di Formigoni guidati dal vice coordinatore regionale, Corsaro, è intenzionata oltre che a sbugiardare Marco Cappato, l'esponente radicale che ha presentato l'esposto, a passare al setaccio tutte le schede per trovare errori commessi dagli altri partiti nella presentazione delle liste. E li avrebbe già trovati, così sostiene Formigoni: "La lista Penati non può essere ammessa. Sono state riscontrate delle irregolarità". Il Pd ha rispedito al mittente le accuse: "Abbiamo dimostrato alla Corte d'Appello la regolarità delle firme".
I giudici al momento si sono espressi solo sulle irregolarità della lista del Pdl. E le obiezioni mosse non sono semplici “orpelli” (come ebbe a dire Formigoni lunedì scorso in conferenza stampa), ma sono rilievi di sostanza:
1) mancanza del “timbro tondo” sui moduli;
2) mancanza della data di autenticazione;
3) non si capisce qual è il luogo in cui è avvenuta la firma;
4) mancanza della qualifica dell’autenticante: insomma non ne avrebbero fatta una giusta.
A rendere il cielo sopra il Pirellone ancora più buio, ci ha pensato Cappato. Anche ieri, l’ex deputato, ha portato ai magistrati nuovi elementi. Un dvd con una registrazione a Telenova dove Corsaro, spiegava che le liste erano state presentate il 24 febbraio (dopo il vertice di Arcore, ndr). Secondo l’esponente radicale questo video sarebbe la prova regina dell'imbroglio perché il Pdl e

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