
ALDO BONOMI, SOCIOLOGO DEL “CARROCCIO”: L’OBIETTIVO È RIEQUILIBRARE
di Elisabetta Reguitti
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A parlare è il sociologo Aldo Bonomi, studioso e osservatore delle delicate trasformazioni in atto nel profondo nord.
È una conversazione sulla Lega: pronta a travolgere il partito leggero di Berlusconi con il quale inscena un teatrino di azioni di cooperazione competitiva. È l’onda verde che avanza strizzando l’occhio ai cugini d’Oltralpe della Carinzia orfani di Haider e quelli della Lega Ticinese. Con una grande forza: essere stata sottovalutata dalla politica nazionale all’inizio e dal sistema dell’informazione oggi. I sondaggi danno
L’eventuale sorpasso sul Pdl cosa comporterebbe?
Il sorpasso è già in atto da tempo e non mi fermerei solo ai numeri. Giustamente noi abbiniamo il peso della politica con le percentuali di voto che, però, non ci dicono quanto quel voto entra nel meccanismo di opinione rispetto invece a un reale fenomeno di radicamento. Nel caso della Lega, al nord, è ampiamente maggiore rispetto al partito leggero di Berlusconi. La prossima chiamata alle urne sarà una vera elezione politica durante la quale assisteremo a una regionalizzazione della politica stessa con un conseguente riassetto tra la dimensione di ogni singolo territorio e il governo centrale. Tornando alla domanda, ritengo che il possibile sorpasso sul Pdl non cambierebbe di molto i meccanismi interni che regolano i rapporti (irrisolti) tra
Dove vuole arrivare
In primo luogo sta puntando alla regionalizzazione della politica che in parte ha già ottenuto; basti pensare al meccanismo di cooperazione competitiva adottato per le candidature in Piemonte, Veneto e Lombardia. L’obiettivo immediato è riequilibrare la forma istituzionale in senso regionale. Per quanto riguarda il referendum sull’autodeterminazione credo che questo appartenga al possibile. La grande forza del partito leghista è stata quella di quotare al mercato della politica nazionale le questioni locali. Concentrandosi anche sulle piccole fredde passioni economiche praticando un sindacalismo territoriale non dal punto di vista del lavoro ma della politica. Il meccanismo è semplice: impossessarsi delle emergenze territoriali, metterle tutte assieme e farne una battaglia portandola al borsino della politica stessa. Oggi tutto ciò viene fatto come componente di una coalizione di partito. Domani magari usando anche una proposta radicale come quella del referendum sull’autodeterminazione.
Non crede che i provvedimenti, palesemente discriminatori, siano una forma di mobbing istituzionale nei confronti dei lavoratori stranieri magari per convincerli a lasciare l’Italia?
Nell’Europa di oggi la fenomenologia del populismo – in particolare quello alpino – è un dato con il quale dobbiamo confrontarci e le recenti elezioni in Olanda sono un esempio.

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