Sciopero al “Corriere della Sera” contro le nuove nomine di De Bortoli
di Antonella Mascali
Il Corriere della Sera oggi non è in edicola. La redazione ha scioperato ieri e ha affidato al comitato di redazione un pacchetto di altri sei giorni di sciopero “a causa del progressivo deterioramento dei rapporti con la direzione del giornale”. Che cos’è successo in via Solferino? Il direttore, Ferruccio de Bortoli, ha affidato la guida della testata online, Corriere.it , a Daniele Manca, già responsabile dell’economia e dallo scorso giugno vicedirettore del Corriere. Manca, l’uomo delle interviste a Marina Berlusconi e Fedele Confalonieri, sarà affiancato nell’online da Paolo Rastelli, ora caporedattore centrale. La scrivania lasciata libera da Rastelli alla redazione centrale sarà occupata da Giancarlo Perego, oggi capo della cronaca di Milano, sostituito a sua volta da Ugo Savoia, che ha avviato e diretto il Corriere del Veneto, cioè le pagine regionali venete del quotidiano.
Quest’ultima mossa nel giro di poltrone in via Solferino ha fatto saltare i giochi, e anche i nervi al cdr. Perché la trattativa, tra comitato di redazione e Rcs quotidiani, sulla crisi che ha coinvolto anche il giornale, si era svolta senza scioperi e si era conclusa con un accordo, approvato a larghissima maggioranza con un referendum redazionale. Un paio di punti parevano sanciti: la redazione accetta, vista la crisi, sacrifici economici e tagli agli organici; ma spostamenti, prepensionamenti e abbandoni non sarebbero stati imposti, bensì solo incentivati, lasciando fermo il principio della libera scelta dei singoli. Non un privilegio, secondo il cdr, ma “un principio che appartiene da quasi mezzo secolo alle prassi e alle norme interne del Corriere e aumenta, in questo giornale, le difese dei redattori dalle pressioni del potere economico e politico”.
Nella trattativa, sostiene il cdr, il direttore De Bortoli era rimasto al fianco dei giornalisti e aveva garantito che “il piano di ristrutturazione aziendale e il piano editoriale non si sarebbero fatti sulla base di atti impositivi e unilaterali”. Dopo sei mesi, invece, “il direttore” – scrive il comitato di redazione nel suo comunicato sindacale – “ha cambiato idea e, smentendo se stesso, ha scritto al cdr di vedersi costretto a venire meno alla prassi interna che prevede l’assenso obbligatorio degli interessati alla richiesta di spostamento da una redazione all’altra”. “La redazione aveva accolto con grande soddisfazione il ritorno di De Bortoli al giornale”, racconta Andrea Nicastro, inviato e membro del cdr, “e lo aveva premiato con un larghissimo voto di gradimento. I giornalisti erano soddisfatti anche della promessa che gli spostamenti sarebbero avvenuti solo su base volontaria. Invece il direttore ha rotto il patto e con le sue ultime mosse ha chiuso il dialogo”.
L’azienda pretendeva inizialmente un’ottantina di prepensionamenti. Poi la richiesta è scesa a 47. In sei mesi 24 giornalisti hanno deciso di accettare. E adesso, i primi sette giornalisti che secondo l’azienda dovrebbero andare in prepensionamento, sono stati costretti alle ferie forzate (tra questi, Isabella Bossi Fedrigotti). Al magazine del Corriere, “Sette”, Rcs ha ritenuto che tre giornalisti fossero di troppo. Poiché nessuno aveva accettato di andarsene in un’altra redazione del giornale, il direttore ha forzato le cose, dando un ultimatum: o tre se ne vanno entro dieci giorni, oppure gli spostamenti saranno realizzati d’autorità. E a quel punto i “ volontari” sono comparsi.
Poi, due giorni fa, i rapporti con la direzione sono precipitati: Perego è stato rimosso dalla cronaca milanese con una secca comunicazione del direttore e spostato d’autorità all’ufficio centrale; e De Bortoli ha annunciato l’arrivo al suo posto di Savoia. “È un’assunzione dall’esterno”, spiega il cdr, “che è espressamente vietata dalla legge sullo stato di crisi nell’editoria”. Il Corriere del Veneto, infatti, benché appartenga allo stesso gruppo e sia venduto all’interno del Corriere della Sera, appartiene a una società diversa dalla Rcs quotidiani. Così si è arrivati allo sciopero. Con l’anomalia che i giornalisti delle edizioni regionali hanno protestato per non essere stati né coinvolti né informati della decisione. Il contesto in cui avviene la protesta non è brillante: il quotidiano perde copie. Un anno fa, nel marzo 2009, vendeva 80 mila copie più di Repubblica, oggi il vantaggio si è ridotto a 30 mila. Entrambi i giornali calano le vendite, ma il Corriere scende a ritmi più elevati: -14,4 per cento, rispetto al -6,7 di Repubblica.
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