di Giampiero Calapà
Il premier Silvio Berlusconi ha annunciato le misure contenute nel disegno di legge Alfano per l’emergenza carceri che con l’arrivo dell’estate diventerà drammatica: si toccherà quota 70 mila detenuti, a fronte di una capienza massima di 43 mila posti già ampiamente superata (siamo a 67 mila), con penitenziari diventati pentole a pressione, come in Calabria dove si registra un sovraffollamento addirittura del 158 per cento o alle Sughere di Livorno (280 posti e 440 detenuti), solo esempi di situazioni drammatiche diffuse in tutta Italia.
Il ddl prevede due misure: i domiciliari per i condannati definitivi all’ultimo anno di pena, anche per i recidivi, e la cosiddetta “messa in prova” in lavori socialmente utili per chi è sotto processo accusato di reati con pena prevista inferiore ai tre anni. Attualmente i detenuti all’ultimo anno di pena, sul totale di 67 mila, sono quantificabili tra gli 8 e gli 11 mila, dai quali però bisogna escludere i condannati per reati giudicati particolarmente gravi come mafia, terrorismo e traffico internazionale di droga, “i cui numeri sono trascurabili” come comunicano dal Sappe, uno dei sindacati di polizia penitenziaria.
Berlusconi, ieri, presentando il decreto, ha anche fatto riferimento alla catena infinita di suicidi, già 20 nel 2010: “L’eccedenza dei detenuti rispetto ai posti porta anche alle interruzioni di vita”, ha detto il premier. Firmato dal Guardasigilli Angelino Alfano, il ddl è frutto delle campagne dei Radicali e in particolare della mozione sulle carceri presentata a dicembre da Rita Bernardini, dopo aver raccolto 200 firme “trasversali” in parlamento: “Per calendarizzare la discussione del documento in aula – ricorda l’esponente radicale – ricorsi già a dicembre allo sciopero della fame, poi a gennaio intervenne il capogruppo del Pd Dario Franceschini e fu possibile farlo”. Dei venti punti contenuti in quella mozione il governo ne ha poi recepiti due proprio nel ddl Alfano. La Bernardini accusa: “L’opposizione di Pd, Lega e Idv, che non hanno permesso di discuterlo in commissione rimandandolo all’aula dove forse approderà a metà maggio con l’ostruzionismo sicuro di Lega e dipietristi” farà allungare i tempi ancor di più. Per questo oggi lei è di nuovo in sciopero della fame. Ma l’Italia dei Valori conferma il suo “no” al provvedimento, nonostante proprio ieri il deputato Fabio Evangelisti, alla fine di una visita alle Sughere di Livorno, abbia definito “precarie le condizioni in cui vivono gran parte dei detenuti, privi anche della carte igienica: il governo al di là degli slogan deve individuare risorse per migliorare queste condizioni, purtroppo quando questa maggioranza pensa solo a bloccare i processi di Berlusconi, gli altri possono marcire e morire dentro le carceri”.
Antonio Di Pietro è stato il primo ad opporsi all’approdo del ddl in commissione, dove sarebbe garantito un iter molto più veloce per l’approvazione escludendo il passaggio dall’aula. “Mi sono opposto con forza – afferma il leader dell’Idv – perché è l’ennesima presa in giro: non si risolve il problema mettendo fuori persone che l’autorità giudiziaria ritiene debbano stare dentro. Sarebbe l’ennesima sconfitta dello Stato e ormai la parola emergenza è ridicola e offensiva perché siamo in emergenza da vent’anni”. Per l’Idv la strada è un’altra: “Serve la cancellazione di alcuni reati inutili come l’immigrazione clandestina, che tengono impegnate le carceri con un turn over massacrante”.
Plaude al provvedimento Donato Capece, segretario generale del Sappe: “Apprezziamo le parole di Berlusconi, anche se è tardi, ma è meglio tardi che mai. Auspichiamo anche noi un iter di urgenza, perché di emergenza vera si tratta. Ma tutto sarà inutile se non verranno subito assunti almeno duemila agenti di polizia penitenziaria, quelli che poi salvano le vite degli aspiranti suicidi”. Per Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione per i diritti dei detenuti Antigone, il ddl “è condivisibile, ma non risolutivo: bisogna modificare le leggi come quelle sulla droga e sull’immigrazione che concorrono a portare in carcere una media di mille persone al mese”.
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