sabato 24 aprile 2010

LORO NON HANNO (ANCORA?) ABBANDONATO FINI


Dal direttore di RaiUno Mazza, all’ad di Poste Italiane Sarmi
di Carlo Tecce

Quante firme per Fini? Quanti deputati nel gruppo? E quanti senatori e sindaci? Risponde Galileo Galilei: “Misura ciò che è misurabile, rendi misurabile il resto”. E c'è qualcosa che gira, più o meno compatto, intorno alla galassia di Gianfranco Fini. La destra europea, democratica, moderna. Un po' Tory, un po' Farefuturo: “Noi siamo un pensatoio, non distribuiamo poltrone”, precisa Mario Ciampi, il direttore. I colleghi di Ciampi pensano, certo, e poi deliberano, sistemano bilanci miliardari, indirizzano l'economica italiana. Nel comitato esecutivo della fondazione siedono dirigenti di società private e pubbliche. In due parole: top manager.

Ferruccio Ferranti è amministratore delegato dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e consigliere di Sistema Fiera Milano, fugace esperienza nella disastrata Alitalia, due anni al comando di Sviluppo Italia, proprio durante il passaggio di consegne tra il governo Berlusconi e Prodi. Emilio Cremona è presidente del Gestore di Servizi Energetici (Gse): promuove sviluppo sostenibile, energia verde, sgravi fiscali. Il deputato Adolfo Urso e Giancarlo Lanna s'incontrano spesso: a Farefuturo per convegni e ricerche scientifiche, alle riunioni per il commercio estero. Urso in versione sottosegretario allo Sviluppo Economico, Lanna in grisaglia da presidente di Simest, la società controllata dal medesimo ministero. E poi l'Energia: Pierluigi Scibetta, consigliere nel Cda di Eni. Chiude la squadra, capitanata da Fini in persona, l'imprenditore bergamasco Giancarlo Ongis, presidente di Metal Group spa: una multinazionale della siderurgia con cuore lombardo e arterie che raggiungono il nord America e l'Australia.

Ecco, il comitato esecutivo di Farefuturo, l'anticamera della galassia finiana: “Sia chiaro: da Ferranti a Scibetta, noi condividiamo un percorso - aggiunge Ciampi – iniziato quasi tre anni fa. Loro sono professionisti con più esperienza... Non aiutiamo a promuovere le carriere. Qualcuno ha cambiato posizione, e in peggio, da quando sostiene Fini”. Buon vento, invece, per Marco Zanichelli (presidente di Trenitalia) e Alessandro Luciano (consigliere Cda di Enel).

La mappa delle aderenze finiane è in divenire. Il duello mediatico e politico con Silvio Berlusconi modifica all'istante la cartina geopolitica. Un nostalgico del Movimento Sociale prova la metafora: “Con la direzione del Pdl è crollato il Muro di Berlino. Adesso assisteremo alla balcanizzazione del partito e dei suoi referenti”. Per chi tifa Massimo Sarmi? L'amministratore delegato di Poste Italiane, nominato otto anni fa con la mediazione di Fini e il nullaosta di Gianni Letta (e dunque di Berlusconi).

Un po' a sorpresa e troppo a malincuore, dall'elenco dei fianiani va cancellato Guido Paglia, responsabile delle relazioni esterne Rai. A viale Mazzini era in quota Alleanza Nazionale, ma un alterco (o un litigio?) ha azzerato antichi rapporti di amicizia: “Non si parlano da mesi”, scandiscono con toni epigrafici alla Rai.

Il gonfalone degli ex An è sorretto da Mauro Mazza (direttore di Raiuno) e da Guglielmo Rositani (Cda). Nel servizio pubblico la sfilata è breve: Sangiuliano (vice di Minzolini al Tg1), Lavatore (vice di Liofredi a Raidue), i compagni del Secolo, Scipioni Rossi e Socillo.

I movimenti tellurici mischiano le carte della politica: forse Pierfrancesco Guarguaglini, numero uno di Finmeccanica, preferisce Fini a Berlusconi e forse la Confapi - anzi, di sicuro – ruota nella galassia? L'ex presidente dei giovani della Confederazione industriale - Catia Polidori - è deputata di stretta osservanza finiana e commentatrice del magazine di Farefuturo, diretto da un redattore del Secolo d'Italia, Filippo Rossi (il bersaglio preferito di Vittorio Feltri).

L'editoria merita un capitolo a sé. O un capitolo dedicato a Italo Bocchino. Incoraggiato dal ministro dell'armonia Pinuccio Tatarella, l'attuale capogruppo alla Camera riesumò nel '96 il quotidiano il Roma di Napoli (per caso, da un anno, non è più in abbinamento con il Giornale). Prospettiva inglese e David Cameron, l'uomo della destra britannica, per la rivista Con (conservatori contemporanei). Generazione Italia è l'ultimo parto, durante le contrazioni del Pdl: “Le poltrone non ci interessano”, scrive Bocchino sul sito. Politici ok, dirigenti ok, edicole ok. E i banchieri? “Magari...”, sospira Ciampi. Non avranno una banca, ma i capitali sono abbondanti.

Fini ha chiuso a doppia mandata il patrimonio di Alleanza Nazionale, l'associazione An (presto) sarà travasata nell'identica fondazione An coordinata dal deputato Donato Lamorte: dentro c'è un caveau che spazia dalla proprietà del Secolo d'Italia a decine di palazzi a Roma e Milano sino alle sezioni di provincia. Un potere immobiliare di oltre 300 milioni di euro, curato dal senatore Francesco Pontone (classe 1927): “Ma sì, arriviamo pure a 400”. Nel pantheon di Walter Veltroni c'erano don Milani, Martin Luther King, John Kennedy, per Fini c'è un libro che spiega il (fare)futuro più che il passato: “Fascisti immaginari” di Filippo Rossi e Luciano Lanna.

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