giovedì 1 aprile 2010

“MINZOLINI MINACCIA E OSCURA CHI PROTESTA”


di Beatrice Borromeo

Loris Mazzetti, dirigente di RaiTre appena sospeso dal suo incarico a causa di articoli critici verso la sua azienda scritti sul Fatto, ha le idee chiare sui motivi per cui Augusto Minzolini ha allontanato dal video alcuni dei conduttori storici del Tg1: “Sono epurazioni”.

Mazzetti, il direttore Minzolini parla di esigenze di “ricambio generazionale”.

Non è affatto vero. Infatti sono stati cacciati i giornalisti che non hanno firmato la lettera di sostegno al direttore e che hanno fatto resistenza al suo modo di gestire il giornale.

Il primo a ricevere il benservito, dopo 18 anni al Tg1, è stato il caporedattore centrale al coordinamento Massimo De Strobel.

E poi è toccato a Paolo Di Giannantonio, Piero Damosso e Tiziana Ferrario. E’ la conseguenza del risultato elettorale, che ha rafforzato i vertici aziendali e i suoi derivati, affermando il potere di Minzolini.

Cosa può fare un conduttore, a parte appellarsi al comitato di redazione, per manifestare il proprio dissenso rispetto alla linea del direttore?

Una sola cosa: rifiutarsi di andare in onda, come fece Lilli Gruber ai tempi di Clemente Mimun. Oggi non è più il conduttore a scrivere i propri testi, si limita a leggerli. Quindi, se vuole protestare, questa è la strada.

Però, come si è visto, chi protesta perde il posto.

C’è di più: so per certo, perché mi è stato raccontato dai diretti interessati, che Minzolini ha minacciato personalmente i giornalisti che esitavano nel firmare la lettera di sostegno alla sua direzione.

Intervistato dal Fatto su questo punto, però, Minzolini ha negato.

A me è stato riferito di frasi gravi dette dal direttore, ad esempio: “Se non firmi con me non farai più un cazzo”. E visto quello che sta accadendo...

Quindi l’unica alternativa all’epurazione, per un conduttore, è farsi da parte spontaneamente?

Anche se non è giusto, è l’unica strada: è così che si crea un movimento di protesta e che si arriva alla consapevolezza del problema.

Ma non rientra nei diritti di Minzolini scegliersi i conduttori che preferisce?

I cambiamenti devono andare di pari passo con le scelte editoriali. Non possono essere giustificati con motivazioni estetiche. In più i tg sono forse gli unici spazi in cui l’anzianità del conduttore ha un suo valore, perché implica esperienza.

E credibilità, o almeno familiarità per lo spettatore.

Certo. La stessa notizia, data da Enzo Biagi o da un giornalista praticante, ha un impatto diverso sul pubblico. Basta guardare i grandi tg americani: i conduttori sono autorevoli, conosciuti dal pubblico, volti noti la cui professionalità non è mai stata messa in discussione.

Quali sono le conseguenze di lungo periodo?

La cosa grave è che parliamo del più importante tg del servizio pubblico: i giornalisti dovrebbero essere indipendenti. Invece così si crea una corte silenziosa e accondiscendente. Chi protesta, se ne va.

Mazzetti, l’ultima volta che l’abbiamo vista (a Raiperunanotte, ndr), era dietro un filo spinato. Come vanno le cose ora?

Ci sono ancora. E ci rimarrò finché un giudice non deciderà se sono io a danneggiare la Rai oppure è il direttore generale Mauro Masi. Ho già scontato 4 giornate di sospensione, me ne mancano altre 6.

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