domenica 4 aprile 2010

"No a Veltroni capo di Democratica"


Rivolta nella Fondazione, slitta il lancio

di GOFFREDO DE MARCHIS

Una riunione molto agitata e alla fine aggiornata a tempi migliori. Doveva essere l'occasione per lanciare Fondazione Democratica, un po' think tank, un po' scuola di formazione legata al nome di Walter Veltroni. E al suo ruolo nel futuro prossimo del centrosinistra. Doveva diventare il momento giusto per indicare come presidente dell'associazione l'ex sindaco di Roma. È finita piuttosto male con una vera e propria rivolta anti-Walter. "Non vogliamo partecipare a un organo di corrente, non siamo a disposizione di nessuno", è stato il ritornello di alcuni partecipanti. Meglio rinviare il lancio, dunque, e tornare a riunirsi intorno al 20 aprile, con più calma.

I nomi dei "rivoltosi" sono di un certo calibro. Tiziano Treu, Pietro Ichino, Massimo Livi Bacci, Albertina Soliani, Claudia Mancina, Mariangela Bastico. Tutti membri del consiglio di amministrazione o supporter autorevoli della Fondazione Scuola di politica, la radice da cui dovrebbe nascere "Democratica". Alcuni di loro si sono visti martedì sera, in una sede al centro di Roma, per ascoltare le proposte del deputato veltroniano e direttore di "Scuola di politica" Salvatore Vassallo, apripista dello sbarco di Veltroni alla guida della nuova sigla culturale. "Creo una scuola perché una generazione rischia di considerare la politica come un mestiere. Ma la politica non è un mestiere - aveva detto qualche settimana fa Veltroni -. È una vocazione. Se non è così, è una schifezza in cui tutto diventa possibile".

Ottime intenzioni, nessuna trama correntizia da parte dell'ex segretario, a onore del vero. Eppure le sue rassicurazioni non hanno frenato il malcontento. "L'idea originaria era di fare una scuola a disposizione del Pd. Se adesso si trasforma in uno strumento a disposizione di Veltroni, cambia tutto e io non ci starò dentro", ha spiegato il senatore Treu alla riunione di martedì. "Non voglio, cioè, che Democratica diventi simile a Italianieuropei o a Red e rappresenti solo una parte del Pd". Il giuslavorista Ichino, presente all'incontro, ha condiviso le parole del collega.

Quella sera era invece assente per motivi di salute la senatrice Soliani. Ma la sua posizione è chiara: "La fondazione non si deve legare a nessuno dei capicorrente democratici e alle loro vicende personali. Non può essere un'arma in mano a qualcuno dei vecchi leader". Anche il senatore e demografo Livi Bacci martedì aveva un altro impegno. "Comunque, il mio pensiero è questo: la scuola serve a rafforzare tutto il Pd. Se cambia la sua natura e diventa un organo di corrente non mi sta più bene e non mi avrà tra i suoi sostenitori". Lo spettro da non replicare, per questi dissidenti, è l'esperienza di Red, costola di Italianieuropei, usata dai dalemiani per contestare la leadership veltroniana.

Agli argomenti della rivolta hanno dato man forte anche la Mancina e la senatrice Magda Negri. Alcuni raccontano dei forti dubbi di Michele Salvati, attuale presidente di "Scuola di politica", per la piega che starebbe prendendo la fondazione. Vassallo ha spiegato martedì quali buoni motivi dovrebbero aprire le porte a Veltroni. Fra gli altri, la possibilità di avere maggiori risorse economiche con finanziatori più sensibili grazie al richiamo del nuovo presidente, Veltroni appunto. "Scuola di politica" organizza già da un po' di tempo dei corsi estivi partecipati e di ottimo livello a Bertinoro, in Romagna. Ma le sue casse languono e anche durante la segreteria Veltroni non sono state granché aiutate.

Ma per i rivoltosi il problema è politico, non di soldi (peraltro Enrico Morando pensa all'azionariato popolare, modello Real Madrid: tutti soci alla pari). Naturalmente, Veltroni chiarirà personalmente, nei prossimi giorni, la sua posizione, proverà a spazzare via gli equivoci che si sono creati. Democratica nascerà ugualmente, con o senza i vecchi sostenitori. Meglio con, però. E senza strappi.

(04 aprile 2010)

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