LA COMMISSIONE RINVIATA A VENERDÌ. IL PREMIER VA DALLA BRAMBILLA: “PRIVACY INFRANTA”
di Antonella Mascali
Questa volta la “guerra santa” contro le intercettazioni e per una riforma della Giustizia a sua immagine, Silvio Berlusconi l’ha propagandata in un messaggio audio sul sito dei “Promotori della libertà”.
Il premier, ritratto con il solito sorriso da pubblicità elettorale, ha detto che ci sarà una riforma della giustizia “dalle fondamenta…cercando di garantire ai cittadini processi più giusti in tempi certi”. Peccato che per eliminare i suoi guai giudiziari, i procedimenti li vuole azzerare con il cosiddetto processo breve.
Non poteva mancare neppure la favola sulle intercettazioni: “Stiamo intervenendo per impedire che un normale cittadino venga intercettato senza motivo per poi ritrovare la propria privacy infranta e resa di pubblico dominio sulle prime pagine dei giornali”. Storiella ripetuta dal suo ventriloquo, il ministro Alfano, al programma de La 7 “Effetto domino”.
Ma dentro la maggioranza i problemi sul ddl intercettazioni non sono stati superati. Il voto in Commissione Giustizia del Senato doveva essere mercoledì scorso, poi martedì prossimo e invece sarà venerdì, forse. C’è maretta per via dei finiani e degli importanti rilievi mossi dalla Commissione Affari Costituzionali. Il relatore Roberto Centaro ha tempo fino a lunedì per mostrare una parvenza di modifica almeno dell’emendamento “D’Addario”, quello malvisto dagli uomini di Fini e dalla Commissione Affari Costituzionali, anche se ieri un diplomatico presidente della Camera ha sostenuto che sono stati recepiti suggerimenti dell’Anm (in realtà contraria anche all’attuale testo in discussione) e ha criticato la stampa perché “non è giusto leggere sui giornali le conversazioni al telefono di due persone non indagate, cosa che accade regolarmente”. Ma poi ha aggiunto: “Il diritto all’informazione deve essere garantito al pari del diritto alla privacy”.
L’Fnsi si è detta d’accordo con lui: “Le proposte del sindacato dei giornalisti in materia di intercettazioni sono tali da garantire il pieno equilibrio tra diritto all’informazione e diritto alla privacy, come oggi è tornato a chiedere il Presidente della Camera”.
Il lavoro sul testo da votare in commissione continua, i nodi dentro al Pdl non sono stati sciolti. Ma Centaro, come il gattopardo, sta studiando come modificare l’emendamento “D’Addario”, perché tutto cambi affinché nulla cambi. La norma prevede una pena da “1 a 4 anni” per chi effettua una registrazione o una ripresa senza avvertire. Cosa che adesso è consentita dalla legge e permette a un cittadino di tutelarsi da un criminale.
Ai finiani oltre alla norma “ D’Addario” non è andato giù nemmeno l’ulteriore giro di vite per il diritto di cronaca: divieto di pubblicare tutti gli atti processuali pubblici fino alla conclusione dell’udienza preliminare.
Alla Camera era stata Giulia Bongiorno a inserire la possibilità di pubblicare per “riassunto” gli atti processuali (non le intercettazioni) già noti alle parti. Ma il punto è che il dikat di Berlusconi deve essere eseguito. Il ministro Alfano, sempre a “Effetto Domino”, nonostante sia già stato smentito in passato, ha sostenuto che per colpa “dell’abuso delle intercettazioni, il ministero della Giustizia ha circa 500 milioni di debiti con le ditte appaltatrici”. Gli ha risposto il presidente dell’Anm, Palamara, ricordandogli che “A Roma, per esempio, su 5 milioni di abitanti, ci sono state solo 5mila utenze intercettate”.
Il Guardasigilli ha poi negato l’evidenza: il ddl “ non è un bavaglio” e “le intercettazioni ci sono state e ci saranno”. Altra risposta di Palamara: “Il limite massimo di 75 giorni per effettuarle limita il potere di indagine del magistrato".
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