UGO MAGRI
Nulla regge più. Reduce dalle Americhe, il Cavaliere ha impiegato un attimo a rendersi conto. Uno dopo l’altro, si sbriciolano i bastioni della fortezza berlusconiana. Svanita la certezza di una maggioranza parlamentare, c’è bisogno che ogni giorno Fini ne certifichi l’esistenza in vita. L’asse con
E la raffica di interviste serali del premier, dal Tg1 di Minzolini a RadioRai di Preziosi, intende comunicare due cose all’Italia. La prima: non si creda ai soliti giornali comunisti che hanno provato a trasformare la missione internazionale del premier in un’allegra vacanza brasileira, tra bionde assistenti e ballerine oba-oba. E’ l’esatto contrario, alle imprese italiane Berlusconi è convinto di aver spalancato le porte dell’Eldorado. Secondo messaggio urbi et orbi: aspettatevi un cambio di passo. Della serie: «Ho capito, così non va, serve una reazione, adesso vedo e provvedo». Non fra un anno o un mese, ma «subito», precisa il consigliere-portavoce Bonaiuti. Chi ha occasione di parlare col premier, è colpito in queste ore dal suo tono di voce, per niente giocoso anzi insolitamente grave e determinato. «Sto per prendere delle decisioni importanti», ripete, «a breve le annuncerò e ne darò conto ampiamente». Clima da vigilia che cambierà il corso degli eventi. E mistero assoluto su quanto dobbiamo attenderci.
Per la prima volta da che esiste il Popolo della libertà pochissimo filtra da un vertice con lo stato maggiore, presenti tutti i protagonisti eccezion fatta per Bondi (reduce dalla pubblica lite con Fini) e Ghedini (parecchio irriverente col Quirinale). Non si fatica a immaginare Bocchino e gli altri oppositori interni con l’orecchio teso per captare notizie, indiscrezioni dal summit. Zero notizie anche loro, solo cellulari spenti, segreterie telefoniche, tutto molto, molto strano. Sembra quasi un clima creato ad arte. Risulta comunque che due piani vadano tenuti ben distinti nella strategia del Cavaliere. Una cosa è Fini, altra cosa completamente diversa dev’essere Napolitano. Il primo, cioè Gianfranco, Berlusconi nemmeno lo vuole considerare. Per lui è morto e sepolto. Lascia che se ne occupino i coordinatori, vedano loro come regolarsi nelle trattative con la minoranza, purché lo tengano fuori «tale è il mio disgusto».
Butta davvero male, se pure Cicchitto (cui non dispiacerebbe ricucire con Fini) comincia a prospettare seriamente l’ipotesi di una «separazione consensuale», comunque preferibile a questa lite senza costrutto. Su Napolitano, viceversa, massima concentrazione del premier. L’unico dignitario berlusconiano che accetta di parlare, naturalmente anonimo, la mette così: «Berlusconi non vuole rompere con il Colle, però sulle intercettazioni sbaglia chi immagina che chinerà la testa. Col Quirinale cercherà un chiarimento vincolante e definitivo, ha in mente un’uscita per mettere tutti con le spalle al muro. Come? Prenderà iniziative autonome, prepara un colpo di teatro... All’Ufficio di presidenza del partito convocato mercoledì? No, non così tardi. La sua intenzione è di muoversi prima, tra lunedì e martedì».
Un weekend di riflessione, e poi lancia in resta. Difficile che un personaggio tutto d’un pezzo come Napolitano si lasci forzare la mano dal premier. Se Berlusconi pretenderà garanzie preventive sulla controfirma presidenziale, rischia di andare a sbattere. Non è malizioso ricordare che certe cariche a testa bassa sono lanciate apposta per nascondere le ritirate (il Cavaliere non ha rivali in materia). Più ragionevole immaginare un altro scenario, di trattativa responsabile tra istituzioni. Un negoziato dove per forza tornerà in ballo la posizione di Brancher, nominato ministro da due settimane e ancora privo di deleghe. Circolavano ieri sera voci di dimissioni imminenti. Un sacrificio sull’altare del chiarimento.
3 commenti:
INSOMMA, TENTERA' DI FREGARE TUTTI, QUIRINALE COMPRESO?
Soprattutto e come sempre fregherà gli italiani che ormai sono "pecore assenti".
TEMO DI SI', MI CONSOLA, SI FA PER DIRE, IL FATTO CHE CHE GLI ITALIANI MERITANO DI ESSERE FREGATI.
NON HAI VISTO IL VIDEO DI MIO NIPOTE LORENZO? E' DI OGGI.
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