

Fini non si dimetterà da presidente della Camera. Anzi, chiedere che se ne vada cozza con
«A Berlusconi e Bossi -continua Bocchino - va ricordato che furono proprio loro a inaugurare nel 1994 la stagione dei presidenti delle Camere di parte, che fino ad allora erano sempre stati concordati con l’opposizione o addirittura assegnati alla minoranza nell’ottica di favorire la nascita di un contrappeso parlamentare. Tale prassi fu modificata quando Berlusconi e Bossi indicarono Carlo Scognamiglio e Irene Pivetti ai vertici di Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio».
«Successivamente sempre Berlusconi e Bossi - ribadisce il capogruppo di FLI - hanno inaugurato nel 2001 la stagione dei presidenti di Parlamento leader di partito, eleggendo Pierferdinando Casini allo scranno più alto di Montecitorio. Tale innovazione si è poi consolidata con l’elezione di Fausto Bertinotti prima e di Gianfranco Fini poi». «Tutto ciò dimostra pertanto che la richiesta di Berlusconi e Bossi è strumentale, irrituale e irricevibile ed è gravissima sotto il profilo istituzionale, considerato che la terzietà riguarda il ruolo e non la personalità politica, riguarda la conduzione del ramo parlamentare presieduto e non la libera espressione dei propri convincimenti politici», conclude Bocchino.
Inoltre, ha detto Bocchino in collegamento telefonico con SkyTg24, il comunicato diffuso da Silvio Berlusconi e Umberto Bossi ieri sera al termine del vertice di Arcore è «una non-risposta alle questioni politiche che Fini ha avanzato. Berlusconi si lamenta che il potere giudiziario sconfina nel potere esecutivo ma poi lui fa sconfinare il suo potere esecutivo in quello legislativo». Le dimissioni vengono chieste «per intimorire Fini ma non ci saranno. La sfiducia del presidente della Camera non è prevista, in questo modo si apre solo un conflitto istituzionale».
Nessun commento:
Posta un commento