

ILVO DIAMANTI
C'E' ATTESA per quel che dirà Gianfranco Fini a Mirabello. Oggi, nel discorso di chiusura della festa Tricolore. Un'occasione singolare e significativa. Dove si celebra la tradizione della Destra dissolta nel contenitore politico di Berlusconi. Fini: fondatore e ultimo presidente di An, erede di Almirante. Il cofondatore del PdL. E oggi Grande Antagonista. Il Nemico di Silvio Berlusconi, che non sopporta l'opposizione, le contestazioni, le correnti.
All'interno del «suo» partito. Berlusconi e i «suoi» – consulenti, discepoli, assistenti – vorrebbero che, infine e finalmente, si esponesse. E divenisse, infine e finalmente, il capo di un nuovo partito. Leader dei futuristi. Oppure si opponesse alle condizioni poste da Berlusconi. I 5 punti. Così potrebbe, infine e finalmente, cacciarlo via. Meglio: Fini si porrebbe automaticamente fuori. Dalla maggioranza. Così il Padrone del Pdl potrebbe elaborare una strategia. Decidere, infine. Se andare a nuove elezione e quando. Come e con chi. Oppure tentare di convincere una parte dei parlamentari di Fli a rientrare a casa. (Lui sa essere generoso con gli amici, come ha rammentato ieri).
Non a caso, Berlusconi – e i suoi giornali – agitano sondaggi che danno Fli, il partito di Fini, intorno al 2%. Cioè: quasi nulla. In realtà, altri sondaggi gli attribuiscono almeno il doppio di quei consensi: tra il 4 e il 5%. Meno di qualche mese fa. Ma non poco, visto che Fini da mesi è «fermo» e il partito è solo un'ipotesi. Una voce. Mentre il Pdl è valutato intorno al 30%, come in luglio (e alle regionali) e
Di certo Fini, personalmente, preferirebbe il Centrodestra. Perché il suo bacino elettorale di provenienza e di vocazione è lì. Lui si considera un neo-gollista, un uomo della Destra democratica e liberale. Presidenzialista e laico. Ma Berlusconi, ovviamente, non lo vorrebbe mai con sé. E lui, Fini, non vorrebbe mai stare con Berlusconi. Troppo profonda l'ostilità personale. Da tempo. Si sa. Fini non ha mai sopportato che Berlusconi lo tenesse, eternamente, in panchina. Insieme a Casini. Ad attendere una successione senza garanzie né scadenze. Tantomeno ha sopportato le interferenze con la sua vita personale. Da parte dei media amici di Berlusconi. Così, le ragioni politiche e quelle private si sono mischiate. D'altronde, questa è una democrazia personale e personalizzata. Dove i fatti privati sono pubblici e viceversa. Non a caso Fini è stato al centro di una campagna, martellante e quotidiana, per gli affari della sua compagna; o meglio: del fratello e della famiglia Tulliani. Almeno 30-40 prime pagine. Piene. Anche se, dopo la saga berlusconiana (moglie, affari, amiche, amici, residenze estive e invernali, ragazze, escort e quant'altro), è difficile che qualcosa possa davvero scandalizzare gli italiani.
D'agosto, poi, sotto l'ombrellone. Con le notizie e le foto che rimbalzano tra le riviste di gossip e di infotainment, la stampa d'informazione e Dagospia. Diventa quasi un tormentone estivo, a uso di un popolo mitridatizzato. Per questo, oggi c'è attesa. Che Fini parli, dica, decida. Faccia lui. Qualcosa di chiaro. Uno strappo o un segno di buona volontà. Dichiarandosi indisponibile o leale verso il programma dettato da Berlusconi. Tuttavia, è altamente improbabile – diciamo pure: impossibile – che Fini faccia qualcosa di tutto ciò. Liberando Berlusconi dall'incertezza che lo logora. Infine e finalmente. Molto più facile che decida, come fin qui, di stare fermo. In tutti i sensi. Fermo: nel suo ruolo istituzionale. Disponibile a sostenere il programma, ma non contro
Più reticente sui contenuti – che lo potrebbero «schierare» in modo deciso. Fermo. Senza reagire, più di tanto, neppure agli attacchi personali e agli scandali cresciuti intorno a lui. D'altronde, la fiducia personale nei suoi confronti è calata, ma resta ancora elevata. Certo, è cresciuta al centro e a sinistra, ma, a destra, Fini continua a godere di un buon livello di simpatie. Non fosse altro che per nostalgia. Per cui è guardato – con attenzione ma anche timore – da Casini, Rutelli, perfino da Bersani. E, nel centrodestra, da Bossi e dai leader leghisti. I quali, dopo tanti attacchi, nelle ultime settimane, hanno iniziato a manifestare stima nei suoi confronti. Bossi, in persona, si è proposto di ricucire i rapporti con Berlusconi. E, nei giorni scorsi, ha garantito per lui: Fini non farà strappi. Una svolta che non deve sorprendere.
Fini e i finiani – finché restano nella maggioranza – indeboliscono il Pdl e Berlusconi 2 volte. Perché gli levano parlamentari e voti. Perché lo rendono più vulnerabile nel Sud. Bossi e
(05 settembre 2010)

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