martedì 7 settembre 2010

METODO BOFFO SU MONTECITORIO


B: costringere il nemico a rompere, poi voto

di Sara Nicoli

Costringere “Giuda” a tradire. Mettere “l’infido alleato” nelle condizioni di provocare l’insanabile rottura in modo da poterlo additare in futuro come causa di ogni male, principe dell’inganno e ragione unica del ricorso anticipato alle urne. Per far capire a un elettorato che potrebbe restare spiazzato, che se non si è riusciti ad andare in fondo alla legislatura, a fare le grandi riforme e a rendere il Paese più vicino all’Europa, la colpa è solo sua: di Gianfranco Fini.

Di questo hanno parlato ieri sera a cena Bossi e Berlusconi, durante quello che non è stato un incontro del lunedì come tutti gli altri. Al centro del tavolo, dove c’era il gotha della Lega e del governo, due argomenti chiave: come andare avanti “finché regge la maggioranza”, per dirla con Fabrizio Cicchitto, e come rendere una vita d’inferno a Fini, minando da dentro il Parlamento la sua credibilità politica per portarlo, se possibile, verso le dimissioni. Su come attuare una guerriglia parlamentare (che non si è mai vista prima contro la terza carica dello Stato) si è discusso a lungo, convenendo che si dovrà organizzare qualcosa di simile a quanto avvenuto durante tutta l’estate sulle pagine dei giornali di famiglia (che hanno annunciato il proseguimento della campagna di discredito contro Fini). Stavolta, però, sarà fatta in chiave politica: insomma, un “metodo Boffo”, per citare Stracquadanio, che metterà in imbarazzo il leader di Futuro e libertà proprio nello svolgimento delle sue funzioni di primo inquilino di Montecitorio.

MA È LA PROSSIMA fase politica a rendere inquieto Berlusconi. È “il cerino” che ormai sa di avere in mano, ma che non ha alcuna intenzione di trattenere. “Però così non dura – ha sostenuto con la consueta lucidità Bossi – e se Berlusconi dava retta a me si andava alle elezioni, Fini, Casini e la sinistra scomparivano; per il Cavaliere la strada è molto stretta, se tutti i giorni deve andare a chiedere i voti a Fini e Casini per far passare una legge allora non dura”. Dichiarazioni che fanno chiaramente comprendere come, ormai, ci si stia avviando verso una fase di costruzione della campagna elettorale. Anche la richiesta di fiducia sui cinque punti, a questo punto, viene considerata solo un passaggio obbligato più che un reale momento di snodo per il proseguimento dell’azione di governo. Ecco, allora, la strategia. Il Cavaliere chiederà la fiducia sul nuovo programma. “Fini – ha spiegato ieri sera Ignazio La Russa entrando ad Arcore per il vertice – ha lasciato il cerino in mano a Berlusconi, quindi rimane il nostro programma, vedremo chi in Parlamento ci darà la fiducia e chi no. Se non ce la daranno, andremo dal presidente della Repubblica a chiedergli di votare”. E, quindi, dando il segnale di ciò che attende Fini alla riapertura della Camera: “Mi è molto dispiaciuto – ha sottolineato La Russa, rispedendo al mittente le parole di Fini contro gli ex colonnelli lanciate da Mirabello – che il mio generale abbia cambiato bandiera dando l’impressione di poterla cambiare ancora”.

RESTA DA VEDERE quale sarà il punto su cui i berluscones tenteranno di mettere all’angolo Fini costringendolo a “tradire”. Perché, come ha detto il premier ieri parlando sia con Mariastella Gelmini che con Niccolò Ghedini, “per andare a votare serve un incidente politico, un fatto”. Nelle parole del Cavaliere qualcuno ha tradito anche l’amarezza per il discorso di Mirabello “fatto di attacchi personali, contro di me e contro la Lega”. Però, ha ragionato ieri sempre Berlusconi, per trovare un incidente potrebbe anche essere la Lega ad entrare in campo, casomai calcando la mano sul tema del federalismo che per Fini rappresenta un punto nevralgico su cui, tuttavia, occorre ponderare ancora a lungo. Comunque, per arrivare alle elezioni serve “un fatto”. E va trovato in fretta. Un po’ perché il pressing di Bossi è stato pesante sul fronte delle urne; la Lega, oggi, è al 12,13%, un record storico per il Carroccio e Bossi non vuole in alcun modo dissipare nel tempo questo tesoro elettorale andando per le lunghe. Più grama, invece, la situazione del Pdl, oggi sotto il 30%, fatto – anche questo – storicamente importante perché non accadeva da prima del 2001. Quello di cui hanno paura sia Bossi sia Berlusconi, comunque, è la possibilità che il Quirinale spinga verso il governo tecnico nell’ipotesi delle urne anticipate. Al Senatùr sarebbe rimasto particolarmente indigesto il passaggio del discorso di Fini dove veniva ipotizzata la possibilità di un cambio della legge elettorale. Su questo, ieri sera Bossi e Berlusconi avrebbero stretto un patto di ferro: o fiducia o urne, ma niente governo tecnico.

Comunque, ormai, è caccia al “fatto” che costringa “Giuda” a tradire. E se non sarà il federalismo, o la cittadinanza o anche il biotestamento, allora non resterà che puntare sulla giustizia. Tante carte sul tavolo che Berlusconi rimetterà oggi su quello di Palazzo Grazioli, dove è in programma un nuovo vertice che farà il punto sul calendario sentito Bossi e le sue richieste. Il grido di battaglia, comunque, pare deciso. In attesa del “fatto”.

6 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

LA "CONSUETA LUCIDITA'" DI BOSSI E' DOVUTA AL FATTO CHE LA SUA MENTE NON E' STATA ROVINATA DAGLI STUDI, DALLA CULTURA, E' LI' BELLA E INTEGRA E PRIVA DI AFFANNI. GLI MANCA PERFINO L'ERUDIZIONE. DICEVA TOTO': "MA MI FACCIA IL PIACERE"!
COME AVEVA RAGIONE!

Geppo ha detto...

cara signorina Nicoli, la sua analisi mi pare troppo elaborata.
Fini e Berlusconi hanno litigato, si vuole andare alle elezioni in modo da "sistemare le cose" e purgare i reietti di Future e liberta.
Va fatto notare tuttavia che i parlamentari prendono la loro pensione d'oro dopo due anni e mezzo di legislatura e tale termine non è ancora trascorso.

Mi dica in tutta onestà. se le mancasse qualche giorno ad avere vitalizio e per una "cazzata" di partito potrebbe perderlo, non si inventerebbe tutti i governi tecnici del mondo per arrivare ai fatidici due anni e mezzo ?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

L'analisi di Sara Nicoli è impeccabile. Tu non l'hai capita affatto. La scadenza del periodo minimo di legislatura necessario per la percezione della pensione è ciò che il PDL e la Lega Nord temono di più, qualora si dovesse andare ad una consultazione del Presidente della Repubblica per dimissioni del Governo, potrebbe creare quella maggioranza per un governo di transione necessario per riformare la legge elettorale e quella sulla disciplina dell'informazione televisiva (RAI). Vedremo.

Geppo ha detto...

A me sembra che la fretta di andare a votare sia dovuta all' onestà a chi vuole evitare agli italiani un nuovo esborso. E comunque a verificare la cosa ci vuole poco. Scommetto che ci sarà un governo tecnico che sta in carica due/tre mesi senza cambiare nulla. Giusto per arrivare a farci votare nell'estate.
Se succedesse cosi, se si arrrivasse all' estate senza alcuna modifica della temuta legge elettorale è evidente che le vostre ipotesi di complotto sarebbero da considerare pure illazioni. Dopo tutto la gente le cose le fa sempre e solo per i soldi.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mi devi scusare Geppo, se ho pubblicato questa sera il tuo commento, in quanto lo stesso è pervenuto su un PC. al quale solo adesso ho avuto nuovamente accesso.
Intanto, sono accadute tantisisme altre cose.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Avevi ragione Geppo. Inoltre, adesso il vitalizio dal 1° febbraio di quest'anno si acquisice per il parlamentare alla prima elezione dopo cinque anni, cioè con durata pari alla legislatura. Dunque tutti stanno tornando all'ovile.