giovedì 30 settembre 2010

MIGLIO AL SOLE


di Gianni Barbacetto

Il Sole delle Alpi sarà tolto (speriamo presto) dalla scuola di Adro, e va bene. Su questo è intervenuto perfino il capo dello Stato. Ma un’altra ferita resta aperta: è mai possibile che una scuola pubblica della Repubblica italiana sia intestata a Gianfranco Miglio? Non solo per il fatto che Miglio la Repubblica la voleva distruggere, dividendola in tre “cantoni”, Nord, Centro e Sud. Ma anche e soprattutto per “come” voleva distruggerla. Aveva un lucido piano, che per qualche tempo ha camminato sulle gambe della Lega. E che ha esplicitato in un’intervista rilasciata al Giornale nel 1999. “Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ’Ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.

Ecco il progetto di Miglio: “Costituzionalizzare” la mafia, affidandole in gestione il Sud (il Centro era da abbandonare alla “vecchia politica romana”), in modo da avere le mani libere sul Nord. Farneticazioni di un vecchio professore bizzoso? No, garantiscono i magistrati di una vecchia inchiesta palermitana, chiamata “Sistemi criminali”.

C’era, nei primi anni Novanta, un progetto per ridisegnare gli assetti del potere in Italia, dopo la deflagrazione della Prima Repubblica. Erano all’opera diversi soggetti: una parte del vecchio mondo politico, esponenti del mondo economico, pezzi degli apparati dello Stato, settori della massoneria... Ma anche Cosa Nostra e la ’Ndrangheta si erano messi in pista. Erano alla ricerca di nuovi referenti politici, dopo aver rotto con la Dc di Giulio Andreotti, accusato di non aver mantenuto gli impegni presi con i boss. Avevano così promosso, insieme con una composita compagnia di massoni e fascisti, faccendieri e affaristi, la costituzione di Leghe del Sud: contrapposte ma complici della Lega Nord. Il risultato sperato: far diventare la Sicilia “la Singapore del Mediterraneo”, in mano a Cosa Nostra. Naturalmente il Nord sarebbe stato lasciato a Umberto Bossi.

Un piano da fantascienza? Per giudicare, bisogna ripensare a quei mesi febbrili del 1992-93 in cui i vecchi partiti crollavano sotto i colpi di Mani Pulite, le stragi insanguinavano l’Italia e tutto pareva possibile. Dentro la Lega, in quei mesi, si dava da fare un ambiguo faccendiere, strettamente legato al professor Miglio: Gianmario Ferramonti, amministratore della Pontidafin, la finanziaria del Carroccio, in contatto con la massoneria italiana e internazionale e con ambienti dei servizi di sicurezza nazionali e stranieri.

Racconta il collaboratore di giustizia Leonardo Messina: “Dopo la Lega del Nord sarebbe nata una Lega del Sud, in maniera tale da non apparire espressione di Cosa Nostra, ma in effetti al servizio di Cosa Nostra; e in questo modo noi saremmo divenuti Stato”. Aggiungono i magistrati: “Uno dei protagonisti dell’operazione sarebbe stato Gianfranco Miglio”. È lo stesso Miglio a cui in Padania si intitolano scuole?

2 commenti:

L'angolo di raffaella ha detto...

E' questa è la nosta Italia!!!
L'Italia delle "contraddizioni"
Abbiamo da un bel pò l'Italia, ma non abbiamo ancora gli "Italiani"

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ESATTO!