venerdì 29 ottobre 2010

I SOLDI NON C’ENTRANO


di Bruno Tinti

Il 27 ottobre la Camera ha discusso del bilancio 2011 e del programma finanziario 2011-2013. Per la parte che riguardava la Giustizia, il PD ha presentato un emendamento sulla previsione di fondi per l'informatizzazione e un altro per l’eliminazione del taglio agli straordinari del personale; entrambi gli emendamenti sono stati respinti.

Secondo il PD, dunque, la crisi della Giustizia potrebbe essere alleviata con la formula: più soldi, più mezzi, più personale. Il che non solo è irragionevole ma è un errore politico: nonostante le trionfalistiche dichiarazioni di B, l’Italia, come tutto il mondo occidentale, è alla canna del gas; e chiedere soldi ai poveri è privo di senso.

Sulla irragionevolezza provo a spiegarmi con un esempio.

Supponiamo che Marchionne metta in cantiere un nuovo modello di macchina: dovrà trasportare 5 persone, 250 kg di bagaglio, raggiungere 150 km/h e consumare non più di 10 litri per 100 km. Queste caratteristiche, naturalmente, non sono frutto del suo capriccio ma corrispondono alle esigenze del mercato: le macchine prodotte dalle altre fabbriche le hanno. Quando il prototipo è pronto si scopre che il motore non ce la fa a portare la macchina a 150 km/h: è troppo poco potente. Si potrebbe alleggerire la macchina; ma in questo caso diventerà troppo piccola e non potrà portare le persone e il bagaglio previsti. Oppure si può aumentare la potenza del motore; ma in questo caso consumerà più di 10 litri per 100 km. Progetto sbagliato. Marchionne licenzierebbe gli ingegneri, ne assumerebbe di più bravi e ordinerebbe di ricominciare da capo.

Il PD aumenterebbe la potenza del motore, ma non poi tanto; e rimpicciolirebbe la carrozzeria, ma di poco. Risultato: macchina inutile, pericolosa e costosa. Nessuno la compra.

Tutto questo perché Marchionne capisce di economia e il PD no. In particolare il PD non ne conosce la legge fondamentale: “i bisogni sono infiniti; ma i beni (cioè le risorse necessarie per soddisfarli) sono finiti (nel senso di limitati)”. Il che vuol dire prima di tutto che nessuna esigenza può essere soddisfatta semplicemente aumentando le risorse che essa richiede; e, in secondo luogo, che, se l’aumento di risorse è necessario perché altrimenti l’esigenza non è soddisfatta, allora questo modo di soddisfarla è sbagliato e bisogna trovarne un altro.

Applichiamo tutto questo alla giustizia. Se c’è bisogno, per farla funzionare, di risorse straordinarie (l’Italia spende, in proporzione al numero di abitanti, più di quanto spendono gli altri Paesi occidentali), vuol dire che il sistema è sbagliato e che bisogna riprogettarlo. Il che, del resto, è spiegato con disperata perseveranza da decine di persone esperte della materia. E non è un caso che B&C da questo orecchio proprio non ci sentono. Certo, qui il nuovo progetto non lo posso raccontare bene; il Fatto si paga la carta con i suoi soldi. Mi limito alla pre-condizione fondamentale: buttare nel primo cassonetto della monnezza (non napoletano perché se no ce lo troveremo tra i piedi per l’eternità) il codice di procedura penale; e anche un buon pezzo di codice e leggi penali.

Nessun commento: