venerdì 29 ottobre 2010

PRESIDENTE, COSA HAI FATTO IN QUESTI ANNI?


Al Daily Show Obama risponde alla domanda che molti si fanno

di Angela Vitaliano

“Quando abbiamo promesso dei cambiamenti, non li abbiamo promessi in 18 mesi. Si trattava di cambiamenti che richiedevano tempo”. Sceglie la platea del Daily Show, Barack Obama, per chiedere ancora una volta agli americani di continuare a credere nel cambiamento e andare avanti.

NELL’HARMAN Center for the Art di Washington, sede d’eccezione dello show di Jon Stewart “in trasferta” e in preparazione del “Rally to Restore the Sanity” di domani, Obama sembra trovarsi perfettamente a suo agio anche quando si vede costretto a ribattere al suo ospite che definisce l’azione del Congresso “timida” se confrontata ad una campagna elettorale tutta basata sull’audacia. “Jon – dice il presidente – io amo il tuo show ma sono costretto a contestare la tua affermazione soprattutto se riferita alla riforma sanitaria”. Due anni difficilissimi, quelli che il paese ha appena attraversato e che “non potevano che determinare un profondo senso di frustrazione come sentimento comune a molti americani – ha detto Obama – eppure abbiamo fatto tanto per arrestare l’emorragia economica, con gli aiuti alle piccole imprese, la riforma di Wall Street e molto altro che tanti nemmeno sanno”. “Presidente, ci vuole dire che ora sta preparando un Surprise Party con le cose di cui non ci siamo accorti: posti di lavoro, ripresa economica e altro ancora?” lo rintuzza Stewart, strappandogli una risata. Nessun Surprise Party ma la convinzione che la strada sia quella giusta e che l’azione di governo sia stata in grado, finora, per lo meno di arrestare la seconda peggiore depressione che il paese abbia mai conosciuto. È tornato l’oratore che tanta parte di America ha amato, Obama, in questi giorni sfinenti di una campagna elettorale durissima che vede il serio rischio per i democratici di perdere il controllo della Camera, se non anche del Senato. Pur essendo risalito nei sondaggi, il presidente non è riuscito, infatti, ad allontanare del tutto il senso di insoddisfazione, di rabbia e di scontento che potrebbe diventare, con il cambio di maggioranza, un ostacolo enorme sulla strada delle riforme ancora da fare.

Eppure, i dati del sito web – vincitore del premio Pulitzer – Politict Fact confermano che l’amministrazione in questi due anni ha lavorato molto: 122 sono, infatti, le promesse mantenute e 41 quelle su cui sono stati raggiunti dei compromessi; 236 sono in “lavorazione”, 82 in “stallo” e 22 quelle non mantenute del tutto. Nonostante ciò, la percezione dell’americano medio è che, in questi due anni, tutto sia rimasto insopportabilmente immobile o, addirittura, sia andato peggiorando in maniera preoccupante.

LE PREOCCUPAZIONI piu’ immediate, per la maggioranza, sono il lavoro e la possibilità di pagare l’affitto, due problemi che l’amministrazione non sembra aver risolto. Un recente sondaggio del Washington Post mostra, infatti, che il 53% della popolazione è seriamente preoccupata di perdere la propria casa per l’impossibilità di pagare il mutuo. Molti, perciò, vorrebbero che la Casa Bianca imponesse alle banche, fortemente responsabili dello sfascio attuale, uno stop nei pignoramenti. L’amministrazione, tuttavia, supportata dalla gran parte degli economisti, ritiene che questa mossa potrebbe compromettere un mercato immobiliare ancora troppo debole. Una decisione “sensata”, da un punto di vista economico ma sicuramente impopolare per le conseguenze politiche che potrebbe avere. Grande scontento ha prodotto anche lo stimulus package, approvato dall’amministrazione Obama per ridare energia al mercato del lavoro. Nonostante i dati della scorsa estate avessero confermato che, proprio il pacchetto di aiuti, aveva prodotto o salvato oltre tre milioni di posti di lavoro, la sensazione prevalente è quella di un paese che non riesce a rialzare la testa. Eppure, i dati dell’ultimo weekend mostrano un sensibile calo nella percentuale di richieste per il sussidio di disoccupazione, segno che il mercato del lavoro, sebbene in maniera lentissima si stia rimettendo in moto.

“Yes we can”, ha ribadito Obama salutando Jon Stewart “ma non in un notte”. Resta, però, il fatto che il 43% degli americani, – secondo Gallup – si recherà alle urne con le preoccupazioni per l’economia al primo posto e con molta meno speranza del 2008. Non nasconde più, intanto, le sue velleità presidenziali Sarah Palin, che galvanizzata dal possibile successo dei candidati del Tea Party, da lei sostenuti, conferma in un’intervista alla Cbs che “se non ci sarà nessun altro, allora credo proprio che dovrò candidarmi io nel 2012”. Una data che anche per Mitch McConnel, leader della minoranza repubblicana al Senato, sembra essere l’unico fattore su cui focalizzarsi “per essere certi che il presidente Obama non abbia un secondo mandato”.

DA SABATO comunque, data della manifestazione organizzata da Jon Stewart e fino a mercoledì, riflettori su Washington dove, intanto, procedono le indagini dopo l’arresto di Farooque Ahmed, l’uomo accusato di tramare un attacco terroristico alla metropolitana cittadina.

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