sabato 30 ottobre 2010

Montecarlo: ecco la verità del Pm


NELLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DEPOSITATA DALLA PROCURA DI ROMA NON CHIARITI TUTTI I MISTERI

di Rita Di Giovacchino

I firmatari dell'esposto sulla casa di Montecarlo hanno dieci giorni di tempo per ricorrere contro la richiesta di archiviazione nei confronti di Gianfranco Fini e Francesco Pontone, depositata ieri presso l'ufficio del Gip dalla Procura di Roma. Quattro paginette, che ricostruiscono in venti punti, l'intera telenovela del tricamere in Boulevard Princesse Charlotte 14, che ha disseminato veleni durante l'estate e dove tuttora abita Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini.

Come ormai sappiamo il presidente della Camera e l'ex tesoriere di An sono indagati per truffa aggravata da quando, in base ai dati forniti dalla Chambre immobilière Monegasque, si è stabilito che il valore dell'appartamento in questione è di 819 mila euro, il triplo di quanto dichiarato nel 1999 dallo stesso Pontone al fisco francese. Anche se, scrivono i pm, si tratta di valutazione “astratta” che non tiene conto della vetustà dell'immobile, descritto dai testimoni come fatiscente. Tanto che, a detta degli stessi querelanti, i lavori di ristrutturazione ammonterebbero a 90 mila euro. Spesa sostenuta da Giancarlo Tulliani, semplice affittuario dal 30 gennaio 2009. La prima stranezza.

MA PRIMA di inoltrarci in qualche novità che emerge dal documento, va ricordato che la Procura di Roma nel chiedere l'archiviazione si limita a definire la questione in punto di diritto, sostenendo che il reato di truffa non è contestabile al “presidente/amministratore di un'associazione non riconosciuta, rappresentante della stessa, pertanto titolato a disporre del suo patrimonio”. E di conseguenza, come afferma il pm Laviani “ogni questione che lo riguardi... come la inopportunità dell'atto e lo svantaggio economico per la associazione attiene ai sensi dell'art. 18 in relazione all'art. 1710 c.c alla diligenza e responsabilità del mandatario ed azionabile nella competente azione civile”.

La parola passa dunque al giudice delle indagini preliminari che, stando a indiscrezioni, potrebbe non condividere tale impostazione e chiedere un supplemento di indagini su molte oscurità, magari il ruolo giocato da Giancarlo Tulliani che sarebbe ignorato dai pm risulta al centro della vicenda. Il cognato di Fini risiede a Monaco dal 13 maggio 2009, tre mesi dopo aver firmato il contratto di affitto con la società Timara “per un periodo rinnovabile di tre anni, a un prezzo pari a 19.200 euro (1.600 euro al mese) da pagarsi in rate trimestralmente anticipate”. Siamo al quindicesimo punto quando la procura conferma che nel contratto di locazione “sotto le diciture 'locatore' e 'locatario' appaiono due firme identiche così come quelle apposte sulla clausola integrativa del 24-2-2009. Un'anomalia già emersa la scorsa estate, ora confermata, anzi duplicata visto che la doppia firma compare in due documenti diversi. Confermato anche il “giallo” delle società gemelle – la Printemps e la Timara entrambe fondate il 30 maggio 2008 – che hanno acquistato a distanza di tre mesi lo stesso immobile, pur avendo la medesima sede (in Manoel Street 10, Castries, Santa Lucia) e gli stessi amministratori (Anthoine Izelaar e James Walfezao). Due società rappresentate all'atto di vendita dalla Jaman Directors Ltd e la Janom Partners Ltd, stessa sede e stessa data di nascita. Una mania.

FU LA TIMARA a chiedere l'autorizzazione al condominio per i lavori di ristrutturazione, poi eseguiti dall'architetto di Monaco Blanchi. Ma perché mai Tulliani paga per oltre un anno 1.600 euro al mese di affitto, per un appartamento dove va a vivere soltanto nei primi mesi del 2010? Gli ex di An tagliano corto: è lui il vero proprietario della casa monegasca, dietro Printemps e Timara c'è soltanto lui. I pm romani non entrano nel merito, ma indicano come sospette alcune transazioni bancarie segnalate da Unicredit- Banca di Roma, tra febbraio e marzo 2009, da cui risulta che Tulliani ha trasferito 70 mila euro in tre tranche su un conto aperto presso la Compagnia Monegasque de Banc. Naturalmente ha tutto il diritto di trasferire i suoi soldi dove risiede, non si può escludere però che i 70 mila euro gli siano serviti proprio per ristrutturare un appartamento non suo. Questi i dubbi che potrebbero indurre il gip a respingere la richiesta di archiviazione.

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