martedì 12 ottobre 2010

Napolitano: "Sì al giusto processo" Sale la tensione tra il Pdl e i finiani


In un clima di tensione totale all’interno della maggioranza sui temi della giustizia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano indica ancora una volta la priorità: quella di accelerare i tempi del processo rendendolo più efficiente e giusto.

«L’eccessiva durata dei processi - osserva il capo dello Stato in un messaggio all’Abi - mina la fiducia dei cittadini» e compromette la capacità competitiva del nostro paese sul piano economico». Occorrono, prosegue, uno scatto d’efficienza e «scelte coraggiose» che riducano i «costi di gestione e che semplifichino le procedure». E questo, per dare «piena attuazione ai principi del giusto processo». Non è certo la prima volta che Napolitano rivolge un appello del genere alle forze politiche: è dal 2006 che parla della necessità di rendere più rapida ed efficiente la giustizia.

Ma il clima politico è tale che le sue parole vengono accolte nel centrodestra quasi con un sospiro di sollievo. A inasprire gli animi, nel Pdl, contribuisce il presidente della Camera Gianfranco Fini il quale, conversando con alcuni quotidiani stranieri, avverte che, se crisi di governo dovrà essere, questa sarà sulla giustizia. Sì allo scudo per il premier, ribadisce l’ex leader di An, ma no a norme che mandino al macero migliaia di processi. In più, sottolinea, non dovranno ignorare il «mio richiamo alla legalità». Il capo dello Stato, commenta il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, «fotografa una realtà da troppo tempo sotto gli occhi di tutti». Un processo lento, osserva, rischia di diventare un atto di "non-giustizia". Ma c’è chi va oltre leggendo l’intervento di Napolitano come una sorta di 'ammorbidimento' nei confronti del ddl sul processo breve: il provvedimento approvato dal Senato, ora nel cassetto della commissione Giustizia della Camera.

Avere il "processo breve", interviene Osvaldo Napoli (Pdl), non è un «problema del premier», ma di tutti gli italiani. Sono in 14 milioni ad attendere giustizia da troppi anni. Nell’opposizione si invita però a non strumentalizzare. Il cosiddetto ’processo brevè, si spiega nel Pd, in realtà non c’entra nulla. Napolitano, assicurano, voleva solo sottolineare come fosse indispensabile rendere più rapido ed efficiente il sistema giustizia. Tutto qui. Voleva dire che invece di pensare alle leggi ad personam sarebbe meglio occuparsi dei problemi che riguardano i cittadini. Come si può pensare che un ddl come quello, con una norma transitoria che consentirebbe di cancellare i processi del premier ’mandando al macero migliaia di processì, possa trovare il via libera del Colle che lo ha osteggiato sino ad ora? Se la maggioranza fosse davvero interessata a velocizzare i processi, afferma Donatella Ferranti (Pd), «dovrebbe mettere da parte la proposta Gasparri sul processo breve che è un attentato alla Costituzione». Amministrare bene la giustizia, insiste, vuol dire accertare le responsabilità senza introdurre nuove prescrizioni «cucite su misura del premier».

Il fatto che Napolitano abbia detto ora queste cose non deve prestarsi ad alcuna "doppia lettura", dice Roberto Rao (Udc). Lui, dichiara, «fa bene a indicare le priorità e a parlare senza tabù. Le sue parole non devono essere strumentalizzate». «Fini - continua però Cicchitto - dovrebbe ascoltare le parole di Napolitano in materia di durata dei processi». Ci sono 9 milioni di processi pendenti, interviene il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, per cambiare occorre che «il mondo della giustizia accetti uno scrollone di novità». Difficoltà, infine, potrebbero esserci anche sulla riforma della giustizia annunciata da Berlusconi per il prossimo Cdm: quella che dovrebbe prevedere tra l’altro la separazione delle carriere. Ma stavolta potrebbe essere la Lega ad avere dubbi. È vero che la priorità per il Carroccio è il federalismo, ma perchè, si chiedono ’tecnicì della giustizia del partito, «si dovrebbero rafforzare i Pm creando un Csm tutto per loro?».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

IL CAPO DELLO STATO INDICA L'AGENDA POLITICA IN MATERIA DI GIUSTIZIA. NON E' COSA DI POCO MOMENTO.