venerdì 29 ottobre 2010

Riforma della giustizia, altolà di Fini Berlusconi: "Un discorso alle Camere"


Sul tema giustizia è di nuovo alta tensione. Fini da Bari attacca la riforma del Csm, chiede di lasciare liberi i magistrati dal controllo dell’esecutivo perché così, dice, funzionava nel fascismo. Berlusconi, contemporaneamente, spiega che la giustizia in Italia è un macigno, e ne parlerà alle Camere.

«Sarebbe un grave errore tornare alla soggezione dei pm all’Esecutivo, com’era nel fascismo», attacca Fini. Per «assicurare l’autonomia della magistratura dagli altri poteri, la Costituzione ha previsto un organo di autogoverno», il Csm, la cui composizione è «in strettissimo rapporto con la funzione che al Csm si vuole attribuire», dice il presidente della Camera. E una composizione non limitata ai membri togati, ma con un terzo di componenti laici «a me pare ancor oggi adeguatamente bilanciata. Un eccessivo peso attribuito alla parte non togata del Csm esporrebbe inevitabilmente questo organo a forti interferenze da parte del potere politico. In questo modo, si minerebbero proprio i principi basilari che l’articolo 104, primo comma, della Costituzione vuole assicurare, ovvero quelli della autonomia e della indipendenza della magistratura. Le conseguenze, quasi inevitabili, di un simile ribaltamento sarebbero rappresentate dai gravi rischi per l’imparzialità del giudice nell’applicazione della legge e per il rispetto, in materia penale, dello stesso principio di legalità».

Le bordate di Fini raggiungono il premier a Bruxelles: il problema della in Italia è «un macigno sulla vita democratica» dice Berlusconi, ma di questo, aggiunge, preferisco «parlare alle Camere» perchè al Consiglio europeo si parla di «cose serie». Berlusconi spiega di essere ormai pronto ad affrontare il Parlamento, come più volte ha annunciato anche in passato ha detto di voler fare senza però finora mai passare ai fatti, ma «che la data no è ancora decisa» e «non so ancora dire se e quando si farà» perchè «sono in attesa di vedere come andranno i tentativi di accordo in corso con le altre forze parlamentari» e «non voglio anticipare un mio intervento forte che potrebbe influire negativamente su lavoro che si sta facendo». Ma se questo lavoro «non dovesse portare ad un risultato positivo - dice il Cavaliere- mi presenterò in Parlamento per denunciare senza ipocrisie e infingimenti cosa penso su magistratura e giustizia in Italia».

Sul tema giustizia è di nuovo alta tensione. Fini da Bari attacca la riforma del Csm, chiede di lasciare liberi i magistrati dal controllo dell’esecutivo perché così, dice, funzionava nel fascismo. Berlusconi, contemporaneamente, spiega che la giustizia in Italia è un macigno, e ne parlerà alle Camere.

«Sarebbe un grave errore tornare alla soggezione dei pm all’Esecutivo, com’era nel fascismo», attacca Fini. Per «assicurare l’autonomia della magistratura dagli altri poteri, la Costituzione ha previsto un organo di autogoverno», il Csm, la cui composizione è «in strettissimo rapporto con la funzione che al Csm si vuole attribuire», dice il presidente della Camera. E una composizione non limitata ai membri togati, ma con un terzo di componenti laici «a me pare ancor oggi adeguatamente bilanciata. Un eccessivo peso attribuito alla parte non togata del Csm esporrebbe inevitabilmente questo organo a forti interferenze da parte del potere politico. In questo modo, si minerebbero proprio i principi basilari che l’articolo 104, primo comma, della Costituzione vuole assicurare, ovvero quelli della autonomia e della indipendenza della magistratura. Le conseguenze, quasi inevitabili, di un simile ribaltamento sarebbero rappresentate dai gravi rischi per l’imparzialità del giudice nell’applicazione della legge e per il rispetto, in materia penale, dello stesso principio di legalità».

Le bordate di Fini raggiungono il premier a Bruxelles: il problema della in Italia è «un macigno sulla vita democratica» dice Berlusconi, ma di questo, aggiunge, preferisco «parlare alle Camere» perchè al Consiglio europeo si parla di «cose serie». Berlusconi spiega di essere ormai pronto ad affrontare il Parlamento, come più volte ha annunciato anche in passato ha detto di voler fare senza però finora mai passare ai fatti, ma «che la data no è ancora decisa» e «non so ancora dire se e quando si farà» perchè «sono in attesa di vedere come andranno i tentativi di accordo in corso con le altre forze parlamentari« e »non voglio anticipare un mio intervento forte che potrebbe influire negativamente su lavoro che si sta facendo». Ma se questo lavoro «non dovesse portare ad un risultato positivo - dice il Cavaliere- mi presenterò in Parlamento per denunciare senza ipocrisie e infingimenti cosa penso su magistratura e giustizia in Italia».

Dal Csm si leva la voce del vice-presidente Vietti che chiede il recupero della «consapevolezza di un comune sentire, condiviso fra tutte le categorie degli operatori del diritto, è l’unico percorso che può consentire di porre rimedio alla crisi della giustizia e ai conflitti fra le diverse categorie, che talvolta appaiono come quelle lotte senza fine tra indiani e cowboy che vedevamo al cinema da bambini».

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