L’avvocato Laura De Rui
Violenze, abusi, stalking: assistenza dalle botte ai risarcimenti “Difficile tutelare le ragazze che diventano maggiorenni”
di Nando Dalla Chiesa
Scusate, ma quale momento più indicato per parlare di lei? A Milano c’è un signore ricco sfondato che sostiene di aiutare le minorenni in difficoltà, specie se sono nipotine di capi di Stato estero. Ecco, anche lei le aiuta. Ma senza chiedergli il pedigree. Fa l’avvocato. Si chiama Laura De Rui, è di Treviso ed è tra le fondatrici della Casa delle donne maltrattate di Milano, in via Piacenza. L’idea venne a lei e alcune militanti dell’Udi negli anni Ottanta. All’inizio uno spazio di elaborazione politica che si occupasse delle “pratiche di relazione tra donne” e in particolare delle donne “in situazione di svantaggio”. Linguaggio politicamente corretto per affrontare quel che nella vita è senza freni: violenza sulle donne. Fisica, psicologica, economica. Nell’86 nacque l’associazione, nell’88 il primo centralino per ascolto e aiuto, nell’89 il centro di accoglienza. E nel ’91 la prima casa per ospitare donne maltrattate, con indirizzo assolutamente segreto per sottrarle alla violenza del marito, padre, convivente, fidanzato o pretendente.
Da allora è stato un crescendo. Nell’era della parità si è svelata agli occhi delle fondatrici (insieme con Laura soprattutto Tiziana Catalano e Marisa Guarneri) un mondo straripante di maltrattamenti e abusi. Oggi dalla Casa passano circa ottocento storie l’anno.
I lividi nascosti dal fondotinta
DALLE DONNE già sui sessanta che dopo decenni di botte trovano, con i figli già fuori casa, il coraggio di chiedere aiuto, alle minorenni vittime di abusi domestici. “La cosa più difficile per loro è uscire di casa, trovare il coraggio di rompere il segreto, di superare la vergogna e il senso di colpa. È terribile dovere ammettere che l’uomo che hai scelto ti massacra e massacra i tuoi figli. La prima sfida è impedire che il maltrattamento scompaia. Che l’occhio pesto scompaia sotto una razione tripla di fondo tinta. Che la scelta di denunciare scompaia sotto l’invito di polizia o carabinieri a tornare a casa, una volta era la regola. Una donna raccontò di essere andata dai carabinieri per la disperazione. Ma il maresciallo era amico di suo marito. Ci penserò, io, le disse. Vedrà che basterà una telefonata. Quando tornò a casa e il maresciallo aveva già telefonato, fu accolta da una nuova tempesta di schiaffi e pugni”. Situazioni intricate, complesse, esposte a ogni dinamica psicologica.
Per questo
“Non si ha idea di quante forme possa assumere il maltrattamento. C’è stata una signora che è andata avanti tutta la vita guadagnando più del marito. Lui la picchiava e la obbligava a versare lo stipendio sul proprio conto corrente per poi dargliene una piccola parte. Alla fine con la liquidazione ci ha comprato una casa e se l’è intestata. Oppure la storia del padre padrone che raggiunge la figlia in un campeggio per percuoterla con un guinzaglio di ferro davanti a tutti. Per me la cosa più gratificante è sentirmi dire con l’aria di chi sta uscendo da un incubo ‘davvero mi puoi aiutare?’. Poi il difficile è il processo, perché loro non vorrebbero mai fare i processi a marito o convivente”.
Il processo e i risarcimenti
QUI l’avvocata veneta, rivelando in un bagliore linguistico (“Santa Maria Vergine!”) qualche tratto della pia cultura della sua terra, tira fuori una precisa scienza del combattimento processuale. “Prepariamo insieme alla psicologa il giorno dell’udienza in tribunale. La donna vittima non deve mai potere incrociare lo sguardo di lui mentre racconta. Così io mi metto in una posizione particolare e le faccio le domande in modo che veda solo me negli occhi. Semmai uso il linguaggio del mio corpo per incoraggiare e accompagnare le sue parole. Non che si ottengano grandi risarcimenti, anzi. Ma per loro il risarcimento sta nel fatto che la società le ascolti. Quanto alla pena, abbiamo da poco ottenuto un successo importante, anche se la prescrizione abbreviata è arrivata in soccorso a reati gravissimi, ma quale legge garantista”.
L’avvocata, uno studio importante in città e due figli adolescenti, formatrice per il Csm e per la polizia di Stato, sembra davvero raccontarti un altro mondo. “Le minorenni, dice. Sì, ne abbiamo tante, gli abusi sessuali in casa sono frequenti. Anzi, dobbiamo dedicare un’attenzione speciale alle ragazze che non sono più minorenni da pochissimo tempo o stanno per non esserlo più. Perché per loro non c’è più la tutela del Tribunale dei minori, e non sono certo autonome. Per loro abbiamo ideato il progetto ‘uscire dal deserto’. Mancano drammaticamente i soldi, recentemente è morta Tiziana che era una colonna, le esigenze sono grandi. Ci hanno aiutato
3 commenti:
QUANDO SI FA SUL SERIO!
E' bello leggere queste notizie, non ci siamo più abituati. Scaldano il cuore.
Interessante la domanda finale.. chi sa chi potrebbe rispondere!
CI SONO MA ... VANNO A PUTTANE!
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