


Al Comune presenta
di Luca Telese
Folla fin sulle scale della circoscrizione per l’inaugurazione in periferia di un circolo di fabbrica intitolato a Sergio Sabattini detto “faccia d’Ananas” (mitico quadro operaio, ex segretario della Fiom). Massa di studenti che si riversano come la sabbia di una clessidra nel caffè di piazza Verdi dove si tiene la conferenza stampa, trasformandola in una sorta di comizio happening. Tutto esaurito nel cinema multisala (due sale da 500 posti l’una) che ospita l’evento clou della serata, con il faccia a faccia fra Nichi Vendola e Amelia Frascaroli, la candidata cattolica (di estrazione prodiana, amica personale della first lady Flavia) che sfida il candidato ufficiale del Pd alle primarie per il Comune di Bologna. Se ti affacci a Bologna scopri che il grande vento delle primarie non cala, anzi, prende forza di città in città, portando scosse elettriche e facendo sventolare folle e bandiere.
Il leader di Sinistra e libertà arriva a Bologna per il suo tour di sostegno alla Frascaroli, per radicare la forza di Sel all’ombra delle Due Torri (un sondaggio della Dire quota il suo partito al 13%), e scopre che anche il suo momento magico continua. E così diventa inevitabile il gioco di rimbalzo fra Bologna e la ribalta nazionale: “Dicono che se vince anche Amelia non si faranno più le primarie nazionali? Mi sembrerebbe una follia. Non è possibile che saltino. Anzi: è solo con le primarie che si ricostruisce la coalizione per battere Berlusconi!”.
Sta di fatto che a Bologna l’effetto Vendola-Frascaroli sta togliendo il sonno ai dirigenti cittadini del Pd, che continuano a studiare possibili contromosse ma anche a non trovare la quadra.
ECCO IL RIASSUNTO della telenovela. Si dimette Flavio Delbono, si apre una faida. La vince il popolarissimo Cevenini, ma quando l’ex presidente della Provincia agguanta la designazione un problema cardiaco lo mette fuori gioco. Dramma. Si riapre la faida dentro il Pd, stavolta corrono tre candidati.
È IN QUESTO scenario che arriva in città Vendola. Il leader di Sel si incontra con
E VENDOLA? Fedele alla sua nuova icona ultra-ecumenica dice di voler bandire ogni conflitto: “In una competizione normale il sostegno al candidato, come quello che io voglio dare, non è un’occasione per battaglie ideologiche, ma un semplice augurio”. Figurarsi. Subito dopo, infatti, dicendo apparentemente quello che si augura di non vedere, tratteggia lo scenario che è sotto gli occhi di tutti: “Le primarie qui devono essere una bella gara e non una competizione militarizzata!” (applausi). “Non possono diventare il crocevia dei rancori e delle ambizioni personali! Non possono essere un’occasione per schierare le truppe personali e combattere casamatta per casamatta”. I mille di Bologna iniziano a spellarsi le mani. Arriva il pezzo forte: “Bologna oggi è malata. La politica bolognese è malata, afflitta da depressione. Questa malattia va curata per far ritornare la città quello che si merita – grida Vendola – una grande capitale europea”. Poi le stoccate sulla politica nazionale: “Oggi Berlusconi vara il Piano per il Mezzogiorno. Un provvedimento curioso, visto che questo è il governo più nordista e antimeridionalista della storia d’Italia!”. E poi: “Io non sono il leader di una fantomatica ‘sinistra radicale’… Io – conclude Vendola – sono qui per dire che bisogna imparare dalle nostre sconfitte, superando il minoritarismo di quella sinistra che è sempre innamorata della bella sconfitta. E il compatibilismo di quei moderati che votano tutto in nome del governo a tutti i costi”. Si parla di Bologna. Ma anche dell’Italia. E se il mondo di Amelia diventa il film delle Due torri, cambia il finale anche per le telenovelas di Roma.

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