“Spasibo”. Comunque sia, grazie. Una composta esultanza, il 3 dicembre scorso, interruppe l'incontro diplomatico tra il presidente Dimitri Medvedev e Silvio Berlusconi:
Il presidente italiano, sorridente davanti a un muro di telecamere e taccuini, cerca un merito che i documenti di Wikileaks, ben informati sull’asse Roma-Mosca e la particolare sintonia con Vladimir Putin, mai potevano prevedere. Perché non esistono: “Una piccola parte – spiega il premier ‘fiero e contento’ – spetta anche a noi. Con i nostri rappresentanti abbiamo lavorato non solo portando il nostro voto, ma anche cercando di convincere gli amici che avevamo”.
PECCATO che nell’esecutivo Fifa manchi da tempo un italiano: i 22 grandi elettori provengono dal Brasile e dall’Argentina, dalla Corea del Nord e dal Trinidad e Tobago. Non dall’Italia. Erano 24 sino a un paio di settimana fa, un haitiano e un nigeriano sono stati espulsi per “comportamento indegno”.
Enrico Letta (Pd) l’altra sera ha raccontato la bugia internazionale a Ballarò, qualcuno rideva, qualcuno, forse un po’, si vergognava. Ma il russo Medvedev ha mantenuto una calma glaciale per non contraddire l’amico italiano, forse buon alleato per strategie industriali e geopolitica, ma inutile per un aiutino con
ORMAI il pallone rotola tra i lustrini del palazzo russo e Berlusconi s’infila nell’argomento: parla di Milan e di coppe, di qualità tecniche e di fortune arbitrali. Medvedev chiude con un contentino per B: “Essendo di Leningrado sono un tifoso dello Zenit, la squadra campione di Russia allenata da Luciano Spalletti. E sono contento della collaborazione tra la nostra Federazione e l’Italia”. Che col Mondiale e
Car.Tec.
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