MARCO ALFIERI
«Purtroppo l’alternativa politica a Berlusconi al momento non c’è. C’è solo un’ammucchiata che vorrebbe buttarlo giù da palazzo Chigi. E la colpa è del Pd che ha tradito la sua missione riformatrice, incapace di dare sponda ai vagiti terzopolisti...». Massimo Cacciari, alla vigilia della conta in Parlamento, torna ad accusare l’insipienza democratica. E’ un suo rovello classico ma questa volta il fallimento brucia ancor di più perché finalmente c’era partita.
Per l’ex sindaco di Venezia «la novità degli ultimi mesi è la grande fronda di Gianfranco Fini che ha portato alla fine del Pdl e del bipolarismo all’italiana. Ma è altrettanto evidente che per la formazione di un blocco innovativo e riformatore al centro dello schieramento, sono mancati i tempi. Probabilmente lo stesso Fini pensava che la crisi non precipitasse subito».
Così il premier può sbandierare l’unica carta che gli è rimasta. Altro che Germania e la sfiducia costruttiva. Siete solo un’accozzaglia di partiti che vuol farmi fuori. E’ l’unico punto che vi unisce…
«La cosa sta in questi termini. Giustamente dal loro punto di vista sia Fini che Casini escludono la possibilità di un’alleanza di governo con il Pd. Al limite immaginano un governo tecnico per fare la riforma elettorale. Ma è un’altra cosa».
Quindi…
«Quindi siamo allo stallo. Da un lato Berlusconi è decotto, insieme al bipolarismo muscolare per come l’abbiamo conosciuto in Italia; dall’altro la mancanza di una vera alternativa lo fa sopravvivere».
Di chi sono le responsabilità dell’impasse?
«Fini ha avuto il coraggio di uscire dalla palude e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Casini lo aveva già fatto 2 anni fa. Rutelli è stato l’unico leader Pd a criticare l’aborto democratico, uscendo dal partito. Ma loro 3 da soli non bastano, tanto più che il Terzo polo è ancora una prospettiva senza un vero programma».
Dunque la mancanza di alternativa a Berlusconi è senza colpevoli?
«Macché. La responsabilità immensa è tutta del Pd. Un partito nato male, o forse mai nato. Dopo la caduta del governo Prodi c’erano tutte le possibilità per lavorare ad un’alternativa forte al berlusconismo usurato. Avevamo cinque anni davanti, ma è mancata completamente la classe dirigente, la strategia, la cultura politica e un agenda nuova per il paese».
E’ impietoso, professore…
«Il più grande partito di opposizione, nel bel mezzo della deflagrazione del centrodestra, è rimasto ai margini della partita, senza mai incidere. Paradossale. Ovvio che al momento della fiducia Berlusconi ha buon gioco a dirti: volete solo buttarmi giù…»
In cosa è mancata questa visione strategica?
«Non si è sfondato nel ventre molle berlusconiano, tra quei ceti moderati delusi dalle promesse al vento del Cavaliere. O fai manovre, anche spregiudicate, per guadagnare consensi al centro o dove vuoi andare?»
Sta parlando di Milano, vero?
«Certo. Gabriele Albertini poteva essere convinto a scendere in campo. Avrebbe dato cemento al Terzo polo e sarebbe stata una botta tremenda al berlusconismo nella sua capitale. Invece il Pd non ha voluto fare sponda all’ex sindaco, è rimasto immobile nel suo brodo, facendo primarie tra 3 candidati di sinistra. Ma se non sfrutti le condizioni di favore che ti si aprono a Milano, mica a Reggio Emilia, che razza di alternativa vuoi costruire? E potrei continuare…».
Ad esempio?
«Ad esempio il Pd non ha mai saputo scalfire l’egemonia forza-leghista al nord, maturando un vero autonomismo e una capacità di relazione con gli attori del capitalismo diffuso. Così come non ha mai costruito una relazione strategica con l’Udc. Forse aspettava cadesse nelle sue braccia per semplice antiberlusconismo. Allora non conoscono Casini. Dopodiché mi auguro che il premier collassi ma per senso di verità devo ammettere che al momento non vedo alternative…».
Nemmeno se uscisse un nome nuovo a rilanciare il Terzo polo? Si parla ciclicamente di Luca di Montezemolo…
«Che volete, restiamo in attesa. Il sottoscritto insieme ad altri amici lancia, stimola, propone. Come per Albertini del resto. Già questi signori non sono dei cuor di leone, se poi non trovano nemmeno puntelli concreti nel Pd…».
Non sembra ottimista, Cacciari?
«Se oggi Berlusconi vince è chiaro che sarebbe la sconfitta di tutti quelli che hanno presentato mozioni di sfiducia. Ci sarebbero probabilmente pattuglie di incerti che tornerebbero all’ovile. A quel punto il mare si richiude, avremmo perso una grandissima occasione».
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