di Sara Nicoli
Erano quasi scoccate le dieci, ieri sera, ma di Maria Grazia Siliquini dentro la sede di Fare-Futuro non c’era ancora traccia. Certo, la deputata finiana, colomba malpancista dell’ultima ora, legatissima a Silvano Moffa, questa diserzione della riunione convocata da Gianfranco Fini prima dello show down di oggi, l’aveva annunciata. Non c’era neppure il senatore Franco Pontone, ma non era grave. Invece, quella della Siliquini è stata comunque un’assenza pesante. Perché malgrado avesse allontanato da sé con forza il sospetto di essere stata vittima di una lusinga del Cavaliere, è tornato subito ad aleggiare sul suo nome il sospetto che quell’offerta di un sottosegretariato nel prossimo esecutivo targato Pdl alla fine l’avesse accettata. Un sospetto che la finiana potrà risolvere solo questa mattina. Ma quando ormai tutto si sarà consumato. “Noi abbiamo messo in campo la nostra proposta chiara, lineare e responsabile – ha detto l’ex sottosegretario Adolfo Urso – al momento non mi pare che dall'altra parte ci sia una risposta all'altezza della responsabilità che il Paese merita”. Eppure ieri mattina fra il ministro Alfano e alcuni “pontieri” Fli e Pdl si era ipotizzata una possibile soluzione. Berlusconi era disponibile a farsi rimettere il mandato di tutti i ministri e ad azzerare il governo. Niente dimissioni ma la possibilità di “ricontrattare” tutta la struttura dell'esecutivo. La proposta è arrivata sul tavolo di Fini che l’ha rifiutata considerando irrinunciabili le dimissioni del Cavaliere. A quel punto ci sono stati altri due tentativi di mediazione, entrambi andati a vuoto. Alla conta, dunque. Anche se, ancora ieri sera Silvano Moffa, scuro in volto, continuava a sperare: “Medierò tutta la notte, finché avrò la forza di farlo”.
Se la notte avrà portato consiglio lo si vedrà. I finiani sono convinti che la mozione di sfiducia passerà di un voto, di parere opposto il Pdl: “Superiamo l'ostacolo di Montecitorio di due o tre voti”, si sosteneva ieri alla festa organizzata dal premier per i deputati nella galleria del Cardinal Colonna, nel cuore di Roma. Sulla carta le opposizioni possono contare su 314 voti. Per votare contro Berlusconi è tornato dall’Australia Marco Fedi, deputato Pd affetto da una grave malattia, così come Giulia Cosenza, finiana in attesa di un bambino, è da ieri notte ricoverata a Roma pur di votare. Così anche Giulia Bongiorno, sempre ricoverata, e Federica Mogherini. Che potrebbe partorire proprio oggi, tanto che è stata allertata l’infermeria della Camera. Anche Pannella, alla fine, ha deciso di far votare la sfiducia ai suoi, ma si è sempre appesi a un voto. La maggioranza dovrebbe infatti arrivare a 313 voti, in virtù dei 235 deputati del Pdl; dei 59 della Lega, dei 12 di Noi Sud, di Francesco Nucara, Francesco Pionati, Maurizio Grassano e Gianpiero Catone. Ad essi, salvo sorprese, dovrebbe aggiungersi Domenico Scilipoti, Bruno Cesario e Massimo Calearo , che dovrebbero compattarsi sul no alla sfiducia, magari aspettando per votare la seconda chiamata. Se uno di questi tre si asterrà, si potrebbe arrivare al pareggio. A quel punto, per regolamento, la mozione di sfiducia decadrebbe. Andrà così? Perché poi bisogna anche mettere in conto aerei in ritardo, slogature alle caviglie, problemi familiari e… una notte passata in bianco a giocare con il pallottoliere.
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