sabato 25 dicembre 2010

Due direttori, tre padroni


MARCO TRAVAGLIO

Doppio regalo di Natale per i lettori berlusconiani: a Libero, non bastando Belpietro, arriva pure Feltri; al Giornale, invece, resta Sallusti. Tutto a causa dell’eterna transumanza di Littorio, che non riesce mai a stare fermo. Nel ’90 lascia il Corriere per l’Europeo, dove si porta il suo dioscuro, Belpietro, conosciuto a Bergamo Oggi. Poi si rompe le palle e nel ’92 rifonda l’Indipendente con Belpietro. Nel ’94 si rompe le palle e va al Giornale con Belpietro. Nel ’97 il dioscuro lo tradisce e va al Tempo, intanto Feltri si rompe le palle e lascia il Giornale a Belpietro. Nel 2000, dopo un lungo girovagare, fonda Libero senza Belpietro. Ma nel 2009 si rompe le palle e torna al Giornale, rimpiazzato da Belpietro. Ora si rirompe le palle e torna a Libero, ma con Belpietro.

L’altroieri saluta sul Giornale gli sventurati lettori, rimasti nelle mani di Sallusti: “Non lascio questa gloriosa testata per motivi polemici, anzi sono grato” eccetera. Poche ore dopo, dichiara in conferenza stampa: “Sono andato via da un giorno e già il Giornale mi sta sui coglioni”. Libero saluta il ricongiungimento familiare con un sobrio articolo di Francesco Borgonovo, che descrive i Jalisse del giornalismo nostrano come fossero Marx ed Engels: “Come nelle migliori telenovele (sic, ndr), la coppia si rinsalda, l’amore vince sull’invidia e sull’odio. Ed eccoli qua, trent’anni e varie testate (in tutti i sensi) dopo di nuovo insieme, dove meno ce li si aspettava, a Libero”. In effetti ce li si aspettava come minimo all’Economist. Azionisti (10% ciascuno) e direttori (l’uno editoriale, l’altro responsabile, si fa per dire), Littorio e Prettypeter annunciano subito un giornale “così tanto libero da permettersi di essere berlusconiano senza essere di Berlusconi”. Infatti è di Antonio Angelucci, senatore di Berlusconi. “Noi – aggiunge Feltri – potremo essere berlusconiani senza essere pagati da Berlusconi. E saremo gli unici, visto che in Italia tutti sono pagati da lui: chi scrive per Mondadori, chi fa film per Medusa…”. E chi scrive su Panorama, come Feltri. E chi ha un programma su Canale5, come Belpietro. Ma pagati da Pier Silvio e Marina, mica da Silvio.

Poi ci sarebbero i fondi pubblici a Libero, che sta in piedi grazie ai parecchi italiani che non lo comprano ma lo pagano lo stesso (7 milioni l’anno fino al 2008, poi s’è bloccato tutto: persino la Presidenza del Consiglio dubita che Libero ne abbia diritto). Ma ora Belpietro vi rinuncerà di certo, diffidando il governo dal seguitare a erogarli: nel 2008, infatti, attaccò Littorio su Panorama per i “39 milioni in 7 anni” percepiti da Libero a spese dei contribuenti grazie al “furbo espediente” con cui si è travestito da “supplemento di Opinioni nuove, bollettino del movimento monarchico”, ergo “paga Pantalone”, dunque “Feltri si arrampica sugli specchi per giustificare il finanziamento pubblico. È uno stile libero che non gli si addice”. La rinuncia insomma s’impone. Sennò si potrebbe insinuare che i Jalisse della penna dirigano un giornale nato da “un furbo espediente” e sono talmente liberi da avere tre padroni: Angelucci, Berlusconi e Pantalone.

Al Giornale, per la dipartita di Feltri ma soprattutto per il permanere di Sallusti, si teme un calo di copie. Per arginarlo, zio Tibia fa una pagina d’intervista a Ostellino, noto trascinatore di folle, e minaccia di riprendersi pure le mèches di Facci (di cui Feltri ebbe a dire: “Cestinare un suo articolo non è censura, è un’opera buona”). Feltri gli rende pan per focaccia portandogli via il vice, Massimo de’ Manzoni, dal cognome francamente eccessivo. Intanto, su Libero, primo scoop mondiale: “Belpietro intervista Feltri”. Seguirà: “Feltri intervista Belpietro”. Poi, sulle orme della Fallaci, “Belpietro intervista Belpietro” e “Feltri intervista Feltri”, fino all’intervento degli infermieri. La rassegna stampa dell’Istituto Treccani saluta il ritorno di fiamma di
Gianni e Pinotto con un lapsus freudiano: “Il ‘nuovo’ Libero di Feltri e Belpietro: più commenti, meno pagine e una forte fecalizzazione sul digitale”.

Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2010

2 commenti:

Mauro B. ha detto...

Che poi probabilmente c'è anche il tentativo di vendersi ad un prezzo maggiore...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

IO DIREI CHE E' GIA' ACCADUTO, SEMMAI C'E' DA PENSARE A UN RIALZO, MA I PADRONI SONO TOSTI!