MARCO TRAVAGLIO
Doppio regalo di Natale per i lettori berlusconiani: a Libero, non bastando Belpietro, arriva pure Feltri; al Giornale, invece, resta Sallusti. Tutto a causa dell’eterna transumanza di Littorio, che non riesce mai a stare fermo. Nel ’90 lascia il Corriere per l’Europeo, dove si porta il suo dioscuro, Belpietro, conosciuto a Bergamo Oggi. Poi si rompe le palle e nel ’92 rifonda l’Indipendente con Belpietro. Nel ’94 si rompe le palle e va al Giornale con Belpietro. Nel ’97 il dioscuro lo tradisce e va al Tempo, intanto Feltri si rompe le palle e lascia il Giornale a Belpietro. Nel 2000, dopo un lungo girovagare, fonda Libero senza Belpietro. Ma nel 2009 si rompe le palle e torna al Giornale, rimpiazzato da Belpietro. Ora si rirompe le palle e torna a Libero, ma con Belpietro.
L’altroieri saluta sul Giornale gli sventurati lettori, rimasti nelle mani di Sallusti: “Non lascio questa gloriosa testata per motivi polemici, anzi sono grato” eccetera. Poche ore dopo, dichiara in conferenza stampa: “Sono andato via da un giorno e già il Giornale mi sta sui coglioni”. Libero saluta il ricongiungimento familiare con un sobrio articolo di Francesco Borgonovo, che descrive i Jalisse del giornalismo nostrano come fossero Marx ed Engels: “Come nelle migliori telenovele (sic, ndr), la coppia si rinsalda, l’amore vince sull’invidia e sull’odio. Ed eccoli qua, trent’anni e varie testate (in tutti i sensi) dopo di nuovo insieme, dove meno ce li si aspettava, a Libero”. In effetti ce li si aspettava come minimo all’Economist. Azionisti (10% ciascuno) e direttori (l’uno editoriale, l’altro responsabile, si fa per dire), Littorio e Prettypeter annunciano subito un giornale “così tanto libero da permettersi di essere berlusconiano senza essere di Berlusconi”. Infatti è di Antonio Angelucci, senatore di Berlusconi. “Noi – aggiunge Feltri – potremo essere berlusconiani senza essere pagati da Berlusconi. E saremo gli unici, visto che in Italia tutti sono pagati da lui: chi scrive per Mondadori, chi fa film per Medusa…”. E chi scrive su Panorama, come Feltri. E chi ha un programma su Canale5, come Belpietro. Ma pagati da Pier Silvio e Marina, mica da Silvio.
Poi ci sarebbero i fondi pubblici a Libero, che sta in piedi grazie ai parecchi italiani che non lo comprano ma lo pagano lo stesso (7 milioni l’anno fino al 2008, poi s’è bloccato tutto: persino
Al Giornale, per la dipartita di Feltri ma soprattutto per il permanere di Sallusti, si teme un calo di copie. Per arginarlo, zio Tibia fa una pagina d’intervista a Ostellino, noto trascinatore di folle, e minaccia di riprendersi pure le mèches di Facci (di cui Feltri ebbe a dire: “Cestinare un suo articolo non è censura, è un’opera buona”). Feltri gli rende pan per focaccia portandogli via il vice, Massimo de’ Manzoni, dal cognome francamente eccessivo. Intanto, su Libero, primo scoop mondiale: “Belpietro intervista Feltri”. Seguirà: “Feltri intervista Belpietro”. Poi, sulle orme della Fallaci, “Belpietro intervista Belpietro” e “Feltri intervista Feltri”, fino all’intervento degli infermieri. La rassegna stampa dell’Istituto Treccani saluta il ritorno di fiamma di Gianni e Pinotto con un lapsus freudiano: “Il ‘nuovo’ Libero di Feltri e Belpietro: più commenti, meno pagine e una forte fecalizzazione sul digitale”.
Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2010
2 commenti:
Che poi probabilmente c'è anche il tentativo di vendersi ad un prezzo maggiore...
IO DIREI CHE E' GIA' ACCADUTO, SEMMAI C'E' DA PENSARE A UN RIALZO, MA I PADRONI SONO TOSTI!
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