lunedì 20 dicembre 2010

Eaton di Massa, catastrofe sociale


La Eaton di Massa è una di quelle fabbriche in cui le barzellette del governo, sulla crisi che in Italia sarebbe finita o affrontata molto meglio che altrove, non suonano solo come bugie ma come sinistre prese in giro. Qui la catastrofe sociale che si è abbattuta non solo sulla fabbrica e su centinaia di operai ma sull’intera città rischia di degenerare in tragedia se nelle prossime ore non sarà trovata una soluzione e se il governo non inizierà a fare il proprio dovere occupandosi seriamente della vicenda, invece di guardare da un’altra parte.
Mercoledì scorso, dopo il licenziamento di tutti i 304 operai della fabbrica, dieci di loro avevano dichiarato lo sciopero della fame a oltranza. Si erano chiusi nella fabbrica occupata, sfidando il gelo, e avevano annunciato la scelta estrema di protrarre lo sciopero della fame sino a quando il governo non avesse convocato un tavolo con tutte le parti sociali per cercare una soluzione tale da restituir loro speranza. Un primo risultato lo hanno ottenuto: un incontro è stato fissato per lunedì mattina. Però c’è poco ottimismo e senza una presa di posizione forte, chiara e decisa del governo è molto difficile che possa essere trovata una soluzione.
La Eaton è una fabbrica di proprietà statunitense che produce componentistica per auto. Nel 2008, all’inizio della crisi economica, è stata chiusa e i lavoratori sono stati messi tutti in cassa integrazione. Da allora il governo non ha mosso un dito per impedire che alla Cig seguissero i licenziamenti, che la Eaton aveva annunciato per il 15 dicembre di quest’anno.
La Regione Toscana si è mossa di più e, anche grazie al suo intervento, alcune industrie toscane, Fidi Toscana, Sici e Invitalia, a settembre hanno presentato un piano di reindustrializzazione che avrebbe permesso di evitare i licenziamenti. Ma la Eaton si è rifiutata di trattare. Prima ha negato la cassa integrazione in deroga per altri quattro mesi, che pure sarebbe costata all’azienda soltanto 800mila euro. Poi ha cercato di ricattare gli operai scommettendo cinicamente sulla loro disperazione e ha detto che in cambio della cassa integrazione in deroga dovevano firmare un’intesa preventiva che sanciva il “nulla a pretendere” in futuro. In cambio di quei quattro mesi di cassa integrazione dovevano rinunciare alla tutela di qualsiasi diritto.
Quando gli operai hanno rifiutato di mettere la loro testa in questo capestro, l’azienda ha rotto le trattative e, lo scorso 15 dicembre, ha iniziato a inviare le lettere di licenziamento in ordine alfabetico. Gli operai, subito dopo la rottura, all’inizio di ottobre, avevano riaperto i cancelli della fabbrica chiusi da due anni e l’avevano occupata. La loro situazione è particolarmente drammatica anche perché oltre un terzo dei licenziati ha meno di 40 anni. Così non esiste alcuna possibilità di “accompagnarli” senza traumi definitivi verso la pensione. Quello che aspetta loro e le loro famiglie è la disoccupazione, con esiti devastanti su tutto il tessuto sociale di Massa.
Noi dell’Italia dei Valori siamo stati fin dall’inizio dalla parte degli operai e della loro lotta. Il nostro responsabile provinciale,
Galeano Fruzzetti, ha passato buona parte degli ultimi giorni negli stabilimenti occupati insieme a loro. Il nostro segretario regionale, Fabio Evangelisti, si è fatto promotore di numerose interrogazioni parlamentari rivolte al governo ed è stato uno degli organizzatori delle iniziative, nella speranza di convincere il governo ad uscire dal suo sonno e convocare d’urgenza un nuovo tavolo delle trattative.
Lunedì il tavolo si riunirà davvero presso il ministero dello Sviluppo economico, ma senza una posizione decisa del governo questa riunione sarà solo l’ultima beffa, un contentino concesso per fare finta di interessarsi alla sorte di questi cittadini, senza ottenere alcun risultato. Il governo deve invece mettere sul tavolo tutto il suo peso per costringere la Eaton ad accettare le alternative industriali e occupazionali che sono state individuate nei mesi scorsi. Deve esigere l’immediato ritiro dei licenziamenti e, di fronte all’eventuale irrigidimento della Eaton, deve intervenire direttamente sugli interessi di quell’azienda in Italia.
Noi dell’Idv riteniamo che il governo possa e debba, anche in termini di legge, intervenire sui beni aziendali della Eaton in Italia. L’azienda si è, infatti, avvalsa di agevolazioni di ogni tipo, ha sfruttato senza pietà il territorio circostante per i suoi profitti e oggi sta creando un danno che a nostro parere è prevalente anche rispetto alle prerogative della libertà d’impresa. Non è possibile e non è giusto che a pagare i costi della crisi siano sempre e soltanto i lavoratori.
Sinora il governo si è fatto bello in televisione parlando di una crisi affrontata con successo, senza aver mai ottenuto risultati e facendo ben poco per contrastarla nella realtà. Ha detto molte belle favole e ha ordinato alla sua disinformazione di raccontare il meno possibile qual è la situazione reale dei lavoratori in Italia. Per questo, d’ora in poi, la racconteremo noi dell’Italia dei valori. Da oggi io e
Maurizio Zipponi, responsabile del Dipartimento Lavoro dell’Idv, apriremo sul mio blog un “Diario della crisi”. Ci occuperemo ogni giorno di una situazione diversa, racconteremo cosa succede, cosa devono affrontare i lavoratori, cosa fa e cosa non fa il governo. Soprattutto, ogni volta che sarà possibile, cercheremo di individuare noi quelle soluzioni che il governo di Berlusconi, Tremonti e Sacconi non vede o finge di non vedere.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

MENTRE IL PD SI TRASTULLA IN LOTTE INTESTINE INTERMINABILI C'E' CHI OPERA.