martedì 7 dicembre 2010

I banchieri centrali balbettano e le Borse soffrono


NELLA CRISI DEI TITOLI DI STATO LA BCE NON TROVA LA MEDIAZIONE TRA GERMANIA E PAESI DEBOLI. E DRAGHI FA IL PRUDENTE

di Superbonus

Giovedì, per non correre il rischio di un collasso del mercato mentre parlava il presidente Jean Claude Trichet, la Banca centrale europea si è scatenata in una ondata di acquisti di titoli di Stato Irlandesi e Portoghesi provocando un rialzo dei corsi dei titoli obbligazionari e delle Borse. Ma ieri, in assenza di notizie di una qualche rilevanza, gli investitori hanno ricominciato a vendere i titoli di Stato europei. E le Borse sono andate in rosso, tutte, ma soprattutto quella italiana (-0,76 per cento). E quel che più conta, sono state trascinate al ribasso dai titoli bancari, sempre più in calo perché gli istituti di credito hanno investito molto in buoni del Tesoro.

Il declassamento del debito pubblico dell’Ungheria, deciso dall’agenzia Moody’s, ha ricordato ai mercati l’esistenza di un Paese che, salvato nel 2008 da Fondo monetario e Bce, da due anni è sull’orlo della bancarotta. Anche per contrastare questa lenta agonia dell’eurozona e della sua periferia, il ministro del Tesoro Giulio Tremonti e il presidente dell’Eurogruppo (coordinamento dei ministri economici dell’euro) Jean Claude Junker che hanno proposto un’agenzia per l’emissione di obbligazioni europee, una novità potrebbe rallentare se non invertire il processo di decomposizione della struttura finanziaria del vecchio continente.

Tuttavia l’idea sembra essere arrivata fuori tempo massimo, cioè dopo che la Germania ha preso consapevolezza della propria forza economica a prescindere, e nonostante, la moneta unica. Se questa, o altre soluzioni simili non verranno accolte dai paesi più ricchi, la Bce si troverà ad affrontare una crisi del debito e della valuta senza precedenti, analoga a quella che sta tuttora scuotendo le fondamenta degli Usa, ma avendo a disposizione meccanismi decisionali più complessi e meno efficaci. Nel paludato mondo dei corridoi della Banche Centrali i governatori di Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda e Italia si trovano nella scomoda situazione di dover difendere deficit pubblici che non hanno creato e debito che non gestiscono direttamente. A questo si aggiunga che il prossimo anno si dovrà decidere il successore di Trichet e, se è vero che la Germania potrebbe non farcela ad imporre un proprio candidato, è anche vero che è impensabile di imporne uno che non abbia il gradimento di Berlino. Lo spettacolo di equilibrismo della Bce fra i diversi interessi è divertente per gli osservatori ma pericoloso nel pieno di una burrasca finanziaria che è lungi dall’essere finita. I banchieri centrali europei sembrano molto più attenti a non perdere la faccia e la poltrona che ad affrontare la crisi con la chiarezza e la determinazione necessaria.

Questo approccio attendista provoca situazioni paradossali come quella degli stress test che avrebbero dovuto certificare la solidità del sistema finanziario europeo e si sono invece dimostrati una bufala avendo fallito nel prevedere il disastro irlandese. Perso il proprio ruolo di guida sicura dell’economia e della finanza continentale, sembra che alla Bce sia rimasto il solo compito di spargere provvisorio ottimismo continuando a dire che l’euro non è in discussione. Basta leggere una qualsiasi ricerca economica delle banche d’affari per rendersi conto che le cose non stanno così. In questa situazione il governatore della Banca d’Italia e presidente dell’International Stability Board, Mario Draghi, ha preferito mantenere un basso profilo evitando di scontrarsi frontalmente con i colleghi tedeschi. “Di fronte alle forti tensioni che proprio in questi giorni colpiscono più Paesi europei, è essenziale proseguire nelle politiche di consolidamento dei conti pubblici", ha detto ieri. Forse le posizioni per le quali viene considerato uno dei candidati favoriti, la presidenza della Bce e la guida di un governo tecnico in Italia, gli consigliano una dose di prudenza supplementare. Lo dimostrano anche le parole misurate con cui ha dipinto ieri i “rischi” che la debolezza dell’economia comporta per le banche italiane, finora risparmiate dalla tempesta.

Così mentre i membri dell’establishment europeo continuano a studiarsi a vicenda stando attenti a non irritare i tedeschi, il tempo per evitare un fallimento delle aste dei titoli di Stato europei nel 2011 è sempre di meno.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NEL FRATTEMPO C'E' CHI DOVREBBE ESSERE CACCIATO A PEDATE NEL SEDERE E ANDARSENE AFFANCULO E STA SEMPRE LI'