di Stefano Caselli
II prossimo, secondo i rumors, potrebbe essere il senatore Riccardo Milana, coordinatore romano del Pd ed ex assessore delle giunte Rutelli, ma l’interessato smentisce categoricamente: “Notizie inventate”. Ufficiale, invece, l’abbandono del senatore Maurizio Fistarol, vicino all’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che da ieri fa parte del gruppo Misto di Palazzo Madama. Se ancora in piena e trasversale querelle “traditori e venduti” le acque non accennano a calmarsi, va riconosciuto al Pd, a differenza di altri, di non aver perso pezzi all’ultimo momento a Montecitorio: “Abbiamo portato a votare la sfiducia 206 deputati su
Il primo a lasciare fu Massimo Calearo, la creatura veltroniana, l’imprenditore candidato in Veneto per conquistare il centro. Lui i bagagli li aveva già fatti più di un anno fa, aderendo al gruppo Misto. E non ci voleva molto per capire che la sua fede democratica non fosse esattamente granitica: “Perché non sono sceso in campo con Berlusconi? – dichiarò a SkyTg24 il 3 marzo 2008 – Semplice. Nessuno me lo ha chiesto”. Il secondo, Bruno Cesario, lo seguì pochi giorni dopo. Intollerabile per il primo dei non eletti in Campania (poi comunque ripescato in Parlamento) l’atteggiamento del partito nei confronti di Cosentino, su cui pende una richiesta d’arresto della Procura di Napoli per concorso esterno in associazione camorristica: “Prima ancora che il sottosegretario Cosentino fosse ascoltato dalla Giunta per le autorizzazioni della Camera – dichiarò a Radio Radicale il 25 novembre 2009, due giorni dopo il suo addio – il Pd aveva già deciso di dire sì alla richiesta”. Pochi giorni fa Cesario – che nei mesi scorsi è passato anche per l’Api – è stato accolto come un eroe al Teatro Mediterraneo di Napoli: “Sono state le guerre intestine al Pd a spingermi da voi!” ha raccontato a un migliaio di fedelissimi berlusconiani.
Oltre ai due eroi del 14 dicembre, il Pd ha perso per strada altri dieci deputati: verso l’Udc hanno traslocato Pierluigi Mantini (marzo 2009), Enzo Carra, Renzo Lusetti e la “teo-dem” Paola Binetti (tutti tra gennaio e febbraio 2010). Al gruppo Misto invece hanno aderito, tra l’aprile e il novembre 2009, Lorenzo Ria, Antonio Gaglione, Linda Lanzillotta, Gianni Vernetti (oggi numero uno dell’Api in Piemonte), Marco Calgaro e Renato Mosella. Otto abbandoni anche al Senato: Riccardo Villari, Franco Bruno e Maurizo Fistarol si sono iscritti al gruppo misto, Claudio Gustavino, Dorina Bianchi, Luciana Sbarbati e Achille Serra all’Udc.
E ora che farà il Pd? Se ne discuterà il 23 di dicembre, data in cui si riunirà la direzione nazionale. Nel day after 14 dicembre non è facile capire se il Pd abbia vinto o abbia perso. Certo, l’opposizione al governo si è allargata, ma i veri protagonisti della crisi mancata di un soffio non sembrano sedere tra i banchi di Bersani&C. Ci ha pensato D’Alema, con la consueta delicatezza, a definire “mentecatti” coloro che ritengono sia stato un errore fare fronte comune con Fli e Udc. Non è d’accordo Matteo Renzi, sindaco di Firenze e prossimo autore Mondadori: “Penso ai parlamentari e a chi li ha messi in lista – scrive su Facebook – Penso a Fini, che in 30 anni non ha azzeccato una mossa, neanche per sbaglio e a chi lo ha osannato in questi 6 mesi, convinto fosse un ‘compagno’ ”. Quanto agli ex Dc corteggiati da B. (c’è chi parla di contatti tra Fioroni, Bonanni e Sacconi per convincere gli ex Popolari del Pd ad uscire dal partito) ci pensa lo stesso Beppe Fioroni a rispondere: “Balle spaziali che se fossero quotate in Borsa potrebbero risanare il debito pubblico”. A Torino, intanto, si riunisce la segretaria provinciale: potrebbe essere il giorno della candidatura a sindaco di Piero Fassino. Gli sfidanti interni al partito sono già tre, ma non è affatto detto che si faranno le primarie.
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