L’Iran svela l’ennesima gaffe del ministro a sua insaputa
di Giampiero Gramaglia
Bruxelles
“Una macchinazione gravissima”: il ministro degli Esteri Frattini è in prima fila a denunciare l'ennesima beffa del regime iraniano. L'illusione è stata certo voluta: un esercizio di disinformazione in stile sovietico, o forse un gioco crudele tra illusione e realtà. La speranza della liberazione della donna condannata per complicità nell'omicidio del marito e adulterio e che rischia l'esecuzione è durata poche ore. Poi, la smentita ufficiale: Sakineh era stata portata a casa sua solo per riproporre in un programma tv la sua confessione.
MA FRATTINI ERA stato in prima linea, primissima, anche giovedì, quando s'era affrettato a dire la sua gioia per l'avvenuta (falsa) liberazione: un modo per vantare il successo della mediazione dell'Italia, che (il messaggio sottinteso) non sta nel 5+1 che negozia con l'Iran sul nucleare, ma sa come farsi ascoltare da Teheran. Deluso, e pure scornato, il ministro ora proclama: “Vogliamo vedere Sakineh”; e poi dice: “Conoscendo l'Iran, non mi stupisco”. Ma se davvero lo conosce così bene, poteva essere più cauto nel reagire all'annuncio, anche se ora sostiene d'avere agito con prudenza.
Certo, la beffa è stata generale: ci sono cascati i media di mezzo mondo.
Frattini ricostruisce i passaggi: “L'ambasciatore mi ha comunicato che i rappresentanti del comitato contro la lapidazione avevano visto Sakineh a casa sua e che erano stati diffusi foto e filmati di lei nella sua abitazione”. E allora “si è pensato che fosse stata liberata”. Al ministro, resta una speranza : “Dobbiamo capire se davvero era solo una ricognizione sulla scena del delitto o se si è trattato di una preparazione della liberazione, come auspichiamo. Chiediamo un gesto di clemenza, un gesto unilaterale delle autorità iraniane, che diano un segnale che il dialogo sui diritti umani è possibile”. In realtà, la preoccupazione di Teheran non sembra proprio essere il dialogo sui diritti umani, quanto magari i negoziati nucleari, ripresi lunedì a Ginevra e destinati a proseguire ad Ankara a gennaio.
È STATO il procuratore di Tabriz, la città nel nord-ovest dell’Iran epicentro della vicenda, a fare sapere che la notizia della liberazione di Sakineh Mohammdi-Ashtiani, di suo figlio Sajjad Qaderzadeh e dell’avvocato Javid Hutan Kian, era “un’assoluta menzogna”, diffusa dai mezzi di stampa stranieri con “finalità politiche”. Ma gli attivisti anti lapidazione sostengono che “Sakineh era libera da 3 giorni” e parlano di “gioco sporco delle autorità iraniane”: “
Certo, neppure la versione ufficiale convince molto: Sakineh riportata a casa sua per 3 giorni, dal 6 all'8, proprio in coincidenza coi negoziati di Ginevra, per una ricostruzione tv del suo delitto: un Porta a Porta in salsa islamica. Frattini spera sia il preludio della liberazione, una sorta di prova generale. Ma l'intento pare, piuttosto, quello di ribadire la colpevolezza di Sakineh: magari non la lapidiamo, e forse neppure l'impicchiamo, ma il carcere le spetta.
1 commento:
MA CHE BRAVO IL MINISTRO DEGLI ESTERI FRATTINI, CONSIGLIERE DI STATO DA 20ANNI FUORI RUOLO! COMPLIMENTI!
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