giovedì 9 dicembre 2010

IL PDL E LA SINDROME DEL PARTITO-CASTING


di Caterina Perniconi

Meno male che Silvio c’è” è un motivo che ha conquistato da subito il presidente del Consiglio. Al punto da farlo cantare nel giorno del Congresso fondativo del Popolo della Libertà a Roma. Ma guai ad avere un coro scomposto.

Era il 27 marzo del 2009 e i delegati al motivetto, da intonare alla fine dell’intervento del premier, erano seduti nelle prime cinque file del padiglione nord della Fiera di Roma, selezionati ad hoc e tutti bellissimi. Ragazzi e ragazze giovani, con belle facce, molto eleganti.

Questo è il racconto dei testimoni di quei giorni, che martedì il presidente dei deputati di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, ha ricordato dalle telecamere di Ballarò. Il tema era il leaderismo di Silvio Berlusconi e l’impossibilità per la “classe dirigente” di esprimersi e confrontarsi all’interno del Pdl. “Non dimentico – ha detto Bocchino – quando noi cercavamo un posto nelle prime file al Congresso fondativo e le hostess ci hanno spiegato che dovevamo sedere dietro, perché le prime cinque erano riservate ai giovani che avrebbero cantato l’inno per il presidente. Quando li abbiamo visti arrivare sembrava di assistere a un casting , e il criterio di scelta era ovviamente quello di essere gradevoli d’aspetto. Non esattamente l’immagine del grande partito liberale di massa che volevamo dare”. Ma in tv, i ragazzi, venivano benissimo.

Un protagonista “scandalizzato” dalle giovani avvenenti presenti al Congresso, e che aveva già denunciato l’anomalia voluta dal premier, è Paolo Guzzanti. “Le prime file erano composte da ragazze e ragazzi carini e tutti uguali” ha dichiarato in un’intervista, “si tratta di una scelta quasi antropologica che però c’entra poco con la modernità della politica. Presente il modello Carfagna? Ecco, un grazioso automa che risponde ai comandi”.

QUEL GIORNO se lo ricorda anche un’altra deputata di Fli, Angela Napoli: “Un ricordo vivissimo, ci siamo seduti dietro, dopo tutti questi ragazzi. Sia chiaro, se fossero stati giovani scelti per i loro meriti sarei stata la prima a cedergli il posto. Invece erano evidentemente solo belle facce”. Per la Napoli “quello era l’inizio dimostrativo di come Berlusconi avrebbe gestito il partito, cioè all’insegna della bellezza piuttosto che della discussione. Erano tutti selezionati, anche la deputata iniziale”.

Ad aprire la kermesse, Anna Grazia Calabria, una di quelle con cui il premier si scambiava i bigliettini in Aula il primo giorno di legislatura. “Era una dimostrazione chiara di ciò che ci attendeva” attacca la Napoli. Ma Francesco Pasquali, ex coordinatore romano dei giovani del Pdl, oggi passato a Fli, non ricorda come fu organizzata la sala del Congresso della Fiera: “Mi ricordo che c’erano molti giovani davanti, alcuni li avevo fatti entrare anch’io, anche se non delegati. Però non so come furono scelti. Non mi voglio nascondere dietro un dito – ha continuato il consigliere regionale – dato che poi ho fatto scelte precise e divergenti da quelle del Pdl, ma non tanto per queste questioni, quanto piuttosto per l’aria di baroni e signorotti che si respirava a Roma”. Baroni e signorotti che non disdegnano che belle ragazze occupino le prime file dei congressi cantando “meno male che Silvio c’è”.

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