Barricate sui nomi della lista Pisanu
di Stefano Caselli
“Santi Zappalà è in buona compagnia. Il consigliere regionale della Calabria, arrestato ieri perché accusato di rapporti con la ‘ndrangheta, è stato candidato (ed eletto) nelle liste del Pdl in violazione del Codice di autoregolamentazione della Commissione Antimafia. La lista degli “indegni”, come li chiamò lo scorso 12 ottobre lo stesso presidente dell’Antimafia , è pronta (le Prefetture inadempienti, circa 30 due mesi fa, hanno risposto all’appello di Pisanu consegnando i dati di loro competenza) ma non è detto che sia resa pubblica.
IL CODICE di autoregolamentazione, approvato nel 2007, impegna le forze politiche a non candidare alle elezioni amministrative (per le politiche vale tutto o quasi) “coloro nei cui confronti sia stato emesso decreto che dispone il giudizio o misura cautelare non annullata (...) o che si trovino in stato di latitanza o di esecuzione di pene detentive o condannati con sentenza anche non definitiva” e vale per i delitti di associazione e concorso in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, e traffico illecito di rifiuti. In compagnia di Zappalà ci dovrebbero essere almeno quaranta candidati (non tutti eletti), equamente distribuiti lungo lo Stivale e politicamente trasversali, con una percettibile preferenza per il centro-destra, anche se molti dei candidati si sono presentati con liste civiche o liste civetta la cui collocazione è talvolta di difficile collocazione. Secondo Walter Veltroni, membro dell’Antimafia, “alla ripresa dei lavori della Commissione la lista sarà consegnata ai presidenti di Camera e Senato e varrà resa pubblica. C’è già un accordo con il presidente Beppe Pisanu”. Meno ottimista Fabio Granata (Fli), che della Commissione è vicepresidente: “È una decisione che spetta all’Ufficio di Presidenza che in genere delibera all’unanimità. Noi e la sinistra abbiamo chiesto che la lista sia resa pubblica al più presto, ma il Pdl crediamo che si opporrà. Quello che emerge dalle ultime inchieste della magistratura è un quadro gravissimo e allarmante di soggetti indegni che il Parlamento e l’opinione pubblica devono conoscere, e della cui candidatura i partiti devono assumersi la grave responsabilità”.
Come detto, nella black list ci sarebbero una quarantina di persone, ma c’è chi parla di centinaia: “Ci sono state fughe di notizie - dichiara Garavini - che parlano di centinaia di nomi, ma questo è dovuto al fatto che molte prefetture hanno segnalato anche fattispecie di reato non previste nel Codice dell’Antimafia”. Insomma un esercito nemmeno troppo piccolo; e se pure qualche prefettura è stata troppo zelante, sempre di reati si tratta.
LE “FUGHE di notizie”, che poi fughe non sono, perché a livello locale le liste degli “impresentabili” sono spesso ben note, annoverano esponenti di spicco di molte amministrazioni regionali un po’ in tutta Italia.
In Campania, per esempio - come ha ricordato Sergio Rizzo sul Corriere della Sera - c’è il consigliere regionale Pietro Diodato del Pdl, presidente di Commissione nonostante un’interdizione dai pubblici uffici di cinque anni a causa di una condanna definitiva a un anno e mezzo rimediata per i disordini nei seggi elettorali nel 2001. O l’ex Margherita Roberto Conte, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica ugualmente candidato nonostante l’opposizione dell’attuale presidente Caldoro.
Tuttavia l’elenco degli “indegni” non è certo questione circoscritta alle regioni del Sud. Una cosa è certa: per candidarsi alle elezioni comunali, regionali e circoscrizionali è necessario - almeno formalmente - aderire al Codice di autoregolamentazione dell’Antimafia. Per ambire a un seggio in Parlamento (con buone probabilità di essere eletti) la fedina penale pulita è una questione al massimo di bon-ton. Un analogo codice per le politiche, infatti, non esiste.
La proposta di legge per il “Parlamento pulito”, promossa da Beppe Grillo che ha raccolto 350mila firme, giace in un cassetto del Senato.
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