Contrordine compagni. Addio alle primarie e addio anche al “Nuovo Ulivo”, o come cavolo si chiamava: Pierluigi Bersani ha cambiato di nuovo idea.
Ma perchè Bersani e gli altri dirigenti del Pd sono così cattivi con i loro elettori? A furia di dire una cosa (possibilmente in modo fumoso), e poi fare esattamente il contrario, infatti, hanno portato il partito al 23% nei sondaggi. Esempi di scuola? La coalizione e il candidato premier. Il governo Berlusconi è in agonia, ma i leader del Pd decidono che non vogliono costituire una nuova alleanza (e infatti ad oggi non c’è). Perché? Evidentemente per tenersi le mani libere, in attesa di un grande accordo di Palazzo (che però non arriva). Alla fine dell’estate, Bersani fa una intervistona a
Con le primarie è peggio. Il Pd è l’unico partito che le ha addirittura nello Statuto: un ottimo motivo per non farle. Quando ad agosto Nichi Vendola si candida, il solito Bersani commenta: “Sono premature”. Poi cambiato idea, di nuovo. A ottobre dice, sorridente e sicuro, dopo un lungo pranzo con Vendola: “Le faremo!” (Wow!). Poi ieri cambia ancora idea. E consegna a Goffredo De Marchis un tortuoso giro di parole: “Rinunciare alle primarie? In nome di una strategia che chiede a ogni forza politica di non peccare di egoismo e di dare qualcosa, siamo pronti a mettere in discussione anche i nostri strumenti”. Forse occorre tradurre, come nel vecchio Parla come mangi di Cuore: i leader del Pd non fanno le primarie perché pensano di non arrivare primi e non costruiscono la coalizione di centrosinistra perché convinti di perdere (peccato che allearsi con i centristi farebbe perdere voti anche a loro). Ma se uno è così certo della sconfitta come mai può vincere? L’unica verità è nel teorema-Nanni Moretti: “Con questi dirigenti non vinceremo mai”.
Il Fatto Quotidiano, 18 dicembre 2010
sabato 18 dicembre 2010
La grande arte di farsi male da soli del Pd
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