mercoledì 8 dicembre 2010

Per il Berlusconi bis si punta su Casini


di Sara Nicoli

Casini gli chiede “un armistizio per arrivare ad un governo di responsabilità”. Fini, invece, spara alzo zero: “Escludo che Berlusconi ottenga la fiducia alla Camera, sono convinto che non si andrà a votare, ma gli italiani non vogliono neppure un governo che galleggia, c’è bisogno di una nuova fase e comunque, in caso di voto, ci sarà un’alleanza del terzo polo, ne escludo una con il Pd”. Un attacco all’arma bianca contro il Cavaliere. Ma lui non molla neanche di un millimetro. Nessuna strategia di rimessa per Berlusconi: “Perché il piano è uno solo; o maggioranza o urne”. Anche ieri, tornato a Roma in gran fretta per concertare con Letta e con La Russa i dettagli della compravendita finale per raggiungere la maggioranza anche alla Camera, Berlusconi si è soffermato a lungo per limare la strategia finale. Nessun passo indietro, ovviamente, prima del 14. Ma un Berlusconi bis non viene del tutto escluso. Casini e Fini ieri si sono visti per blindare i gruppi in vista del voto, Fini vedrà anche Letta giovedì, ma solo un passo indietro di Berlusconi può evitare il peggio. L’assist al Caimano potrebbe però arrivare dai finiani al Senato. Attraverso un documento che riapra al fotofinish la trattativa fornendo assicurazioni per un Berlusconi bis “per far riavvicinare le due parti – spiega una fonte finiana – e far capire che non sono previsti agguati”. Il Cavaliere potrebbe pensarci. O forse no. Berlusconi conta anche sulle assenze che si potranno verificare, soprattutto tra i banchi dei centristi e ieri ha fissato l’asticella a quota 320.

INTANTO, ha deciso di blandire i suoi stessi parlamentari per evitare che all’ultimo possano fare qualche passo falso, casomai per la paura di non essere rieletti. Ecco che cosa dirà loro Berlusconi nelle due cene (una lunedì per i deputati, un’altra martedì per i senatori) che verranno allestite nella Galleria del Cardinal Colonna, nel cuore di Roma: “Che nessuno si preoccupi, tutti i presenti verranno riconfermati, se disgraziatamente dovessimo tornare alle urne…”.

Ieri a palazzo Grazioli i numeri della Camera, però, risultavano ancora ballerini: Pannella, alla fine, ha deciso di far votare i suoi contro il Cavaliere. Tanto che la strategia più gettonata nello stretto entourage berlusconiano sarebbe quella di incassare la fiducia al Senato e dopo fare il passaggio alla Camera per avere “almeno due, tre voti di maggioranza in più sui presenti”; le assenze faranno un gran comodo. Berlusconi a quel punto, secondo fonti vicine al Cavaliere, aprirebbe solo all’Udc, non ai finiani. Numeri alla mano, l’ingresso dei centristi farebbe arrivare nella maggioranza 35 deputati alla Camera a fronte dei 34 finiani “traditori” ormai all’opposizione; tutto come prima, dunque, solo con Casini al posto di Fini. Al genero di Caltagirone, il Caimano sarebbe pronto ad offrire (ma forse l’offerta è già stata avanzata), due ministeri di peso (la Difesa, per far uscire di scena La Russa, e i Lavori Pubblici, per compiacere il suocero), più qualche sottosegretariato e un patto di ferro per il futuro. Un piano apparentemente perfetto, con Fini per giunta messo all’angolo, che però non può prescindere dal raggiungimento di una maggioranza alla Camera. Senza quel voto positivo, c’è il rischio di un governo tecnico che il Cavaliere non vuole correre. Ecco perché, in caso di sfiducia a Montecitorio, la sua richiesta di voto anticipato sarebbe di rigore. Il Caimano, comunque, è convinto di farcela. “Fini e Casini non possono andare insieme alle urne - ha confessato ad Alfano – perché il Vaticano non approverebbe mai questo connubio; alla fine, Casini dovrà tornare sui suoi passi”. Ma sono scenari che vanno già oltre il 14 dicembre. Troppo lontano.

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