giovedì 9 dicembre 2010

QUANDO ALEMANNO SCALAVA LA FORESTALE


La cordata Patrone e le assunzioni che il Tar non riesce a cancellare

di Ferruccio Sansa

Galan contro Consiglio di Stato 65 a 3. La giustizia amministrativa aveva annullato il mega-concorso per primi dirigenti che ridisegnava i vertici della Forestale. E il cda del Corpo, presieduto dal ministro per l’Agricoltura, se n’è fatto un baffo: ha riesaminato i candidati promossi dall’allora ministro Luca Zaia e ne ha confermati 65 su 68.

Il provvedimento è passato inosservato. Nessuno fa più caso alle vicende del prestigioso Corpo Forestale dello Stato: ormai è riserva di caccia. È normale che le selezioni finiscano al Tar o in Procura. Che restino in piedi concorsi banditi undici anni fa e ci siano candidati a vita.

“Qui dominano due cordate: una vicina a Gianni Alemanno e un’altra legata ai ministri veneti”, sostiene Danilo Scipio, segretario dell’Ugl per il Corpo Forestale, il sindacato storicamente vicino alla destra. Scipio è legato alla Forestale, ne ricorda importanza e tradizione. Ci tiene a sottolineare che la sua battaglia non è “contro” il suo Corpo. Per questo non guarda in faccia nessuno: “Alemanno come ministro dell’Agricoltura ha fatto molto per la Forestale. Poi però...”. Vediamo. Nel 1999 viene bandita la selezione per vice-sovrintendente. Avrebbero dovuto vincere in quattrocento, ma nel 2001 una legge cambia le regole finché una pronuncia della giustizia amministrativa dà il posto a cinque candidati che avevano presentato ricorso. Per gli altri 400 tutto da rifare.

Quelle regole troppo elastiche

IL PUNTO È CHE le regole sembrano fatte apposta per lasciare massima discrezionalità a dirigenti e sponsor politici. Non a caso, come ha scritto Paolo Festuccia sulla Stampa, a capo del Corpo da anni resiste a scandali e polemiche Cesare Patrone, figlio dell’ex storico geometra della Forestale. Al suo fianco il fratello Amato (sovrintendente), la moglie di quest’ultimo anche lei sovrintendente, quindi Domenico (zio del capo, ma oggi in quiescenza) e sua figlia Rosa, primo dirigente del Corpo che di fatto gestisce due delle tre divisioni del personale. Niente di illegale, ma una questione di opportunità sì, anche perché Patrone è notoriamente vicino ad Alemanno.

Il botto lo fece il concorso del 2008 per la selezione di 182 vice-ispettori. Ricorda Scipio: “Tutti i candidati esaminati il secondo giorno avevano voti altissimi. Certo persone preparate, ma non sfuggì una coincidenza”. Tra i più brillanti, l’autista del capo (voto 30 su 30), ben tre membri della segreteria (tra 29 e 30/30), il fratello di Patrone (30/30), la segretaria del capo e moglie dell’autista (29,5/30), sua cognata (29,5/30), la segretaria della cugina del capo (29/30), la sorella della cognata dell’autista del capo. Scoppiò un caso, l’impero di Patrone parve vacillare. Furono giorni pesantissimi in via Carducci, sede del Corpo. “Addirittura – racconta Scipio – nel nostro ufficio, a due passi da quello di Patrone, piombò Andrea Laganà, comandante della stazione di Tagliacozzo in Abruzzo, insieme con altre due persone. Ma soprattutto fedelissimo di Patrone e compagno di scalate di Alemanno. Ci devastarono l’ufficio, un nostro sindacalista subì lesioni”. Una ricostruzione che Laganà ha negato, ma è stato denunciato dall’Ugl che lo ha accusato di lesioni e danneggiamento.

Un terremoto, ma che cosa successe? Nulla. Tutti sono rimasti ai loro posti. Il Tar ha confermato la graduatoria. Gli amici di Patrone erano davvero bravi.

Intanto alla cordata Alemanno se ne aggiunge un’altra. Ecco il concorso chiave per 68 primi dirigenti del Corpo Forestale (che non va confuso con la Forestale composta da operai regionali). Nominati i vincitori, scoppia un’altra rogna. Racconta Marco Moroni, segretario generale del Sapaf (il sindacato di maggioranza, con il 40 per cento degli iscritti): “Notammo subito che i promossi avevano tutti ottenuto 20/20 in una voce totalmente discrezionale: “Attitudine all’avanzamento”. Sembra fatta apposta per i predestinati. I bocciati invece avevano preso tutti 17/20. Senza distinzioni”. Partirono i ricorsi: il Tar invalidò il concorso, il Consiglio di Stato confermò. E qui arriva la decisione del cda presieduto da Galan: 65 vincitori su 68 confermati.

C’è però chi ha fatto notare una singolare coincidenza: il primo concorso era stato presieduto dall’allora ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia. Il secondo dal suo conterraneo Giancarlo Galan. “Prima dello scrutinio il Veneto aveva un solo primo dirigente, dopo ne aveva 9”, spiega Moroni.

Una questione geografica

CERTO, ha scritto Francesco Bonazzi sul Secolo XIX, il Corpo è sempre stato “controllato” dalla destra. Di più: il Centro la faceva da padrone. Mentre Piemonte, Lombardia ed Emilia registravano carenze del 35 per cento, in Lazio e Abruzzo si contava il 30 per cento di esuberi.

La situazione si sta ‘riequilibrando’. E, però, la stragrande maggioranza degli uomini si ritrovano fuori dai giochi. Anzi, per dirla con Moroni, “sotto schiaffo”. In che senso? “I concorsi sono basati su due voci. Una, diciamo, oggettiva, dove si valutano titoli e pubblicazioni. L’altra, l’attitudine all’avanzamento, del tutto aleatoria. Spesso vanno avanti i fedeli alla linea”.

Non basta. C’è la disciplina di trasferimenti e comandi. A differenza degli altri Corpi dello Stato, qui non ci sono certezze. Si può essere trasferiti da un giorno all’altro senza troppe spiegazioni come, spiega Moroni, “proprio uno dei candidati che aveva presentato ricorso ”. E ci sono comandanti che nelle loro sedi regnano a vita.

“L’importante”, sostengono i sindacati fuori dal coro, “è far parte del gruppo giusto”. E puntano il dito verso il neonato Sindacato Nazionale Forestale (Snf), quello filogovernativo, vicino a Patrone e Alemanno. Una maldicenza? Può darsi. Certo tra i relatori ecco quattro onorevoli di centrodestra (uno compagno di scalate del sindaco di Roma) e Alemanno. Il logo di Roma Capitale campeggia sui manifesti. Parrebbe un patrocinio. Gratuito? Impossibile sapere. Così come è difficile capire quanto il sindacato abbia pagato per essere ospitato nel Palazzo Congressi dell’Eur (di cui è socio il Comune di Roma).

Il motto sotto l’aquila simbolo del Snf? “Memento audere semper”.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

POVERO D'ANNUNZIO! UNO SCHIFO INIMMAGINABILE.