mercoledì 12 gennaio 2011

Adesso tocca a Crudelia


di Caterina Perniconi

“No, ma quale attacco? Va tutto bene, Feltri è un mio grande amico”. Se fosse stato un nemico allora, oltre a definirla voltagabbana e accusarla di “voler fare le scarpe” a Berlusconi, che cosa avrebbe potuto pubblicare, sul “suo” Libero, contro Daniela Santanchè?

Perché lei, che si finge inconsapevole, è invece una delle cause scatenanti della fuga di Feltri dal Giornale. E della rottura dei rapporti con Alessandro Sallusti.

Tutto è cominciato quando la signora Garnero da Cuneo è rientrata nelle grazie di Silvio Berlusconi. Dopo aver indossato senza successo la casacca storaciana è tornata a casa da figliol-prodiga, e per lei sono state spalancate tutte le porte: quelle economiche prima, quelle del governo poi. Infatti la Santanchè è entrata a pieno titolo, con la sua concessionaria di pubblicità Visibilia, sia al Giornale che a Libero. Ma dal secondo ha divorziato dopo una serie di problemi con gli Angelucci, proprietari della testata e soci a metà della stessa concessionaria pubblicitaria.

ACCUSATA di trascuratezza nei confronti della creatura di Belpietro, la sottosegretaria si è dedicata completamente al Giornale e al suo direttore, a cui sarebbe legata anche sentimentalmente. “Sono una coppia non un’accoppiata” ha dichiarato ieri Feltri in un’intervista, ricordando che Berlusconi (col quale lui non ha rapporti quotidiani) gli aveva detto “Il Giornale è roba tua”. Totale fiducia dal premier, quindi, e mani libere. Ma poi è arrivata Daniela. La sua pubblicità e il suo rapporto con Sallusti (che dichiara di avere colloqui continui con Berlusconi) ha rotto l’incantesimo decennale che legava i due giornalisti. E l’impossibilità di agire liberamente ha portato Feltri lontano dal quotidiano di famiglia. Il giorno dell’annuncio dell’ennesimo passaggio verso Libero, testata che lui ha fondato, Feltri parafrasò una famosa battuta cinematografica per confessarsi col sorriso: “Sono andato via cinque minuti fa dal Giornale e già mi sta sui coglioni”. Detto, fatto: Sallusti lo accusa di essere un traditore e di aver voltato le spalle a Berlusconi. Feltri fa lo stesso con la Santanchè. “Perfino lei cambia bandiera” ha scritto ieri Libero, “e non è la prima volta. L’ultima occasione le aveva fruttato addirittura un posto di sottosegretario al ministero per l’Attuazione del programma di governo. E, a forza di dietrofront, potrebbe ritrovarsi piroettando sulla poltrona di Palazzo Chigi”. Il chiaro riferimento è alla dichiarazione della Santanchè “l’erede non lo sceglierà Berlusconi e sarà una donna”. Lei ha incassato il colpo con eleganza: “Feltri è un grande amico, nessun problema. Io ho detto che fra 30 anni mi piacerebbe un presidente donna”. Quindi non subito? “Macché, lunga vita a Berlusconi”. E dopo di lui? “Dopo di lui mi auspico ci sia una donna”. E quella donna potrebbe essere lei? “Ma la mia non era un’autocandidatura, non ho mai preso in considerazione me stessa. Tanto che ho detto che la sinistra ha perso un’occasione non portando al Quirinale Anna Finocchiaro. Poi io fra 30 anni spero di fare la nonna e occuparmi dei nipoti”. E nel frattempo?

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