martedì 25 gennaio 2011

CAIMANO SENZA DECORO


Il cardinal Bagnasco censura i comportamenti del premier “Faccia chiarezza in modo pacato nelle sedi opportune”

di Marco Politi

La riprovazione dei vescovi cade sul capo di Berlusconi. Ma – un colpo al cerchio e uno alla botte – dalla Cei viene anche un’incongrua sortita sulla “ingente mole di strumenti di indagine”, messi in campo nel caso Ruby. Poiché gli agenti impegnati sono solo 10, la critica ai magistrati rivela la paura della Chiesa ad andare sino in fondo nei confronti del premier ed è paradossale nel giorno in cui spunta un leggina berlusconiana per punire i magistrati che fanno intercettazioni.

“Con sgomento”, ha dichiarato il cardinale Bagnasco aprendo i lavori del Consiglio Cei, il Paese assiste al moltiplicarsi di notizie su “comportamenti contrari al pubblico decoro” e stili di vita non compatibili con incarichi di responsabilità. Emerge un “evidente disagio morale”.

All’indirizzo di Berlusconi il porporato ribadisce: “Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”.

STANTE IL RISCHIO di imboccare una china pericolosa, il presidente della Cei invita tutti a fermarsi e a “fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate”. Perché non servono “avventurismi”. L’accenno alle sedi appropriate collima con le valutazioni del Quirinale: Berlusconi si difenda in giudizio.

Minuziosamente preparato, l’intervento di Bagnasco segue due direttrici. Togliere al premier l’illusione che la sua condotta possa essere coperta da un silenzio complice. E non scivolare nello schieramento avverso al centro-destra. Perciò il cardinale si rivolge a tutti i protagonisti della vita pubblica. Anche se risulta ambigua l’esortazione “a ciascuno di autolimitarsi, di mantenersi con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative”. Perché o i giudici indagano com’è loro dovere oppure non lo fanno come esige Berlusconi.

Salvo i tatticismi, l’intervento di Bagnasco riflette il malessere della Chiesa e il timore che il premier si lasci andare a qualche gesto eversivo. “Nubi ancora una volta preoccupanti si addensano sul nostro Paese”, ha esordito il cardinale. Si accavallano le notizie su comportamenti discutibili e “si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”. Per Bagnasco si sta passando da una situazione abnorme all’altra e ne risente l’immagine generale dell’Italia. È necessario muoversi con responsabilità, troppi – dice il cardinale – lavorano ad una reciproca delegittimazione. I vescovi temono che “comportamenti radicalmente faziosi” possano minare la coesione sociale. La vera agenda, per Bagnasco, sono i problemi dell’ “etica della vita”, della famiglia, della solidarietà e del lavoro. Ora Berlusconi inizierà con i vertici ecclesiastici un silenzioso braccio di ferro, sforzandosi di dimostrare che il suo governo si occupa dell’ “agenda vera” e il resto sono calunnie. Sperando che alla fine ai vescovi manchi il fiato e la strategia di sfuggire ai giudici sia coronata da successo.

MA LO SGOMENTO e il malessere tra i vescovi e il clero sono profondi. Domenica, giorno di massima diffusione, l’Avvenire è uscito con una vignetta dedicata alla villa del premier e intitolata “hARdCORE”. Il giornale dei vescovi ha lanciato anche un segnale inequivocabile con un editoriale sul caso Cuffaro. Invece di lasciare trapelare critiche all’operato della magistratura – come è avvenuto nell’area governativa – su Avvenire si legge che la condanna definitiva di Cuffaro è una “lezione ai politici di oggi e domani”. A Sud come al Nord, rispetto alla mafia, “ci vuole pulizia, pulizia e ancora pulizia”. L’editoriale di Antonio Maria Mara deplora che il codice di autoregolamentazione per le candidature politiche non stia funzionando e che il presidente della Commissione antimafia Pisanu e il procuratore Grasso siano stati costretti a denunciare che “personaggi collusi e addirittura già condannati” siano stati eletti in Parlamento. Non è un mistero che il governo Berlusconi non abbia fatto nulla per applicare le norme di sbarramento alle candidature malavitose. Su un altro punto ancora vi è contrasto tra le esternazioni di Berlusconi e anche dei leghisti e la posizione delle gerarchie ecclesiastiche: il fisco. La relazione Bagnasco è ruvida nei confronti degli evasori fiscali. “Adesso più che mai è il momento di pagare tutti nella giusta misura le tasse che la comunità impone... nessuno è moralmente autorizzato ad autodecretarsi il livello fiscale... chi fa il furbo non va ammirato né emulato”.

Ora si vedrà il dibattito in Cei. La partita sulla sorte del premier è appena iniziata.

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