mercoledì 19 gennaio 2011

Contro il premier anche banconote e referti medici


PAOLO COLONNELLO

Forse è rimasto deluso chi si aspettava di trovare tra gli atti allegati dell’invito a comparire per Silvio Berlusconi, fotografie imbarazzanti e registrazioni in diretta dei «bunga bunga parties» di Arcore. Ma in realtà le 389 pagine del documento inviato alla Camera raccontano un’indagine ben più rigorosa del colpo ad effetto, consono magari a un settimanale di gossip ma non a una procura.

E allegano
carte, ricevute bancarie, fotocopie di banconote da 500 euro, canoni di locazione, rapporti di polizia, referti medici, interrogatori e, infine, intercettazioni inequivocabili che spiegano meglio di qualche fotografia scollacciata, quanto avveniva ad Arcore e quanto successe la sera tra il 27 e 28 maggio scorso alla questura di Milano per la «liberazione» di Karima-Ruby Rubacuori.

La cui fragilità di ragazzina randagia appena diciassettenne, accecata dallo sberluccichio delle feste di Arcore, non passa tanto dalle vanterie con amici e genitori («Gli ho chiesto 5 milioni per sistemarmi») ma emerge da una decina di telefonate pietose e piene di timore al gelido cassiere del presidente, il ragionier
Giuseppe Spinelli, per ottenere alla fine 5000 euro: «Pronto signor Spinelli, sono la Ruby...». Spinelli: «Sì, eeeeh, non ancora nessuna notizia, forse stasera...». Ruby: «Sì, sì, no, no, lo so, lo so. Gli volevo dire di non scordarsi di parlare con lui...».

E’ «nella merda» Ruby Rubacuori, perché è già stata interrogata dai pm e nell’entourage del presidente lo sono venuti a sapere. Non è più «la nipote di Mubarak» con cui prendere in giro i poliziotti, ma soltanto una figura imbarazzante, da tenere lontana. E lei, per la quale Emilio Fede si commosse in pubblico quando la conobbe nel 2009 a un concorso di bellezza a Taormina (gli investigatori allegano persino il suo discorso: «’Sta ragazza di 13 anni non ha più i genitori... e allora mi sono impegnato, e lo farò senza pubblicizzarlo, per aiutarla») non sa più a chi rivolgersi.

Spinelli detto «Spin»
I rapporti, le telefonate e i versamenti bancari di «Spin», come lo chiamano le ragazze di via Olgettina tra loro, valgono più di mille foto: se anche Ruby sapeva a chi rivolgersi per ottenere dei soldi è perché per un certo periodo, da febbraio a maggio, è stata tra le favorite dell’harem del Cavaliere. E a Spinelli è stata indirizzata da
Nicole Minetti che gestisce capricci e appartamenti per le ragazze del «Boss of the bosses». «Spin» paga tutte ma solo se lo dice «il Presidente». In contanti, ovvio.

Ma anche con versamenti bancari: risultano persino due bonifici da 10 mila euro ciascuno, presso la filiale del banco di Sardegna di via Solferino, fatti a nome di Silvio Berlusconi come prestito infruttifero a favore della starlette Sarcinelli, una delle più assidue ad Arcore. «Spin» paga persino Lele Mora in una riffa con Emilio Fede (come il Gatto e la Volpe: «800 mila a te, 400 mila a me»). E soprattutto paga Ruby: non solo con le buste alla fine dei 9 o 10 incontri ad Arcore, ma altri 5000 euro in contanti all’inizio di ottobre, quando poi a Genova Ruby verrà fermata dalla polizia e dovrà giustificare quei soldi con una bugia: «Me li ha dati Lele Mora».

Papi
Invece la ragazza è già sotto controllo e le modalità di consegna del denaro vengono captate in diretta dagli inquirenti: «Signor Spinelli, sono qui a Milano 2 davanti all’hotel Jolly, ma non riesco a trovare il suo ufficio...». Basterebbe questo per sostenere in aula l’accusa di aver avuto «rapporti sessuali con una minorenne». Ma poi ci sono le telefonate in cui Ruby si vanta di aver «appena parlato con Lui», «con Papi», o anche «con il presidente».

Dove dice che il Cavaliere «la ricoprirà d’oro» e che le consiglia «di fare la pazza», di non raccontare. Lei si eccita persino dopo la votazione per la fiducia al governo del 14 dicembre («Finché c’è lui, io mangio!»). E se ci sono le telefonate con gli amici, ci sono evidentemente anche le telefonate con Berlusconi visto che il cellulare della minorenne era costantemente controllato. Registrazioni che però i magistrati, in ossequio alle nuove leggi, hanno deciso di non utilizzare. Almeno in questa fase.

Concussione
Una mole di riscontri: per supportare l’accusa di concussione, il reato più grave e «blindato», ma anche per dimostrare che per indagare sul presidente del Consiglio si è proceduto con lo scrupolo dovuto a una alta carica istituzionale, andando financo a rintracciare le registrazioni delle prime conversazioni tra il magistrato del tribunale dei Minori, Fiorillo, e la pattuglia che fermò KarimaRuby il pomeriggio del 27 maggio scorso in corso Buenos Aires a Milano.

Dove le parole degli agenti e le indicazioni del magistrato sono chiare: «Quindi non la rilasciamo per niente, va in una comunità di pronto intervento». O in alternativa, aggiunge il pm, va trattenuta in questura fino all’indomani. E i poliziotti si attivano in questo senso fino a quasi mezzanotte, quando la telefonata di Berlusconi, che chiederà «l’affidamento» della giovane Karima al «Consigliere della Presidenza», Minetti, in quanto la ragazza «risulta essere parente o nipote del presidente egiziano Mubarak», non ingarbuglierà la procedura.

Una burla, se non fosse che proprio questo telefonare di Berlusconi perfeziona il reato di concussione per un abuso non di potere (che avrebbe portato il reato dritto davanti al tribunale dei ministri e sarebbe esistito se Berlusconi invece di chiamare direttamente la questura avesse esercitato le sue pressioni sul ministro degli Interni) ma di una «funzione», quella di primo ministro, per indurre la polizia a rilasciare al più presto Ruby ed evitare che potesse raccontare le sue serate ad Arcore.

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