PAOLO COLONNELLO
Riassumendo: alla fine di una bella giornata di maggio, una prostituta brasiliana mulatta, Michele Conceiçao, telefona al suo amico "Papi Silvio Berluscone" (così sulla sua rubrica telefonica), che in quel momento si trova a Parigi, per informarlo che un’amichetta comune, tale "Ruby Rubacuori", è stata fermata dalla polizia con l’accusa di furto e trattenuta in questura per accertamenti.
Inizia così l’ultima odissea giudiziaria di Silvio Berlusconi, forse la partita più difficile. E ora che il premier si è rifiutato ufficialmente di farsi interrogare dai pm, i tempi stringono e nel giro di un paio di mesi il processo con rito immediato che lo vede imputato, potrebbe iniziare. Quali sono allora i punti cardine dell’accusa e quelli della difesa?
La concussione
Dei due reati, è il più grave anche se il meno «mediatico». E tutto sommato è anche quello dove la prova è più «evidente». Nemmeno Berlusconi ormai nega di aver telefonato quella sera in questura, mentre sulla questione «nipote di Mubarak» non dice nulla. Secondo il presidente l’intervento però fu determinato solo «per aiutare una ragazza in difficoltà perché sono una persona di cuore» e inoltre non sapeva che fosse una minorenne.
Alcune circostanze però lo smentiscono. La prima: perché se non sapeva che fosse minorenne, avvisò Nicole Minetti affinché le venisse affidata? La seconda: è il verbale della dottoressa Iafrate, la funzionaria che si occupò dell’identificazione: «Il dottor Ostuni mi disse che da Roma era stato segnalato che la minore di origine marocchina che era l’unica, lo ripeto, minore presente in questura, era la nipote del presidente egiziano Mubarak».
Come fa a sapere Ostuni, che chiama da casa, che si tratta di una minore? Dice Ostuni: «Nel corso della telefonata (con il premier, ndr) la parola "minore" non fu pronunziata, anche se era implicito che si parlasse di una minorenne perché si parlò di affido di una persona priva di documenti...». Come si sa la telefonata determinò un meccanismo di panico, visto che le telefonate che si succedettero tra i funzionari furono decine fino alle 2 di notte e oltre, quando Ruby-Karima, disattendendo alle disposizioni del pm dei minori Fiorillo, venne rilasciata e affidata al consigliere Minetti che la consegnò invece alla prostituta brasiliana che aveva avvertito Berlusconi.
Difesa-accusa
Berlusconi sostiene che comunque la competenza per questo reato è del Tribunale dei ministri perché avrebbe agito nelle sue funzioni di capo del governo. L’accusa invece ritiene che sia le modalità d’intervento che l’interesse del premier per il rilascio di Ruby, non sembrano aver nulla a che fare con le funzioni di governo, bensì con un interesse privato e personale.
Prostituzione minorile
Secondo l’accusa, Berlusconi interviene sulla Questura abusando della sua posizione «ottenendo per sé e per la minore un indebito vantaggio non patrimoniale» per evitare che Ruby venisse compiutamente identificata e raccontasse delle serate a luci rosse ad Arcore. Il quadro in questo caso è più «indiziario», determinato da intercettazioni, dichiarazioni della stessa Ruby in quattro verbali che però non sono stati resi noti e da pagamenti effettuati in contanti o con bonifici bancari dallo stesso Berlusconi oppure dal suo ragioniere di fiducia, Giuseppe Spinelli.
Oltre agli appartamenti in comodato d’uso in cui vengono sistemate le ragazze che più assiduamente frequentano la villa di Arcore. La teste «chiave» del reato è ovviamente Ruby che però, in tutte le sue interviste ha dichiarato finora di non avere mai avuto rapporti sessuali con il premier, anche se poi nelle intercettazioni e agli amici non solo dice il contrario ma fa capire di voler diventare ricca con questa storia.
La sua presenza in villa è stata accertata 12 volte tra febbraio e maggio attraverso l’analisi delle celle telefoniche (la villa del premier in realtà non è mai stata controllata). Così come i suoi contatti con Spinelli per ricevere soldi. Le banconote sono state recuperate grazie a un fermo avvenuto a Genova in ottobre.
Lo stesso mese durante il quale Ruby viene «interrogata» probabilmente dalle difese del premier e dove, grazie all’intercettazione sull’utenza del suo accompagnatore si scopre che sta raccontando di «scene hard con il pr... con la persona». Finora l’unica «testimone oculare» conosciuta è l’escort Nadia Macrì che sostiene di avere visto Ruby ad Arcore il 24 aprile scorso durante un’orgia. Ma su queste dichiarazioni sono ancora in corso accertamenti.
Difesa-accusa
Mai saputo che Ruby fosse minorenne, dice Berlusconi e men che mai avrebbe avuto rapporti sessuali con lei. Ad Arcore, sostiene, si svolgono solo cene galanti e simpatiche. «Non ho mai pagato in vita mia una donna».
Per l’accusa intercettazioni e sms, nonché i pagamenti di Spinelli, e infine l’analisi delle celle telefoniche dimostrano che: Ruby si è fermata giorno e notte ad Arcore e ha dichiarato di aver partecipato ai «bunga bunga»; ha ricevuto diverse migliaia di euro e Berlusconi era consapevole della sua età, visto che la ragazza era ben conosciuta anche da Emilio Fede. Sul pagamento delle donne, bastano i bonifici e le innumerevoli intercettazioni.
Le nuove prove
In realtà dell’arsenale in mano ai pm si conosce solo una piccola parte. Dopo le perquisizioni di venerdì scorso, sarebbero emersi altri riscontri dei pagamenti (le buste con la firma Silvio B.) perfino dei bonifici recentissimi, nonché alcune foto all’analisi degli esperti che ancora non hanno finito di scandagliare le memorie di computer e cellulari.
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