venerdì 21 gennaio 2011

IN PROCURA VA IN SCENA LA SFILATA DELLE TESTIMONI


Ci sono altre prove, ma non video e foto

di Gianni Barbacetto e Antonella Mascali

La rivelazione di tutti gli elementi di prova a carico di Silvio Berlusconi, la Procura di Milano la farà solo sul tavolo del gip Cristina Di Censo, la giudice che dovrà decidere se il presidente del Consiglio debba essere processato con rito immediato per concussione e prostituzione minorile. Anche se per il premier quei pm “non sono legittimati a indagare”. Neppure a essere tutelati dai suoi attacchi, secondo i membri del Csm in quota Pdl e Lega. Sono loro che, facendo mancare il numero legale, ieri hanno impedito al plenum il voto sul documento a favore del pm Fabio De Pasquale (definito “famigerato” da Berlusconi) e dell’intera procura. Eppure fino a quando non c’è stato l’invito a comparire per il premier, avevano assicurato che avrebbero permesso la votazione.

Comunque i pm Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno, con la piena approvazione del procuratore Edmondo Bruti Liberati, vanno avanti. Stanno lavorando a una integrazione delle carte che Berlusconi conosce già. In questura, dopo le perquisizioni di venerdì, sono continuate le deposizioni di testimoni, la maggior parte giovani donne. Sembrano avvalorare il contenuto della montagna di intercettazioni in mano agli inquirenti, non solo quelle ormai diventate pubbliche. I magistrati stanno valutando se i nuovi verbali acquisiti, insieme ad altri elementi che avevano già in mano, possano essere ritenuti come altre prove a carico anche del presidente del Consiglio e non solo degli altri indagati, Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede. Non tutte le carte sono state dunque scoperte. Ma il procuratore ribadisce: “Non abbiamo né video, né foto”. “È una fissazione dei giornalisti”, aggiunge un investigatore. Si lavora a un rafforzamento di quanto la procura ritiene di aver già acquisito come “prova evidente” del reato di prostituzione minorile, per il quale non è necessario un rapporto sessuale completo tra un adulto e una minorenne, ma sono sufficienti contatti fisici e “palpazioni concupiscenti”. E secondo la testimonianza del carabiniere Floriano Carrozzo, resa il 13 dicembre scorso, Berlusconi sapeva che Ruby fosse minorenne. Come si può leggere a pagina 76 dell’invito a comparire, il militare, che aveva avuto una frequentazione con la ragazza marocchina, dice agli inquirenti: “Sono certo di poter collocare il fatto che io ho saputo da Ruby che lei era minorenne a gennaio-febbraio 2010, ed è in questo frangente, lo ripeto, che mi confidò anche del fatto che il presidente del Consiglio aveva saputo da lei che era minorenne”.

È la stessa Ruby che alla madre di un suo amico, il 7 settembre 2010, dice al telefono: “Io ho negato che Silvio sa che sono minorenne”. Tra Ruby e Berlusconi, nel periodo febbraio-maggio scorso ci sono state decine di telefonate, forse un centinaio. A scandalo scoppiato, la ragazza, che ama molto parlare al cellulare, racconta: “Il mio caso è quello che spaventa tutti e sta superando il caso della D’Addario e della Letizia (Noemi, ndr). Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire con qualcosa: 5 milioni”. Proprio questa conversazione potrebbe mettere nei guai giudiziari la stessa Ruby. La Procura minorile di Milano potrebbe valutare se accusarla di estorsione o tentata estorsione.

Sui suoi rapporti con il presidente del Consiglio non ci sarà alcun interrogatorio né sabato, né domenica, né lunedì, i giorni indicati dai pm a Berlusconi nell’invito a comparire. Il premier ieri non solo ha accusato i magistrati di essere dei golpisti, ma ha anche detto che non si presenterà perché ritiene che la procura di Milano sia incompetente. Non la pensano così i magistrati che ritengono di avere pieno titolo a indagare, forti anche della Costituzione che prevede l’obbligatorietà dell’azionepenale. Restano convinti che il reato di concussione non sia di competenza del tribunale dei ministri: Berlusconi mente al capo di gabinetto della questura, Pietro Ostuni (gli chiede di far rilasciare Ruby perché “nipote di Mubarak”) nella sua “qualità di presidente del Consiglio e non nelle sue funzioni”. Ovvero non per le prerogative di capo del governo. E oggi il plenum del Csm riproverà a votare il documento a favore dei magistrati milanesi. Se i consiglieri di Pdl e Lega faranno nuovamente saltare il numero legale, è probabile che sia i componenti togati, sia i laici di centrosinistra presentino una dichiarazione congiunta che riprenda i contenuti della risoluzione sul caso De Pasquale, allargata anche alle ultime dichiarazioni anti-istituzionali del presidente del Consiglio.

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