lunedì 31 gennaio 2011

La banda larga


di Marco Travaglio

Ogni tanto qualche cretino che crede di essere à la page se ne esce a dire che la magistratura deve rientrare nei ranghi per restituire alla politica il suo primato e comunque bisogna rifuggire la “via giudiziaria” perché non sta bene sperare che siano i giudici, e non la politica, a liberarci della banda larga che occupa lo Stato.

Bellissime parole. Di fatto, cazzate.

Dove sarebbe la politica? Lasciamo perdere una volta tanto B., che comunque teme solo i giudici, e occupiamoci di quell’altro bel tipino di Guido Bertolaso. Fino a due anni fa era leccato da tutta la stampa che conta come un santo sceso in terra per fermare le calamità naturali con le nude mani, anzi con la sola forza del pensiero. Un genio che tutto il mondo ci invidia. Il volto umano del berlusconismo. Un civil servant bipartisan con cui si può, anzi si deve dialogare in nome dell’interesse “nazionale”. Dietro quell’unanimismo naturalmente si celavano interessi tanto inconfessabili quanto trasversali: non a caso San Guido, come Gromyko, è sopravvissuto a una dozzina di governi, Prima e Seconda Repubblica, destra-sinistra-centro, più Vaticano (vedi Giubileo 2000) e altri poteri forti. Ma il Superman della Protezione civile godeva di una popolarità – rivelò un sondaggio – addirittura superiore a quella del Papa.

Ora finalmente s’è scoperto chi era, cosa faceva e perché piaceva a tutti. Tant’è che prima passava da un talk-show all’altro e adesso non osa più metter naso fuori di casa. E grazie a chi? Alla “politica”? Alla terribile opposizione che ha fatto le pulci a lui e alla sua cricca?

No (a parte cani sciolti come Tommaso Sodano): a qualche raro giornalista, tipo Gatti dell’Espresso e ai cronisti di Report e Annozero; e soprattutto alla magistratura.

La Procura di Firenze ha beccato Bertolaso col sorcio in bocca e quella di Perugia, ereditato il fascicolo per competenza, ha chiuso le indagini confermando in pieno le accuse iniziali di corruzione: appalti in cambio di sesso, soldi e favori.

Intanto la Procura di Napoli che indaga sullo scandalo monnezza ha fatto arrestare il suo braccio destro, Marta Di Gennaro, già indagata per lo scandalo dei “Cdr”: stavolta è raggiunta con una decina di gentiluomini da accuse che vanno dall’associazione a delinquere al disastro ambientale, dal traffico illecito di rifiuti alla truffa e al falso. Nelle intercettazioni, purtroppo non ancora abolite dal governo del fare, la parola più usata dagli indagati è “merda”.

“Dalle spiagge – dice uno degli arrestati – nessuno si lamenta, ma fino a luglio han buttato a mare tonnellate di merda al giorno. Se su questa storia ci mette le mani un pm, ci faremo male tutti. Io mi faccio massimo qualche settimana a Poggioreale ma qualcun altro salta per aria”. Ora è a Poggioreale.

Ancora nel 2008-2009, mentre B. con la ramazza in mano annunciava ogni due per tre di aver risolto l’emergenza rifiuti in Campania grazie a quel gran genio di San Guido, i bertolaidi del Commissariato alla monnezza sperimentavano una tecnica di smaltimento davvero avveniristica: il percolato velenoso prodotto dalle discariche lo sversavano in mare. Così chi ha fatto il bagno dal 2006 al 2009 sulle coste del Casertano e della Campania del Sud scopre di aver nuotato nei veleni tossici (e magari si spiega finalmente perché, all’imbrunire, diventava fosforescente). Del resto, in una memorabile conferenza stampa a Napoli, B. citò ripetutamente il “pergolato” con l’aria di chi narra scene bucoliche in giardini profumati.

Ora qualcuno lamenterà l’ennesima invasione di campo delle procure. Perché, la politica che ha fatto? Si è data alla fuga: 17 anni di commissariamenti e consorzi lottizzati da tutti. Infatti sono indagati pure Bassolino e i suoi. Così nessuno può chieder conto al governo perché, tanto per cambiare, c’entra pure il Pd. Anziché andare a nascondersi, Bassolino pubblica le sue memorie e tenta di rioccupare il Comune tramite il suo clone Cozzolino. Anche con primarie taroccate. E le primarie, almeno per l’Italia, le ha inventate il Pd: infatti o le trucca o le perde.

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