Panico sulla direttiva Ue che smonta la nostra legge
di Marco Palombi
“Stiamo cercando di capire quanto questa interpretazione sia estesa”. Il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, lo ammette implicitamente: una procura qua e una là, singoli pm e singoli giudici, stanno senza clamore smontando la legge italiana sull’immigrazione, cioè quel complesso di norme che risulta, in particolare, dal combinato disposto tra
IN SOSTANZA , secondo il legislatore Ue, il processo di espulsione dello straniero irregolare - compresa dunque la privazione della libertà personale - non può superare i 18 mesi, mentre il meccanismo italiano tra Cie e carcere per essere restati dopo l’espulsione può avere durata sostanzialmente infinita. Ora, secondo molti operatori della giustizia, la direttiva si applica così com’è (self executing) e semplicemente “disapplica” la norma italiana. È già successo a Torino, dove un giudice ha assolto un peruviano sostenendo che la direttiva rimpatri contiene “misure precise, chiare e incondizionate”, ha “effetti giuridici favorevoli per l’individuo nei confronti dello Stato inadempiente” ed è dunque “immediatamente applicabile”. Ma non solo: anche le procura di Firenze e quella di Pinerolo, sempre sulla base della legge Ue, hanno cominciato ad “archiviare” i procedimenti contro i clandestini.
“
Il capo della polizia Antonio Manganelli, per dire, ha inviato il 17 dicembre una circolare a tutte le questure in cui si invitano gli agenti a modificare la modulistica tenendo conto dell’entrata in vigore della direttiva ed evitando così facili ricorsi degli avvocati: la circolare, ad esempio, raccomanda di specificare bene l’esistenza di un pericolo di fuga dello straniero per evitare di puntare sulla sua “partenza volontaria”, la soluzione preferita dalla direttiva. “Evidentemente il ministero la ritiene self executing”, spiega l’avvocato Guido Savio, membro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, “solo che invece di applicarne le disposizioni si preoccupa di neutralizzarne gli effetti”. Si tratta di raccomandazioni “interlocutorie”, spiega invece Mantovano, “che servivano ad evitare che ogni Questura agisse per conto suo di fronte a questa novità”. Il Viminale insomma ostenta tranquillità, ma pare essere arrivato decisamente col fiatone ad una scadenza – l’entrata in vigore del 24 dicembre 2010 – che si conosceva da ben due anni.
A BREVE , peraltro, qualche magistrato potrebbe investire dei suoi dubbi
Nessun commento:
Posta un commento