martedì 18 gennaio 2011

RIMPATRI, ESPULSA LA BOSSI-FINI IL VIMINALE CORRE AI RIPARI


Panico sulla direttiva Ue che smonta la nostra legge

di Marco Palombi

“Stiamo cercando di capire quanto questa interpretazione sia estesa”. Il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, lo ammette implicitamente: una procura qua e una là, singoli pm e singoli giudici, stanno senza clamore smontando la legge italiana sull’immigrazione, cioè quel complesso di norme che risulta, in particolare, dal combinato disposto tra la Bossi-Fini e i recenti decreti sicurezza. È accaduto infatti quello che Il Fatto ha raccontato oltre un mese fa: l’entrata in vigore, il 24 dicembre scorso, della direttiva europea 2008/115/CE del 16 dicembre 2008, meglio nota come “direttiva rimpatri”, ha portato a disapplicare parti importanti della normativa nazionale visto che le leggi europee sono vincolanti per il nostro ordinamento ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione. Questa direttiva, peraltro, agisce anche su uno degli aspetti più qualificanti della legge italiana: la condanna penale per il clandestino che disobbedisca ai decreti di espulsione, ovvero un paio di commi del testo unico sull’immigrazione già messi in crisi da una recente sentenza della Consulta e finora responsabili di oltre la metà delle “direttissime” nei nostri Tribunali (con relativo, enorme, spreco di tempo e denaro).

IN SOSTANZA , secondo il legislatore Ue, il processo di espulsione dello straniero irregolare - compresa dunque la privazione della libertà personale - non può superare i 18 mesi, mentre il meccanismo italiano tra Cie e carcere per essere restati dopo l’espulsione può avere durata sostanzialmente infinita. Ora, secondo molti operatori della giustizia, la direttiva si applica così com’è (self executing) e semplicemente “disapplica” la norma italiana. È già successo a Torino, dove un giudice ha assolto un peruviano sostenendo che la direttiva rimpatri contiene “misure precise, chiare e incondizionate”, ha “effetti giuridici favorevoli per l’individuo nei confronti dello Stato inadempiente” ed è dunque “immediatamente applicabile”. Ma non solo: anche le procura di Firenze e quella di Pinerolo, sempre sulla base della legge Ue, hanno cominciato ad “archiviare” i procedimenti contro i clandestini.

LA DIRETTIVA europea, secondo noi, non legittima le conclusioni di una parte della magistratura – sostiene Mantovano – Comunque al Viminale è in corso uno studio sulla portata della direttiva e sulle sue conseguenze sul meccanismo delle espulsioni e sul profilo penale della mancata osservanza del divieto di espulsione”. Ci sono opinioni diverse, dice il sottosegretario: “C’è anche chi ritiene che la norma comunitaria sia compatibile con la nostra legislazione”. È sicuramente così, ma tra i dubbiosi va posto sicuramente lo stesso ministero dell’Interno.

Il capo della polizia Antonio Manganelli, per dire, ha inviato il 17 dicembre una circolare a tutte le questure in cui si invitano gli agenti a modificare la modulistica tenendo conto dell’entrata in vigore della direttiva ed evitando così facili ricorsi degli avvocati: la circolare, ad esempio, raccomanda di specificare bene l’esistenza di un pericolo di fuga dello straniero per evitare di puntare sulla sua “partenza volontaria”, la soluzione preferita dalla direttiva. “Evidentemente il ministero la ritiene self executing”, spiega l’avvocato Guido Savio, membro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, “solo che invece di applicarne le disposizioni si preoccupa di neutralizzarne gli effetti”. Si tratta di raccomandazioni “interlocutorie”, spiega invece Mantovano, “che servivano ad evitare che ogni Questura agisse per conto suo di fronte a questa novità”. Il Viminale insomma ostenta tranquillità, ma pare essere arrivato decisamente col fiatone ad una scadenza – l’entrata in vigore del 24 dicembre 2010 – che si conosceva da ben due anni.

A BREVE , peraltro, qualche magistrato potrebbe investire dei suoi dubbi la Consulta (questione di legittimità) o la Corte di giustizia europea (rinvio pregiudiziale), le quali potrebbero bocciare esplicitamente la legge italiana. In Procure e Tribunali, a questo punto, si aspettano l’arrivo dell’ennesimo decreto pastrocchio per mettere una pezza alla situazione. Mantovano, però, smentisce: “No, per ora aspettiamo di capire bene gli effetti della direttiva”.


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