domenica 13 febbraio 2011

Di Pietro: il Quirinale è rimasto l’unica garanzia


“PARLAMENTO VENDUTO E IN AGONIA IL REFERENDUM VERA SPALLATA A B.”

di Ferruccio Sansa

“Nelle ultime scelte di Napolitano vedo uno spiraglio, come quando ha ricordato che il giusto processo esiste già nelle nostre leggi. Ha capito che soltanto lui può tenere in mano il timone per evitare che la barca affondi”. Antonio Di Pietro non è mai stato tenero con il Presidente della Repubblica, ma nelle sue parole oggi si vede un accenno di apertura. Il leader dell’Idv punta piuttosto il dito verso il Parlamento che ha “venduto la sua dignità al Cavaliere” e indica una battaglia decisiva per sconfiggere Berlusconi: “Il 29 maggio, giorno del referendum si deciderà tutto. Le opposizioni si devono unire per votare in massa: il quesito sul legittimo impedimento si può trasformare in un giudizio universale per Berlusconi. Se vincessimo, allora poi lo scioglimento delle Camere sarebbe inevitabile”.

Il Capo dello Stato oggi ha parlato di “legislatura a rischio”. Le sembra un segnale positivo da parte del Quirinale?

A me la fine di questa legislatura non sembra un rischio, ma una grandissima opportunità per il Paese. Bisogna voltare pagina il più presto possibile. L’Italia altrimenti rischia un’agonia di due anni che sarebbe fatale anche per l’economia.

In passato lei ha usato parole dure nei confronti del Capo dello Stato. Qualcosa è cambiato?

Napolitano ha dovuto prendere atto che provvedimenti su cui lui aveva messo la firma sono stati dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale. Non solo, c’è stato anche il decreto sul federalismo. E Napolitano, che è una persona responsabile, ha capito di dover fare una scelta di campo per salvare l’Italia. Non è mai troppo tardi.

Facciamo degli scenari concreti, che cosa succederà nelle prossime settimane? Berlusconi insisterà nella lotta tra poteri istituzionali?

Non puoi pretendere da Dracula che smetta di succhiare il sangue.

Tenterà di far passare il processo breve con legge o decreto?

No, non arriverà a tanto. Sa benissimo che non ci sono i requisiti di necessità e urgenza per un decreto. E sa che anche se il Parlamento votasse una legge, Napolitano non metterebbe ancora la firma su un documento manifestamente incostituzionale.

Intanto il Pdl minaccia di fare ricorso alla piazza?

Ma vogliamo scherzare? Tre pullman di dirigenti di partito e quattro persone a cui prometti un panino non sono una manifestazione oceanica. Le uniche folle che ho visto sono quelle dell’opposizione, richiamate da Cofferati o dal Popolo Viola. Berlusconi è solo: mi ricorda sempre più Mubarak. È chiuso nel suo bunker, ha perso contatto con la gente. Se oggi andasse all’Aquila o a Napoli oppure per le vie di Milano… la gente lo sommergerebbe con le proteste.

Che cosa suggerisce, una rivolta popolare?

Assolutamente no. Grazie a Dio l’Italia è uno stato di diritto. La legge è la nostra forza.

Ma allora quali strade restano all’opposizione?

Non certo il Parlamento. Ma avete visto che cosa ha fatto nelle ultime settimane? Ha votato un documento da cui risulterebbe credibile che Berlusconi ha chiamato la Questura di Milano per salvare l’Italia da una crisi diplomatica con l’Egitto. No, un Parlamento così non può più svolgere la sua funzione. Sappiamo già che sosterrà Berlusconi fino alla fine, perché i deputati non vogliono perdere la poltrona.

Niente Parlamento, allora bisogna puntare sulla piazza?

L’opposizione in questi giorni sta chiamando nelle piazze decine di migliaia di persone. Ma le manifestazioni non possono essere fini a se stesse. Ci vuole uno scopo. E ce n’è uno solo: mandare a casa Berlusconi.

Facile a dirsi…

È semplice: il 29 maggio si vota il referendum e il ballottaggio per le amministrative. Quel giorno può finire l’era Berlusconi.

Ma le opposizioni non sembrano molto unite…

Il Pd finora non ha espresso una posizione chiara sul referendum, deve decidersi al più presto. Fli in questi giorni ha manifestato posizioni che sono chiaramente in sintonia con il referendum.

Insomma, lei propone la “grande alleanza”?

Io dico questo: noi siamo disposti a rinunciare alla “paternità” del referendum, diventiamo tutti insieme titolari del comitato referendario. Su questo possiamo essere tutti uniti e dare la spallata a Berlusconi. Poi si definiranno le coalizioni.

Uno schieramento da Vendola a Fini?

Si può essere tutti uniti in una sorta di Comitato di Liberazione Nazionale. Ma se Berlusconi cadesse grazie al referendum, sarebbe diverso: si andrebbe alle elezioni e la coalizione sarebbe definita in base a un programma, a posizioni unitarie. Per adesso è prematuro parlarne, finché non c’è la bistecca è inutile dire chi sarà invitato al pranzo.

L’impressione è che l’opposizione sia ancora in alto mare…

È un momento decisivo e noi abbiamo due sole alternative: possiamo rassegnarci a tenerci Berlusconi fino al 2013, ma pensate che cosa ne sarebbe dell’Italia. L’economia è in crisi, ci sono milioni di disoccupati e tutta la politica si concentra sulle scappatoie giudiziarie del Premier. I paesi arabi esplodono e noi di fatto non abbiamo un ministro degli Esteri. Se non ci fosse Frattini nessuno se ne accorgerebbe. Ma noi dobbiamo porci un obiettivo: mandare via Berlusconi, tornare un Paese normale. Oggi siamo davvero sull’orlo del baratro e, con questo Parlamento, Napolitano è la sola garanzia che ci è rimasta.

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