

di Sara Nicoli
Si fa presto poi a dire che ha ragione lui. Perché solo poche ore dopo aver annunciato di avere in tasca “una maggioranza a quota
E persino i “pescatori” non sono più gli stessi, visto che Moffa è passato alla guida dei responsabili e per avvicinare i possibili, nuovi “numeri”, tra i più attivi c’è Mario Pepe, pidiellino doc, che sta puntando da giorni sull’area veltroniana, per ora senza successo.
PERÒ l’operazione allargamento è partita da giorni e ora si sta intensificando, anche se gli “attenzionati” principali al momento restano nomi già sentiti. Come Italo Tanoni e Daniela Melchiorre dei Liberaldemocratici, Aurelio Misiti e Fernando Latteri dell’Mpa. Da soli, però, non riuscirebbero a far toccare alla maggioranza quota 325, numero che consentirebbe al Cavaliere di passare pressoché indenne i prossimi passaggi parlamentari soprattutto nelle commissioni. Ed ecco che l’occhio dei cacciatori si è spostato, grazie anche allo strappo di Menardi al Senato, sui dissidenti di Fli come Andrea Ronchi, Pasquale Viespoli e soprattutto Adolfo Urso, anche se par di capire che dovrà passare ancora del tempo prima che i tre possano tornare indietro nel Pdl. Così come appare difficile che due uomini di Di Pietro, avvicinati da emissari di Verdini che hanno sondato la loro disponibilità a “votare, in qualche occasione, con la maggioranza”, possano tradire platealmente modello Scilipoti. Anzi.
LE OFFERTE, comunque, sono state fatte e variano dalla promessa del mantenimento del seggio, di solito assai in bilico, ad offerte di varia natura, anche economiche e piuttosto sostanziose che, comunque, al momento sono state respinte. Il Cavaliere, tuttavia, non si preoccupa più di tanto. Perché sa che, in questo caso, il tempo gioca a suo favore. E che più passa il tempo, più i deputati consapevoli di non essere rieletti si avvicineranno spontaneamente a lui, facendolo anche risparmiare. Il motivo risiede tutto nel fatto che gli attuali nominati, soprattutto alla Camera, in caso di elezioni anticipate perderanno il vitalizio; da questa legislatura, infatti, è in vigore la legge che prevede di aver portato a termine un’intera legislatura per poterlo ottenere e non più solo due anni, sei mesi e un giorno come era prima. “Chiunque di noi, anche dell’opposizione – svelava ieri un peone del Pdl – si inchioderebbe allo scranno della Camera sostenendo il governo sempre pur di raggiungere la pensione…”.
Adesso ci si mettono anche le pensioni parlamentari a remare a favore del Caimano.

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